Contro il piano Casa di Renzi….

Contro il piano casa

Acqua, luce e residenze per tutti!

Chi decide di occupare non viene dalla Luna, è qualcuno con una vita comune, con problemi, ritmi e necessità simili a quelli di tanti altri. Si occupa perché non si hanno abbastanza soldi per pagare l’affitto, o abbastanza garanzie per ottenere un prestito; perché non si trova un lavoro fisso o non si trova lavoro affatto. Ancora, si occupa perché senza affitto i soldi che servono per sopravvivere sono un po’ meno, si sta meno con l’acqua alla gola e si migliora un poco la qualità della vita. Per un motivo o un altro, è la propria condizione sociale che porta ad occupare.

Le case vuote a Genova sono circa 20 mila, di proprietà pubblica, della Chiesa, o di banche o grandi proprietari immobiliari. Che non le usano e ci speculano. Non si occupano le case di altri poveracci, come una certa retorica giornalistica vorrebbe. E non è semplice: vuol dire organizzarsi, da soli o con altri, vuol dire costruire il proprio presente sull’assenza di sicurezze e garanzie, un’insicurezza a cui questa società ci sta sempre più abituando in ogni suo ambito. Non è facile ma è necessario, e a volte si costruisce una forza, insieme; si costruisce solidarietà, si esce da quell’isolamento continuo che viviamo e che rende i nostri problemi individuali irrisolvibili perché siamo sempre soli ad affrontarli. Insieme invece si possono risolvere, insieme si può resistere ad uno sfratto, insieme si può costruire un altro tipo di sicurezza, basata sull’aiuto reciproco, sulla lotta.

Istituzioni e grandi proprietari non vogliono permettere che le occupazioni si estendano, sebbene nelle grandi città sia ormai un fenomeno di massa. Non vogliono permetterlo perchè si trasmetterebbe un messaggio molto semplice: che lottando insieme si possono migliorare, da subito, le nostre vite.

E perché questo piccolo messaggio vale ovunque, vale sul lavoro come a scuola, come nei quartieri e – perché no? – vale anche in carcere, dove a volte si finisce proprio perché si è deciso di lottare. E se questo messaggio si diffonde, per i politici, per i padroni possono avvicinarsi tempi meno tranquilli: il loro potere e i loro privilegi, basati sulla nostra miseria, inizierebbero a scricchiolare.

Per questo attaccano chi lotta, con licenziamenti, denunce, arresti, con leggi mirate come l’articolo 5 del Piano Casa del governo Renzi: un articolo con cui si risolve la questione abitativa in modo semplice: rendendo ancor più difficile occupare, togliendo a chi occupa la possibilità legale di avere residenza e utenze regolari. Tradotto: non riesci a pagare l’affitto e quindi occupi?

Dovrai vivere senz’acqua e senza luce (anche se quelle potresti pagarle), e non avrai la residenza dove vivi (problema non da poco per la mutua, per i servizi, per scuole e asili).

Un attacco ai poveri, un assedio di classe a tutti gli effetti.

Gli effetti di questo attacco iniziano a farsi sentire in tutta Italia. A Genova l’occupazione di vico superiore di Pellicceria 1 (spazio abitativo e sociale attivo da quasi tre anni in zona Maddalena) è da mesi senz’acqua mentre a quella di via Gramsci 11, occupata a Giugno dal Movimento di lotta per la casa e proprietà di un ente religioso, è stata staccata la luce in piena estate. E’ un attacco che, potenzialmente, può coinvolgere migliaia di persone perché molte altre situazioni rischiano di subire la stessa sorte a breve o in futuro. Un attacco a cui non si può rispondere con vittimismi o elemosine perché ciò che attaccano è semplicemente la dignità di chi è stanco dei soprusi e si organizza per lottare e per vivere. E’ solo lottando ancora, quindi, che si può rispondere, che ci si può difendere.

Invitiamo quindi tutti coloro che si sentono coinvolti ad attivarsi nella lotta, nelle forme che ognuno riterrà più opportune, e a costruire una solidarietà concreta con l’obiettivo chiaro di conquistare praticamente da un lato l’accesso a bisogni essenziali per la sopravvivenza quotidiana, dall’altro la capacità di rispedire al mittente quest’ulteriore gabbia di debolezza e impotenza in cui il governo vorrebbe rinchiuderci.

A presto, nelle strade.   

 

Pellicceria occupata (senz’acqua)

volantino in pdf: Contro il piano casa

 

 

art5 DEF piccolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuova occupazione abitativa a Genova – via Gramsci 11

Sabato 13 giugno….

Dopo le palazzine in via Pré e vico Sant’Antonio (zona Pré), occupate l’anno scorso, il movimento di lotta per la casa genovese prende possesso di un altro edificio, sempre in centro storico, in via Gramsci 11, proprio di fronte al porticciolo degli yacht…

Chiunque è invitato a passare…

di seguito volantino e qualche foto dell’occupazione..

Una nuova casa…

Sabato 13 giugno abbiamo occupato un edificio in Centro Storico. Appartamenti vuoti da tempo saranno nuovamente abitati da chi ne ha bisogno: perché una casa serve a tutti.

Ma in questa città c’è chi ce l’ha, una casa, e chi non ce l’ha. C’è anche chi ne ha molte, le affitta a caro prezzo e poi sbatte in mezzo alla strada chi non ha i soldi per pagare. C’è chi la casa te la sequestra perché non puoi più pagare il mutuo, c’è chi ne amministra decine di migliaia ma non le assegna mai, tenendole vuote per i propri affari o per incapacità. C’è poi chi le case le lascia sfitte attendendo l’aumento dei prezzi per poterci guadagnare speculando.

C’è anche chi amministra immensi patrimoni immobiliari, interessandosi più al bilancio annuale che ai bisogni dei poveri verso cui vorrebbe apparire caritatevole. Le case che abbiamo occupato sono una piccola goccia in quel mare di proprietà ecclesiastiche utilizzate per guadagnare, e non per rispondere ai bisogni. Ora nessuno ci speculerà più sopra, nessuno pagherà più un affitto per avere un tetto sopra la testa, ora quelle case risponderanno davvero, e senza scomodare la carità cristiana di papi e cardinali, ai bisogni di chi ci vive.

Come già è avvenuto per le case di Via Prè e molte altre, occupare queste case non vuol dire solo contrastare l’impoverimento generale, non solo sottrarle al mercato immobiliare e rallentare i processi speculativi, ma anche portare avanti un modo diverso di vivere. Se non vogliamo che i nostri quartieri diventino oasi per ricchi, speculatori e vetrine per turisti è necessario sviluppare un modo diverso di abitare le nostre strade, basato sull’aiuto reciproco e su rapporti solidali, facendo sì che i poveri si difendano e non siano più soli e isolati di fronte all’arroganza dei più forti che vorrebbero scacciarli.

Le occupazioni di questi anni, le resistenze agli sfratti, le lotte contro l’art. 5 e quelle per le residenze e le utenze, sono piccoli pezzi verso la costruzione di una forza sociale che possa opporsi alle logiche di profitto che determinano le nostre vite. Il movimento di lotta per la casa, in questa città, sta cercando proprio questo: organizzandosi a partire dai propri bisogni, confrontandosi con chi condivide tali necessità, mettendo in comune le nostre difficoltà, ma anche i nostri desideri e i nostri sogni.

 

Venite a trovarci in via Gramsci 11

 

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