ASSASSINI

volantino distribuito in occasione di un piccolo corteo nei vicoli svoltosi lunedì 20 aprile in solidarietà agli 800 morti nel canal di sicilia

 

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Cena benefit No Tav / 8 febbraio

Favolosa cena greca con opzione vegan per sostenere il progetto di un disco creato da Kalashnikov Collective + Serpe in Seno & RadioCane Milano benefit arrestati NoTav.

A scanso di equivoci: durante la cena non suoneranno Kalashnikov e Serpe in seno! Il disco verrà presentato, una volta finito, a Pellicceria più avanti…

Il costo della cena è di 12 euro.

Prenotazioni entro giovedì 5 alla mail giustiniani19@canaglie.org, specificando se si vuole l’opzione vegana.
disco bello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ancora una volta… – In merito ad alluvioni e catastrofi “naturali”

Volantino distribuito al corteo in Val Bisagno il 18 ottobre 2014, nei quartieri colpiti dall’alluvione recente

 

Ancora una volta

…Genova deve fare i conti con l’irruenza dei suoi fiumi, con la furia di un’alluvione che sconvolge tratti di città, quartieri, portando morte e rovinando vite intere.

Ancora una volta la retorica politica occupa la scena: con i suoi politici, i suoi mezzi d’informazione, le sue forze dell’ordine varie, le sue polemiche e i suoi scandali.

Ancora una volta la solidarietà delle persone agisce indipendentemente, non si cura delle chiacchiere di amministratori che cercano alibi o aspiranti tali che indicano responsabilità nei loro colleghi.

La solidarietà agisce, si fa strada, si organizza. Di fronte alla tragedia e alla morte, molti, migliaia di persone si sono date da fare ben oltre quel che si poteva immaginare.

 

Chi è stato nei giorni scorsi nelle strade alluvionate non ha visto solo la disperazione, ma anche la rabbia, non ha trasmesso solo vicinanza, ma solidarietà, che vuol dire rompere passività e rassegnazione, rompere quei meccanismi che ci rendono di solito inermi di fronte a quel che ci accade. Abbiamo rapidamente imparato ad agire insieme, a risolvere problemi piccoli e grandi, abbiamo stravolto il rapporto con chi di solito pretende di dirci cosa dobbiamo fare e invece, nel fango, mostrava tutta la sua incapacità e inadeguatezza.

 

Genova è abituata a tutto questo. E’ già successo e potrà accadere ancora. Ci sono state le tragedie e le reazioni di solidarietà e d’orgoglio. Tante volte negli ultimi decenni.

La stampa, sempre con la sua retorica, cerca di dipingere appunto l’orgoglio cittadino, la Genova che si rialza e reagisce, racconta la storia dei genovesi come se fossero tutti uguali, come se le storie dei genovesi facessero tutte un’unica grande storia. E invece le storie sono tante, e non è indifferente, nel raccontarle, dove si pongono i riflettori.

 

E’ vero che Genova ha un atavico problema con i suoi fiumi, i sui rii ed suoi bei, ma un tempo i boschi delle sue colline e dell’entroterra erano vissuti e, pertanto, puliti; la cementificazione non aveva ancora dissestato il territorio, gli argini non erano stati costruiti dimmezzando i letti dei fiumi e questi sfogavano naturalmente. Non si tratta di rimpiangere i tempi andati o immaginare ritorni ad un passato campestre ma individuare cause e responsabilità.

Qualcuno ha deciso di costruire zone industriali ed interi quartieri a ridosso dei due principali fiumi cittadini. A volte in zone infossate che diventano vere e proprie conche al di sotto del livello del Bisagno, come piazzale Adriatico e la parte di Staglieno incuneata tra il cimitero, il tunnel e l’uscita autostradale. Qualcuno ha deciso di coprire il Bisagno nel suo tratto finale iniziando il “tappo” proprio in corrispondenza della stazione ferroviaria e stringendo ulteriormente i suoi argini.

E quel che vale per la Valbisagno ha le sue analogie nella Valpolcevera, senza dimenticare il Ponente genovese.

Chi ha fatto queste scelte nell’ultimo secolo, e chi le fa ai giorni nostri, non è solamente un incompetente. Le scelte dell’urbanistica, delle grandi opere, dell’edilizia popolare, rispondono a precisi interessi politici ed economici.

Devono considerare chi andrà a vivere nei quartieri e proporzionare i costi con i profitti dei costruttori.

E chi andrà a vivere nelle zone con più alta probabilità di inondazione? I più poveri.

Chi abiterà nei pressi delle stazioni e lungo i binari? I più poveri.

Chi vivrà accanto alle autostrade, o in una zona industriale, o vicino agli aeroporti? Sempre i più poveri, ovviamente.

Raramente sono i quartieri dei ricchi ad essere allagati o a subire i maggiori danni, sia perché essi hanno più possibilità di scegliere dove vivere sia perché le zone peggio costruite, con minori servizi, con materiali scadenti, con minore manutenzione, o con minore interesse e attenzione dei “politici” sono quelle che costano meno ovvero quelle dove abita chi ha meno scelta.

Le stesse zone spesso sono nel mirino di qualsiasi amministrazione e delle imprese di costruzione di grandi opere che, distruggendo ulteriormente il territorio per soddisfare i loro interessi milionari, omettono i prevedibili disastri che possono verificarsi sui terreni e sulla pelle degli abitanti, come frane e smottamenti. Proprio come il deragliamento del Frecciabianca a Fegino dovuto a una frana dal cantiere del Terzo Valico provocata dal disboscamento del Cociv a Trasta. A disastro compiuto il gruppo leadership di grandi opere, Salini-Impregilo, azionista del Cociv, dona alla città di Genova il progetto del terzo lotto per la messa in sicurezza del Bisagno. Con abilità ci si ripulisce la facciata.

 

Non si tratta della natura che si ribella all’uomo ma di una classe dirigente che pensa solo al profitto. Da sempre e senza alternativa possibile. Tanto non sono loro a pagarne le conseguenze.

Certo, i soldi per migliorare la situazione potrebbero esserci. Ma il “denaro pubblico” non lo spendono certo per gli interessi comuni, piuttosto col denaro pubblico fanno affari, danno appalti ai loro amici, finanziano opere come il Terzo Valico nell’interesse di manager, grandi imprenditori e mafiosi. E nessuna nuova giunta potrebbe fare diversamente.

Eravamo nei quartieri popolari a spalare fango perché proprio questi sono stati colpiti.

Eravamo in questi quartieri insieme a centinaia di persone che semplicemente, si aiutavano e sviluppavano la capacità di farlo di fronte all’incompetenza delle istituzioni, nelle sue varie forme e divise.

Se a Genova la Protezione Civile e l’Esercito non hanno attuato gli stessi meccanismi che si sono visti all’Aquila – o che, ad esempio si stanno dando a Rossiglione, dove l’iniziativa volontaria e spontanea fuori dai ranghi “non è gradita” – è perché la solidarietà ha assunto forme, espressioni e dimensioni non controllabili, non gestibili.

 

Qualcuno ha detto che siamo tutti sporchi dello stesso fango: non è vero, alcuni non potranno mai lavarsi la loro coscienza sporca. Continuano a chiamarci angeli, perché vorrebbero un ritorno alla candida normalità: vorrebbero che attendessimo, che ci perdessimo nelle nuove chiacchiere che si sprecheranno nelle prossime settimane e mesi, che aspettassimo nuovi finanziamenti, che rientrassimo nella normalità, nella passività e nella delega.

Ma non siamo angeli: vogliamo fare tesoro di quanto accaduto, delle nostre esperienze. Abbiamo visto che la gente comune può organizzarsi, direttamente, senza aspettare le istituzioni, anche nella tragedia.

Se non vogliamo nuove tragedie, o una vita in cui precaria è persino l’attesa del prossimo disastro, non possiamo fare altro che organizzarci, direttamente, senza aspettare nessuno, nella vita di tutti i giorni, per risolvere i nostri problemi.

Da subito. Insieme.

 

casa occupata di vico pellicceria

qui il pdf:

alluvione_def

 

 

 

 

TATTOO CIRCUS BENEFIT NO TAV | 11/12 OTTOBRE @ PELLICCERIA OCCUPATA

DUE GIORNI DI TATTOO E PIERCING a PREZZI POPOLARI! dalle 10 alle 18

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a seguire concerti
con
TEMPLE OF DUST
FLIC DANS LA TETE
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L’intero ricavato andrà alla cassa NOTAV per sostenere i 7 compagni arrestati con l’accusa di terrorismo.
CHIARA, CLAUDIO, MATTIA, NICCOLO, GRAZIANO, LUCIO, FRANCESCO LIBERI !

Per info, contatti, proposte : giustiniani19@canaglie.org | FB:  pellicceria occupata

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tattooWEB-04

 

 

 

 

PRESIDIO AL CARCERE DI PONTEDECIMO | VENERDì 18 APRILE h.17

CARCERE (3)

Della solidarietà e della libertà: con i/le prigionieri/e in lotta!

Dal 5 al 20 aprile diversi prigionieri rinchiusi nelle carceri italiane hanno proclamato delle giornate di lotta contro quella che a tutti gli effetti possiamo definire tortura detentiva.

Mentre i prigionieri lottano per ottenere un’amnistia generalizzata ed il miglioramento delle condizioni di sopravvivenza, la politica, come d’abitudine, gioca a rimpiattino con le vite e le speranze di centinaia di persone. Decenni di vessazioni nelle prigioni di questo Paese vengono ora alla ribalta grazie alla Corte Europea e le anime belle della democrazia scoprono a parole l’emergenza carceri.

Ma decenni di propaganda del terrore hanno cancellato una realtà per cui ogni comportamento è divenuto vieppiùincriminabile, hanno fatto scordare che delinquere è sempre più spesso un atto di resistenza per arrivare a fine mese. Hanno fatto perdere di vista l’ovvio, e cioè che le galere sono lì per proteggere i privilegi di pochi, sono lì come discarica e contenitore per i poveri.

Ora, l’amnistia e l’indulto, stando alle ultime notizie, difficilmente verranno messi in opera perché manca la maggioranza parlamentare. Tradotto: le carceri sono state dichiarate luogo di tortura ma un provvedimento di clemenza(!?) è impopolare e farebbe perdere consensi.

Perché quello che conta per la politica, di destra e di sinistra, non sono né i princìpi né le persone, tanto meno le critiche per la violazione dei diritti umani. Quello che conta sono i numeri: denari e poltrone.

Dunque? Solo la lotta paga. E la lotta dei prigionieri è un affare di tutti, perché  come subalterni e poveri siamo tutti intercambiabili e tutti incarcerabili.

Non lasciamoci ingannare da paure indotte e false morali che vorrebbero dipingerci i nostri con-sorti rinchiusi come nostri nemici, come pericolo. Noi sappiamo bene chi sono i nostri avversari e sappiamo bene chi per noi èun pericolo: gli stessi che ci derubano, affamano, opprimono e che rinchiudono ora i nostri fratelli e le nostre sorelle.

La lotta dei prigionieri è la nostra lotta.
(Di seguito gli appelli dei prigionieri riunitesi nel 
Coordinamento dei detenuti.)

 

La mobilitazione all’interno delle carceri, proclamata dal “Coordinamento dei detenuti’’ nel mese di settembre 2013 ha visto di migliaia di detenuti partecipare ad una lotta come da anni non si vedeva.
Nonostante le difficoltà riscontrate nel coinvolgere tutti i penitenziari, i tanti aspetti positivi della stessa ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta ed è unanime la convinzione che la protesta sia la sola ed unica risposta contro un sistema inaccettabile; sistema definito da più parti come inumano e degradante, fatto di abusi e pestaggi, che vede tra le sue ultime vittime quella di Federico Perna morto per mano dello stato nel carcere di Poggio Reale. È ora di dire basta!
Noi non ci accontentiamo di aver creato un primo momento di conflitto, noi vogliamo e possiamo fare di più e puntiamo ad una reale modifica di questo sistema carcerario indicendo per il mese di aprile 2014 una nuova mobilitazione con scioperi della fame battiture, rifiuto del vitto e forme di lotta autodeterminate, tanto incisive quanto il contesto più lo permetta, dal giorno 5 al giorno 20 dello stesso mese.
Con questa nuova protesta è nostra intenzione mettere al centro delle rivendicazione l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata in nome della libertà e l’abolizione dell’ergastolo.
Ribadiamo il nostro NO a differenziazioni, trasferimenti punitivi e isolamento, rinnoviamo le precedenti richieste quali migliori condizioni di vita, soluzioni alle emergenza del sovraffollamento, il rispetto dei diritti naturali dell’uomo che qui dentro ci vengono negati, l’abolizione dei regimi di tortura legalizzati quali: 41bis, 14bis ed alta sorveglianza dei reati ostativi e la liberazioni di tutti i malati cronici reclusi, riporre speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi.
Chiediamo per tanto a tutti i detenuti di non restare indifferenti e contribuire con il massimo delle proprie forze per far si che la mobilitazione del prossimo aprile 2014 sia la più ampia e partecipata possibile.
Ci appelliamo inoltre a tutti i movimenti, alle organizzazioni, ai famigliari dei detenuti e ogni singolo cittadino affinché siano indetti, nelle settimane precedenti la mobilitazione presidi all’esterno delle carceri per fare arrivare il nostro messaggio a quanti più detenuti.
LA LOTTA NON SI ARRESTA

P.S. Consigliamo ai fratelli e alle sorelle reclus* di redigere comunicati da diffondere e chiediamo ai solidali di tutt’Italia di far tuonare il nostro grido di libertà sulla rete e nelle piazze.

APPELLO DEL COORDINAMENTO DEI DETENUTI

Dal giorno 5 al giorno 20 aprile del 2014 come “Coordinamento dei detenuti” abbiamo indetto una nuova mobilitazione all’interno di tutte le carceri italiane.

L’obbiettivo che ci siamo posti è quello di dare coscienza a tutti i reclusi che solo attraverso la lotta possiamo ottenere quelle migliori condizioni di vita che noi tutti chiediamo e che ogni rivendicazione deve necessariamente essere accompagnata da una azione collettiva di noi tutti.

L’inevitabile isolamento di queste mura rende difficile un’organizzazione estesa e ampia, ma noi non ci tiriamo indietro e con coraggio ci apprestiamo a far sentire la nostra voce sia all’interno che all’esterno di queste strutture.

Siamo consapevoli di non poter riuscire da soli nell’intento di mobilitare tutte le carceri, ma sappiamo allo stesso tempo che fuori possiamo contare sul sostegno di migliaia di solidal* che condividono l’idea che il carcere non sia la soluzione ma il problema di una società piena di contraddizioni.

Con questa nota chiediamo a tutti voi di dare la giusta visibilità alla nostra iniziativa del prossimo aprile diffondendo il più possibile il comunicato, che trovate allegato, sulla rete e sui mezzi di informazione invitando i vs contatti a fare lo stesso; ci appelliamo inoltre a tutte le organizzazioni anticarcerarie, ai movimenti politici e non, agli antagonisti, ai famigliari dei detenuti e agli ex-carcerati affinchè vengano organizzare all’esterno dei penitenziari italiani presidi informativi e di solidarietà nei giorni precedenti e durante la mobilitazione di aprile.

Nessuna galera potrà contenere la nostra voglia di libertà!

Coordinamento dei Detenuti

                                Venerdì 18 aprile, H 17:00, davanti al carcere di Pontedecimo

Presidio in solidarietà alla lotta dei prigionieri

Per un mondo senza galere 

“Cibo ristretto?” – interrotta conferenza, in solidarietà a detenuti/e in lotta

Venerdì 11 aprile nell’ambito della tre giorni di eventi denominata “la Storia in piazza”, quest’anno dedicata al cibo, era prevista una conferenza dal titolo “Cibo ristretto. L’alimentazione in carcere”, con la presenza del direttore
della Casa circondariale di Marassi, Salvatore Mazzeo.
La conferenza è stata interrotta da diversi compagni e compagne che hanno distribuito il seguente testo in solidarietà ai detenuti e alle detenute in lotta.
Il direttore, peraltro, non si è presentato.

Questo il testo del volantino distribuito:

Grazie

Oggi alla Storia in Piazza assistiamo a una magnifica inziativa culturale, dai risvolti umanitari: un raggio di luce illumina l’angolo oscuro della città, quello che nascondiamo sotto il tappeto, e ci svela una verità nascosta. Grazie Mazzeo, grazie a tutti voi che ci raccontate cos’è il carcere, voi che nel carcere chiudete i cancelli, decidete le punizioni, le ore d’aria, gli isolamenti; guardate dal blindo le persone ammassate le une sulle altre, annusate casualmente la casanza e arricciate il naso, per poi magari lucrarci sopra: non dobbiamo certo ricordarvi quanto si specula sui detenuti, quanto il rincaro della spesa dei prigionieri sia mostruoso! E grazie per non raccontarci invece quello che avviene quando ve ne andrete di qua, quello che avviene anche ora: pestaggi e coercizioni, sovraffollamenti e, soprattutto, il perpetuarsi di un abominio. Grazie perchè oggi ce lo rendete normale, grazie perchè ci nascondete con cura l’orrore di rinchiudere un essere umano dentro una stanza di cemento, privandolo o privandola dei propri affetti, rubandogli quanto ha di più prezioso: la libertà, la salute, la vicinanza degli altri esseri umani. Grazie all’organizzazione di questo evento culturale, perchè oggi assorbiamo Cultura: edulcorata, ammorbidita, normalizzata. Dal di fuori osserviamo le bestie dentro, ci incuriosiamo, le compatiamo, magari; il tutto avvolti dalla coscienza democratica che ciò che accade, in fondo, è giusto. E ce lo conferma il nuovo provvedimento italiano che, a fronte delle rimostranze dell’Unione Europea sulle condizioni abominevoli delle carceri italiane, prevede uno sconto di pena per chi in quelle carceri ci vive… ma le condizioni, è ovvio, resteranno le stesse – a conferma che lo scopo del carcere è segregare e punire, anche se lo si fa in mezzo a lustrini e moine.
Noi siamo qui oggi, invece, per rispondere all’appello lanciato dal Coordinamento dei detenuti che ha indetto una mobilitazione dal 5 al 20 aprile per rivendicare l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata e l’abolizione dell’ergastolo e che giustamente afferma: “sappiamo (…) che fuori possiamo contare sul sostegno di migliaia di solidal* che condividono l’idea che il carcere non sia la soluzione, ma il problema di una società piena di contraddizioni”. E allora siamo qui a ribadire che il carcere non è e non sarà mai la nostra soluzione, e che siamo pronti a far deflagrare tutte le contraddizioni che ci circondano. Non ringraziateci.

Alcune/i solidali con i/le prigionieri/e in lotta

Sorvegliarci è impossibile!!

sorvegliarciOggi, lunedì 17 marzo, su richiesta del procuratore Vincenzo Scolastico, della Digos e carabinieri di Genova, si è tenuta l’udienza presso il Tribunale di sorveglianza per il provvedimento di sorveglianza speciale (articolo 1) a carico di un compagno e una compagna genovesi. La richiesta sottolinea la necessità di applicazione anche dell’obbligo di dimora a Genova per tre anni, in aggiunta alle “normali” restrizioni della libertà già previste dall’articolo.

Mentre il collegio si è riservato di decidere, fuori dal tribunale si è radunata una presenza solidale ai due compagni, particolarmente attivi nelle lotte di opposizione all’Alta Velocità e al Terzo Valico.

“Sorvegliarci è impossibile! Le lotte non si fermano” è quanto recitava lo striscione del presidio.

Nel frattempo, approfittando della pausa pranzo degli operai del neo cantiere di Trasta, in Val Polcevera (nel terreno espropriato solo la settimana scorsa), decine di metri di recinzione sono stati divelti.

Le lotte non si fermano, appunto!

Solidarietà a Mattia e Sofia.

CENA BENEFIT PER I COMPAGNI NOTAV ARRESTATI CON L’ACCUSA DI TERRORISMO

ok cenaPER CHIARA, MATTIA, CLAUDIO, NICCO,
ARRESTATI IL 9 DICEMBRE CON L’ACCUSA DI TERRORISMO.

SABATO 22 FEBBRAIO CENA C/O CASA OCCUPATA IN VICO SUPERIORE DI PELLICCERIA 1, GENOVA

MENU’ CARNIVORO E VEG A 15 EURO

PRENOTARE ENTRO IL 20 FEBBRAIO ALLA MAIL GIUSTINIANI19@CANAGLIE.ORG

TERRORISTA E’IL TAV
SABOTARLO E’GIUSTO