PRESIDIO AL CARCERE DI PONTEDECIMO | VENERDì 18 APRILE h.17

CARCERE (3)

Della solidarietà e della libertà: con i/le prigionieri/e in lotta!

Dal 5 al 20 aprile diversi prigionieri rinchiusi nelle carceri italiane hanno proclamato delle giornate di lotta contro quella che a tutti gli effetti possiamo definire tortura detentiva.

Mentre i prigionieri lottano per ottenere un’amnistia generalizzata ed il miglioramento delle condizioni di sopravvivenza, la politica, come d’abitudine, gioca a rimpiattino con le vite e le speranze di centinaia di persone. Decenni di vessazioni nelle prigioni di questo Paese vengono ora alla ribalta grazie alla Corte Europea e le anime belle della democrazia scoprono a parole l’emergenza carceri.

Ma decenni di propaganda del terrore hanno cancellato una realtà per cui ogni comportamento è divenuto vieppiùincriminabile, hanno fatto scordare che delinquere è sempre più spesso un atto di resistenza per arrivare a fine mese. Hanno fatto perdere di vista l’ovvio, e cioè che le galere sono lì per proteggere i privilegi di pochi, sono lì come discarica e contenitore per i poveri.

Ora, l’amnistia e l’indulto, stando alle ultime notizie, difficilmente verranno messi in opera perché manca la maggioranza parlamentare. Tradotto: le carceri sono state dichiarate luogo di tortura ma un provvedimento di clemenza(!?) è impopolare e farebbe perdere consensi.

Perché quello che conta per la politica, di destra e di sinistra, non sono né i princìpi né le persone, tanto meno le critiche per la violazione dei diritti umani. Quello che conta sono i numeri: denari e poltrone.

Dunque? Solo la lotta paga. E la lotta dei prigionieri è un affare di tutti, perché  come subalterni e poveri siamo tutti intercambiabili e tutti incarcerabili.

Non lasciamoci ingannare da paure indotte e false morali che vorrebbero dipingerci i nostri con-sorti rinchiusi come nostri nemici, come pericolo. Noi sappiamo bene chi sono i nostri avversari e sappiamo bene chi per noi èun pericolo: gli stessi che ci derubano, affamano, opprimono e che rinchiudono ora i nostri fratelli e le nostre sorelle.

La lotta dei prigionieri è la nostra lotta.
(Di seguito gli appelli dei prigionieri riunitesi nel 
Coordinamento dei detenuti.)

 

La mobilitazione all’interno delle carceri, proclamata dal “Coordinamento dei detenuti’’ nel mese di settembre 2013 ha visto di migliaia di detenuti partecipare ad una lotta come da anni non si vedeva.
Nonostante le difficoltà riscontrate nel coinvolgere tutti i penitenziari, i tanti aspetti positivi della stessa ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta ed è unanime la convinzione che la protesta sia la sola ed unica risposta contro un sistema inaccettabile; sistema definito da più parti come inumano e degradante, fatto di abusi e pestaggi, che vede tra le sue ultime vittime quella di Federico Perna morto per mano dello stato nel carcere di Poggio Reale. È ora di dire basta!
Noi non ci accontentiamo di aver creato un primo momento di conflitto, noi vogliamo e possiamo fare di più e puntiamo ad una reale modifica di questo sistema carcerario indicendo per il mese di aprile 2014 una nuova mobilitazione con scioperi della fame battiture, rifiuto del vitto e forme di lotta autodeterminate, tanto incisive quanto il contesto più lo permetta, dal giorno 5 al giorno 20 dello stesso mese.
Con questa nuova protesta è nostra intenzione mettere al centro delle rivendicazione l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata in nome della libertà e l’abolizione dell’ergastolo.
Ribadiamo il nostro NO a differenziazioni, trasferimenti punitivi e isolamento, rinnoviamo le precedenti richieste quali migliori condizioni di vita, soluzioni alle emergenza del sovraffollamento, il rispetto dei diritti naturali dell’uomo che qui dentro ci vengono negati, l’abolizione dei regimi di tortura legalizzati quali: 41bis, 14bis ed alta sorveglianza dei reati ostativi e la liberazioni di tutti i malati cronici reclusi, riporre speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi.
Chiediamo per tanto a tutti i detenuti di non restare indifferenti e contribuire con il massimo delle proprie forze per far si che la mobilitazione del prossimo aprile 2014 sia la più ampia e partecipata possibile.
Ci appelliamo inoltre a tutti i movimenti, alle organizzazioni, ai famigliari dei detenuti e ogni singolo cittadino affinché siano indetti, nelle settimane precedenti la mobilitazione presidi all’esterno delle carceri per fare arrivare il nostro messaggio a quanti più detenuti.
LA LOTTA NON SI ARRESTA

P.S. Consigliamo ai fratelli e alle sorelle reclus* di redigere comunicati da diffondere e chiediamo ai solidali di tutt’Italia di far tuonare il nostro grido di libertà sulla rete e nelle piazze.

APPELLO DEL COORDINAMENTO DEI DETENUTI

Dal giorno 5 al giorno 20 aprile del 2014 come “Coordinamento dei detenuti” abbiamo indetto una nuova mobilitazione all’interno di tutte le carceri italiane.

L’obbiettivo che ci siamo posti è quello di dare coscienza a tutti i reclusi che solo attraverso la lotta possiamo ottenere quelle migliori condizioni di vita che noi tutti chiediamo e che ogni rivendicazione deve necessariamente essere accompagnata da una azione collettiva di noi tutti.

L’inevitabile isolamento di queste mura rende difficile un’organizzazione estesa e ampia, ma noi non ci tiriamo indietro e con coraggio ci apprestiamo a far sentire la nostra voce sia all’interno che all’esterno di queste strutture.

Siamo consapevoli di non poter riuscire da soli nell’intento di mobilitare tutte le carceri, ma sappiamo allo stesso tempo che fuori possiamo contare sul sostegno di migliaia di solidal* che condividono l’idea che il carcere non sia la soluzione ma il problema di una società piena di contraddizioni.

Con questa nota chiediamo a tutti voi di dare la giusta visibilità alla nostra iniziativa del prossimo aprile diffondendo il più possibile il comunicato, che trovate allegato, sulla rete e sui mezzi di informazione invitando i vs contatti a fare lo stesso; ci appelliamo inoltre a tutte le organizzazioni anticarcerarie, ai movimenti politici e non, agli antagonisti, ai famigliari dei detenuti e agli ex-carcerati affinchè vengano organizzare all’esterno dei penitenziari italiani presidi informativi e di solidarietà nei giorni precedenti e durante la mobilitazione di aprile.

Nessuna galera potrà contenere la nostra voglia di libertà!

Coordinamento dei Detenuti

                                Venerdì 18 aprile, H 17:00, davanti al carcere di Pontedecimo

Presidio in solidarietà alla lotta dei prigionieri

Per un mondo senza galere 

Sorvegliarci è impossibile!!

sorvegliarciOggi, lunedì 17 marzo, su richiesta del procuratore Vincenzo Scolastico, della Digos e carabinieri di Genova, si è tenuta l’udienza presso il Tribunale di sorveglianza per il provvedimento di sorveglianza speciale (articolo 1) a carico di un compagno e una compagna genovesi. La richiesta sottolinea la necessità di applicazione anche dell’obbligo di dimora a Genova per tre anni, in aggiunta alle “normali” restrizioni della libertà già previste dall’articolo.

Mentre il collegio si è riservato di decidere, fuori dal tribunale si è radunata una presenza solidale ai due compagni, particolarmente attivi nelle lotte di opposizione all’Alta Velocità e al Terzo Valico.

“Sorvegliarci è impossibile! Le lotte non si fermano” è quanto recitava lo striscione del presidio.

Nel frattempo, approfittando della pausa pranzo degli operai del neo cantiere di Trasta, in Val Polcevera (nel terreno espropriato solo la settimana scorsa), decine di metri di recinzione sono stati divelti.

Le lotte non si fermano, appunto!

Solidarietà a Mattia e Sofia.

DALL’OTTOBRE ROMANO, PER UN AUTUNNO DI LOTTA

Martedì 22 ottobre ore 17.30 presidio in piazza Banchi
in solidarietà con Raffaele e tutti gli/le arrestati/e durante il corteo del 19 ottobre 2013 a Roma.
Ora e sempre al fianco di chi lotta!

Compagne e compagni genovesi

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DALL’OTTOBRE ROMANO, PER UN AUTUNNO DI LOTTA. RAFFA LIBERO, LIBERI TUTTI!

Volge al termine la settimana di mobilitazione romana che si è snodata tra occupazioni di case, momenti di solidarietà agli arrestati del 15 ottobre 2011 e altre iniziative di agitazione, conclusa con lo sciopero di venerdì del sindacalismo di base e la manifestazione del giorno successivo.
Sabato 19 ottobre 2013 un corteo di più di 50 mila persone ha portato per le strade della capitale diversi segmenti dell’attuale opposizione sociale nel nostro paese, dandogli per la prima volta dopo anni un importante momento di visibilità e convergenza. Dal movimento di lotta per la casa, che apriva la manifestazione con uno spezzone dalla partecipazione imponente, alla resistenza alle grandi opere (Tav, Muos, ecc), all’opposizione alle politiche d’austerità e di impoverimento sociale ed economico.
Lavoratori, studenti, precari e disoccupati (con una forte componente di immigrati) hanno animato la piazza portando la protesta fin sotto i ministeri ed esprimendo in maniera forte la propria determinazione di fronte ai palazzi del potere.
Polizia e carabinieri hanno effettuato una quindicina di fermi, tra questi c’è Raffa, un nostro compagno genovese. Mercoledì 23 è stata fissata l’udienza per la convalida dell’arresto, in contemporanea alle ore 10 è previsto un presidio al carcere Regina Coeli di Roma (Lungo Tevere). Mobilitiamoci per l’immediata liberazione di tutti i compagni e le compagne. Invitiamo ad esprimere la massima solidarietà. Su quelle strade c’eravamo tutti!

Si parte e si torna insieme!
Liber* tutt*

Casa Occupata di Vico Pellicceria 1

Contro la Sorveglianza Speciale – Presidio in solidarietà 17 giugno

Contro la Sorveglianza Speciale – Presidio in solidarietà Lunedì 17 h 9.00 al tribunale di Genova

PEGGIO DELLA SCABBIA

 

A tre anni di distanza dall’ultima volta in cui è stata richiesta e respinta la “sorveglianza speciale” a Genova, alcuni giorni fa la questura, sostenuta dall’attività del noto procuratore Scolastico e della Digos genovese, riprova di nuovo ad applicare questa misura a due amiche e compagne anarchiche, tentando di aggiungerla all’armamentario repressivo con il quale si sta cercando di fermare il dissenso e di colpire chi lo esprime attivamente.

Tre anni fa la “sorveglianza speciale” veniva proposta all’interno di un contesto caratterizzato da iniziative spontanee contro la presenza dell’esercito in strada, contro esponenti politici e movimenti xenofobi e guerrafondai, un contesto decisamente ostile a istituzioni e polizia. Negli anni successivi si sono aggiunte le mobilitazioni avvenute in città contro il TAV, le occupazioni di case, i cortei di lavoratori e studenti. Non sono bastate le denunce generalizzate, gli avvisi orali, gli sgomberi, l’obbligo delle firme e gli arresti domiciliari, non sapendo più che pesci prendere, hanno tirato nuovamente fuori dal cilindro un provvedimento che risale all’epoca fascista, la “sorveglianza speciale” appunto.

Si tratta di una misura preventiva che viene richiesta a chi è ritenuto dagli inquirenti “socialmente pericoloso”, ossia accusato di mantenere una condotta antisociale, delittuosa, moralmente pericolosa. Di fatto è una misura poliziesca che mira a reprimere il dissenso e colpisce persone che si ribellano alle nefandezze commesse quotidianamente da chi sta al potere. Persone che esprimono liberamente le proprie idee e le mettono in pratica senza farsi intimidire dai mezzi repressivi. Una volta sottoposte a “sorveglianza speciale” queste persone non possono uscire di notte, allontanarsi dal luogo di residenza, partecipare a iniziative, incontri politici e a manifestazioni di piazza. In poche parole cercano di blindarne l’esistenza, restringendo concretamente e brutalmente la libertà personale.

La “sorveglianza speciale” altro non è che un’inaccettabile, infame stratagemma che tenta di fermare chi si ribella. È, inoltre, un inganno che cerca di mascherare una realtà ormai evidente a tutti, ossia che sono le istituzioni, insieme ai loro scagnozzi, ad essere socialmente pericolosi. Tutti lo provano quotidianamente sulla propria pelle: sono le scelte calate dall’alto, imposte dalla violenza della polizia, ad essere dannose e pericolose per le nostre vite.

 

Ribellarsi è l’unico modo per rispondere alla minaccia della repressione!

 

Solidarietà a Evelin e Marika

 

VENERDì 14 GIUGNO DALLE ORE 17 PRESIDIO-VOLANTINAGGIO

IN PIAZZA BANCHI IN VISTA DEL

 

PRESIDIO IN SOLIDARIETÀ

LUNEDÌ 17 GIUGNO DAVANTI AL TRIBUNALE DALLE ORE 9

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Puzza di regime

 

Mentre questo sistema con la sua crisi “ha rotto”, e i politici continuano a raccontarci balle costringendoci a condizioni di vita sempre peggiori.

Mentre il lavoro è diventato un “privilegio”, anche se pagato una miseria.

Mentre abbassano gli stipendi ma aumentano le ore lavorative e i prezzi, mentre ci fanno sparire “i diritti” (l’inganno sul quale hanno costruito questa democrazia), e ci aumentano i “doveri”.

Mentre sempre di più rischiamo di essere sbattuti fuori a calci dalle nostre case perché non riusciamo a pagare l’affitto, o dalle case che siamo costretti a occupare, interi edifici che cadono a pezzi per la fame di guadagno dei proprietari e degli speculatori immobiliari, che se ne fregano del numero dei tanti ammassati nei dormitori comunali.

Mentre arriviamo a indebitarci con le banche anche per la spesa, e quando il recupero ai mercati o nei cassonetti non lo fanno più solo i disperati ma è diventata una pratica di tanti.

Mentre la salute e la qualità della nostra vita sta peggiorando per i veleni e i conservanti dei cibi dei discount o per gli effetti disastrosi delle grandi opere dello Stato, che saccheggia e devasta interi territori, inquinando e cementificando le nostre vite.

Mentre gli strozzini delle banche e di Equitalia ci perseguitano per la nostra povertà minacciandoci con la galera.

Questo sistema democratico ha gettato la sua maschera e non ha più motivo di esistere!

lo Stato con i suoi sbirri non si fa problemi a caricare e ad arrestare gli scontenti o gli arrabbiati di questo Paese che protestano nelle strade, chiunque siano, studenti, disoccupati, terremotati, lavoratori, migranti, ambientalisti…

Ma a Genova come se non bastasse, dopo condanne contro studenti e “antagonisti”, la questura vuole punire anche il pensiero delle persone, chiedendo la sorveglianza speciale per Evelin e Marika due amiche e compagne, che da un giorno all’altro si potrebbero trovare costrette ai domiciliari notturni, al rientro obbligatorio alla sera o a non poter più incontrare amici o persone pregiudicate (e di questi tempi non siamo pochi ) o di non partecipare con il proprio pensiero a iniziative di piazza. Tutto questo perché anarchiche.

 

Ma il pensiero è come l’oceano, lo puoi bloccare, non lo puoi limitare!

A fianco , solidali e uniti come sempre

facciamo sì che questi ulteriori attacchi polizieschi contro la libertà delle persone

non avvengano

 

STUFI E ARRABBIATI