Pubblicato il 8 febbraio 2011 da ilsecolo21
“Alcuni magistrati si intromettono nella vita privata dei cittadini”. Berlusconi Silvio.
Non è un Paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni.
Non è un Paese libero quello in cui un cittadino può trovare sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante.
Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto.
E’ giunto il momento di ristabilire una reale separazione e un corretto equilibrio fra i poteri e gli ordini dello Stato. (Berlusconi Silvio).
Facendo sponda alle parole irritate e di sfogo del Premier si capisce che uno dei principali problemi del nostro paese sia il potere della Magistratura, a detta di Berlusconi: incontrollato, invasivo, impunito e di casta.
Cerchiamo, ora, di riportare le parole pronunciate da B. contro il potere delle toghe ad una dimensione riflessiva, in un contesto locale, come quello della nostra Genova.
Vincenzo Scolastico. Procuratore capo del Tribunale di Genova.
E’ di recente dominio pubblico che il Procuratore reggente del Tribunale di Genova, Vincenzo Scolastico, abbia deciso di istituire un pool di magistrati per seguire gli anarchici genovesi, i quali, all’ultima manifestazione della FIOM, pare abbiano cercato scontri nell’intento di occupare la sede di Confindustria, concludendo così una serie di azioni considerate rilevanti penalmente secondo il Tribunale genovese.
Il potere della Magistratura è forte, difficilmente in discussione, autonomo perché a garanzia dell’indipendenza del proprio agire in un contesto di equilibrio tra i poteri istituzionali.
Ma fuori dal gioco di contrapposizione dei poteri costituiti e fuori dai meccanismi e dagli equilibri che permettono ad uno Stato di vivere e mantenersi democraticamente legittimo, resta da considerarsi il piano della gente comune e la loro vita quotidiana nel rapporto con il potere giudiziario.
“Alcuni magistrati si intromettono nella vita privata dei cittadini”.
La magistratura ha il potere di decidere, nella complessità del mondo sociale, quali siano i gruppi di persone sui quali far ricadere la propria attenzione, penalmente connotata. Un potere che è anche dovere: obbligatorietà dell’azione penale quando si ha una notizia di reato o quando se ne prevede la possibilità. Questa obbligatorietà però, è assolutamente discrezionale e i giudici, umani come il resto dei cittadini, compiono scelte in base alle loro credenze, valori, risorse ed interessi (e non solo in base al codice penale) escludendo qualcosa per soffermarsi su altro. Come ad esempio le correnti interne al Tribunale di Genova hanno fatto si che i processi del G8 seguissero certi filoni (Diaz, Bolzaneto, manifestanti) piuttosto che quello delle violenze contro i manifestanti in Corso Italia, Piazza Manin, o contro gli effetti dei gas utilizzati.
E allora il cittadino comune che tipo di tutela ha nei confronti dell’interesse dei Tribunali? Si può parlare di accanimento come fa Berlusconi? Certamente, nel caso degli anarchici, ciclicamente chiamati in causa a pagare le tensioni del conflitto sociale. Radicale, ben riconoscibile, allergico al compromesso e, per assunto, in alcun modo assimilabile alle logiche di potere, l’anarchico è davvero un facile bersaglio.
Da sempre.
Ecco perché Scolastico, decide di dirottare l’impegno e l’attenzione di tre pubblici ministeri come Morisani, Mazzeo e Miniati per seguire le lotte degli anarchici della città. Perché è più semplice indirizzare l’opinione pubblica verso qualcosa di evidente che verso qualcosa di sommerso. Ma c’è ancora qualcosa. Più grave. Infatti oltre a distrarre l’opinione pubblica, si distraggono automaticamente le energie dei magistrati inquirenti. E mi domando, non ci sarà qualcosa di più grave su cui indagare?
Genova, su queste righe lo si ripete spesso, è la capitale italiana per quel che riguarda il riciclaggio di denaro provente da attività illegali. Questo significa che quando le mafie si fanno impresa e intaccano l’economia legale, qui a Genova trovano una situazione ottimale ai loro interessi tant’è che riciclano più qui che altrove. Più qui che in tutto il resto d’Italia.
E questo significa politica, accesso agli appalti e gare truccate.
In una situazione talmente preoccupante verrebbe da pensare che almeno in Tribunale ci sia un pool di magistrati specializzati nel contrasto di questi fenomeni. Triste ma vero: i magistrati che a Genova si occupano di Antimafia (e lo fanno a livello regionale) da Sanremo a Massa Carrara sono due, Silvio Frantz e Federico Panichi. E invece di rafforzare la Direzione Distrettuale Antimafia, Scolastico pensa sia sensato avere un pool di due giudici per l’imprenditoria mafiosa e uno di tre per gli anarchici?
Nei giornali cittadini, tra l’altro, è passato senza troppo clamore, c’era da aspettarselo, il fatto che gli anarchici in questione siano stati anche bollati di associazione a delinquere. Questo significa equiparare alla criminalità organizzata un espressione del conflitto sociale come la protesta anarchica: con l’ art. 416 del codice penale, si attribuiscono al dissenso politico le caratteristiche di un sodalizio delinquenziale. E anche se al vaglio dei magistrati questa accusa cadrà come in passato è già successo, resta il fatto che il Procuratore capo di un Tribunale della Repubblica si permetta nel ventunesimo secolo di non sapere/voler distinguere fra criminalità e dissenso. Tornando allo strapotere dei magistrati in caso di errore e sopravvalutazione di questo caso, nei confronti di Scolastico verranno presi dei provvedimenti disciplinari?
Berlusconi è convinto di no.
Per un approfondimento su Vincenzo Scolastico curato dalla Casa della Legalità:
DDA Genova, il Procuratore Scolastico…e l’unità della famiglia.
E visto che da Scolastico (ed altri) non c’e’ risposta, ci torniamo su…
Il boss scende in campo per difendere Landolfi e Scolastico (ed il mistero della DDA).
Non è un Paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni. Vero, se non si ha nulla da nascondere e se si è dei cittadini qualunque senza altre responsabilità che le proprie.
Non è un Paese libero quello in cui un cittadino può trovare sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante. Vero, come giornalista credo che il voyerismo nell’informazione sia deleterio e insulso, ma l’imputato, soprattutto se cittadino qualunque, che definisce il contenuto della propria imputazione come più o meno penalmente rilevante fa i conti senza l’oste.
Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto. Si ma la casta non è certamente solo quella dei magistrati.
E’ giunto il momento di ristabilire una reale separazione e un corretto equilibrio fra i poteri e gli ordini dello Stato e l’italiano qualunque, quello che viene stritolato da leggi assurde in tempi mitologici e mai tutelato dalle prepotenze. (Dentini Fabrizio)