Venerdì 11 aprile nell’ambito della tre giorni di eventi denominata “la Storia in piazza”, quest’anno dedicata al cibo, era prevista una conferenza dal titolo “Cibo ristretto. L’alimentazione in carcere”, con la presenza del direttore
della Casa circondariale di Marassi, Salvatore Mazzeo.
La conferenza è stata interrotta da diversi compagni e compagne che hanno distribuito il seguente testo in solidarietà ai detenuti e alle detenute in lotta.
Il direttore, peraltro, non si è presentato.
Questo il testo del volantino distribuito:
Grazie
Oggi alla Storia in Piazza assistiamo a una magnifica inziativa culturale, dai risvolti umanitari: un raggio di luce illumina l’angolo oscuro della città, quello che nascondiamo sotto il tappeto, e ci svela una verità nascosta. Grazie Mazzeo, grazie a tutti voi che ci raccontate cos’è il carcere, voi che nel carcere chiudete i cancelli, decidete le punizioni, le ore d’aria, gli isolamenti; guardate dal blindo le persone ammassate le une sulle altre, annusate casualmente la casanza e arricciate il naso, per poi magari lucrarci sopra: non dobbiamo certo ricordarvi quanto si specula sui detenuti, quanto il rincaro della spesa dei prigionieri sia mostruoso! E grazie per non raccontarci invece quello che avviene quando ve ne andrete di qua, quello che avviene anche ora: pestaggi e coercizioni, sovraffollamenti e, soprattutto, il perpetuarsi di un abominio. Grazie perchè oggi ce lo rendete normale, grazie perchè ci nascondete con cura l’orrore di rinchiudere un essere umano dentro una stanza di cemento, privandolo o privandola dei propri affetti, rubandogli quanto ha di più prezioso: la libertà, la salute, la vicinanza degli altri esseri umani. Grazie all’organizzazione di questo evento culturale, perchè oggi assorbiamo Cultura: edulcorata, ammorbidita, normalizzata. Dal di fuori osserviamo le bestie dentro, ci incuriosiamo, le compatiamo, magari; il tutto avvolti dalla coscienza democratica che ciò che accade, in fondo, è giusto. E ce lo conferma il nuovo provvedimento italiano che, a fronte delle rimostranze dell’Unione Europea sulle condizioni abominevoli delle carceri italiane, prevede uno sconto di pena per chi in quelle carceri ci vive… ma le condizioni, è ovvio, resteranno le stesse – a conferma che lo scopo del carcere è segregare e punire, anche se lo si fa in mezzo a lustrini e moine.
Noi siamo qui oggi, invece, per rispondere all’appello lanciato dal Coordinamento dei detenuti che ha indetto una mobilitazione dal 5 al 20 aprile per rivendicare l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata e l’abolizione dell’ergastolo e che giustamente afferma: “sappiamo (…) che fuori possiamo contare sul sostegno di migliaia di solidal* che condividono l’idea che il carcere non sia la soluzione, ma il problema di una società piena di contraddizioni”. E allora siamo qui a ribadire che il carcere non è e non sarà mai la nostra soluzione, e che siamo pronti a far deflagrare tutte le contraddizioni che ci circondano. Non ringraziateci.
Alcune/i solidali con i/le prigionieri/e in lotta