CHI COLPISCE UNO DI NOI COLPISCE TUTTI NOI!

Leggendo la cronaca locale si ha l’impressione che Genova si sia trasformata in un campo di battaglia, un luogo in cui il germe della lotta e della contestazione sia ormai inarrestabile, grazie anche ai “contestatori di professione” che sembrano avere messo radice in città…
Bisogna fare qualche cosa, correre ai ripari, preannunciano gli strilloni….e subito ecco arrivare le denunce e le varie altre misure preventive e repressive: obbligo di recarsi a firmare presso posti di polizia e carabieri, due volte al giorno, per alcuni e  avvisi orali per altri. (L’avviso orale è un’intimidazione che costituisce l’anticamera necessaria per venire sottoposti alla sorveglianza speciale)
Gli episodi messi sotto osservazione sono vari: da un corteo degli operai di Fincantieri e uno della FIOM, alla contestazione dell’amministratore delegato di trenitalia Moretti piuttosto che quella al pm Caselli, responsabile degli arresti notav. Si puniscono inoltre, perfino con l’obbligo di dimora, alcuni ragazzi coinvolti in  una situazione di strada determinata da una pattuglia di carabinieri e alpini che stava effettuando un controllo nei vicoli.

Le cassandre mediatiche continuano a strillare che altre punizioni verranno. Il vento è cambiato: fronte unico contro chi protesta.
Le misure, quelle reali e quelle minacciate, il loro modo plateale e sbandierato, mirano certo all’allontanamento dei compagni dai contesti di lotta, ma contemporaneamente servono come esempio e come monito.
Gesti solidali, di ribellione, di lotta non saranno più tollerati. Siamo in tempi di pacificazione, in cui deve predominare la necessità imposta di fare sacrifici per uscire dalla crisi, di sopportare tutto in attesa che qualche cosa cambi, restringendo l’orizzonte delle proprie vite alla sopravvivenza per un tempo che pare non essere definito; ma ora non c’è tempo, non c’è spazio nemmeno per comprendere e criticare quello che sta succedendo. Tutto deve essere irreggimentato.
Che la contestazione si allarghi, che le lotte non si esauriscano in mere istanze rivendicative, che si apra la possibilità per passare, dal chiuso del particolarismo, ad un percorso di opposizione radicale, questo no, non è possibile, non è consentito.
E di questo compito vengono investiti i corpi di polizia. Meglio bastonare subito e bene e, se per caso non si riesce, allora chiedere ed ottenere  misure che abbiano lo stesso compito: non si può rischiare che qualche fiammata diventi un fuoco.
Come non ricordare le cariche in Val di Susa, i lacrimogeni sparati ad altezza uomo, ed i cortei operai di nuovo caricati dalla polizia, in questi ultimi anni, come un tempo.
Cariche, pestaggi violenti, uso indiscriminato di lacrimogeni sono diventati gli strumenti prediletti.

Ovviamente tutto questo ha delle conseguenze: i cani da guardia del potere e dell’ordine, della pace sociale, rivestiti di nuove ed importanti mansioni di difesa nazionale, alzano la testa, capendo bene che ogni comportamento è a loro consentito, e non si fanno più problemi a mostrare la loro vera natura.
Cosa importa se qualcuno muore sotto le loro botte, cosa importa se le loro pistole ammazzano, cosa importa se qualche donna, spesso immigrata, viene da loro violentata, cosa importa se qualcuno viene ferito dai lacrimogeni sparati ad altezza uomo? Quello che importa è che LORO sono i nostri salvatori, i nostri protettori ai quali, perciò, è concessa “qualche” scappatella, impegnati come sono a salvare le sorti del paese!

Succede spesso che la polizia sia esecutrice degli ordini del potere di cui è emanazione, ma è successo altrettanto spesso che, con crescente arroganza, essa stessa diventi un nuovo centro di potere.
Il tanto richiesto stato di sicurezza, mantra di ogni campagna elettorale e di ogni candidato, si sta gradualmente instaurando e con esso il sopruso e la violenza sempre più espliciti per tutti.

Non lasciamo spazio alla repressione!
Ci ritroviamo MARTEDI’24 alle ore 18.30 in piazza posta vecchia per un aperitivo benefit in solidarietà ai nostri compagni genovesi recentemente colpiti dalla repressione.

CASSA SOLIDALE LIGURE

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