Dialogare con chi? Partecipare a cosa?

Abbiamo letto con interesse gli articoli sulla stampa genovese di questi giorni riguardo alle ultime occupazioni in città.

Abbiamo letto anche le dichiarazioni dei responsabili di A.r.t.e. e di Arred così come quelle del sindaco Doria e il comunicato stampa del Comune di Genova.

Anche l’ex segretario CGIL ed ex sceriffo di Bologna Sergio Cofferati ne ha approfittato per uscire dalla scarsa considerazione pubblica di cui gode ultimamente. A parte invocare per chi occupa la “tolleranza zero”, e lui è un esperto, non si capisce uno che campa con lo stipendio da europarlamentare e che ha passato la vita a distruggere le condizioni materiali di milioni di proletari, cosa possa saperne e come possa permettersi di parlare di “bisognosi”.

Si fa un gran parlare e pare che sull’esigenza abitativa tutti si mostrino improvvisamente molto sensibili.

Evidentemente le recenti occupazioni e sgomberi stanno costringendo gli amministratori cittadini a prendere una posizione su un dramma sociale di cui sono tra i primi responsabili: centinaia di persone sono senza un tetto o nell’impossibilità materiale di permetterselo, al contempo migliaia di case restano vuote, sfitte, per pura speculazione, per mantenere alti i prezzi del mercato immobiliare. Qualcuno, non solo noi e ci mancherebbe altro, occupa.

Ora però, di fronte a questo teatrino mediatico montato, alcune cose devono uscire dall’ambiguità.

Intanto, Vladimiro Augusti, amministratore unico di Arte, ha poco da preoccuparsi per “gli affreschi e il patrimonio artistico da preservare” di Vigne 4. Strano che non l’abbiano preservato in questi ultimi quindici anni, in cui, come al solito, si sono preoccupati solo della facciata. Chiunque può venire a vedere lo stato di degrado e incuria in cui giace l’edificio, anche solo attraverso la mostra fotografica allestita ogni giorno in piazza delle Vigne. Non c’è nessun danneggiamento in atto, peggio di loro non possiam fare.

Noi abbiamo occupato Vigne 4 e vico Untoria 3 in conseguenza allo sgombero di Giustiniani 19.

Ci hanno tolto le case e gli spazi sociali. Ce ne siamo presi altri.

Il gioco dello scaricabarile non può durare a lungo. La Giunta si assuma le sue responsabilità, altrimenti che si prenda atto di quanto poco la Procura e la Questura locali la tengono in considerazione.

Detto questo, la lotta per la casa non si esaurisce con le occupazioni di qualche antagonista: a breve in molti dovranno scegliere come organizzarsi di fronte alla crisi e alla miseria che avanza. Se condurre una vita di stenti e sacrifici o iniziare a non pagare, non pagare più per arricchire i soliti.

Ci auguriamo di essere presto solo alcuni tra i tanti, al loro fianco.

Noi non abbiamo troppo questionato la lentezza delle assegnazioni: essa è un fatto storico e connaturato nei suoi meccanismi burocratici, utile perché più la gente sta in attesa, con l’acqua alla gola, più è ricattabile.

Abbiamo piuttosto contestato il bando di Untoria in sé stesso e quanto scrive Tursi nel suo comunicato stampa conferma le ragioni per opporvisi.

Il comune dice che “le tipologie di reddito e le condizioni per l’assegnazione differiscono a seconda degli interventi proprio per garantire… in definitiva l’accesso alla casa anche per le persone a bassissimo reddito”.

Il suo progetto è quindi di collocare le persone in modo classista. Cosa significa?

Significa, per chi conosce i risultati storici di una certa urbanistica, Edilizia Popolare, significa appartamenti fatiscenti, servizi inesistenti o quasi, significa Begato, il Cep, piazzale Adriatico, il Biscione, significa i poveri ammassati nelle periferie, nei quartieri dormitorio accanto ai veleni industriali o nel bel mezzo della cementificazione più selvaggia.

Hanno costruito le città a misura di profitto, hanno trattato le valli, i quartieri e le persone come pedine sullo scacchiere dei loro interessi.

Lo hanno fatto per decenni. Altri anni? Altri politici? Altri modelli di sviluppo?

No, sono sempre gli stessi. E sono gli stessi di sempre. Dalle loro villette d’Albaro, nei palazzi di Castelletto o via Garibaldi, pretenderebbero ancora di decidere chi deve abitare dove e cosa dev’essere riqualificato e come.

Pretendono ancora di bucare le montagne, di espropriare le case della gente, di costruire infrastrutture devastanti utili solo a padroni e mafiosi. Sono ancora lì, mentre piovono licenziamenti, debiti, sfratti, tagli a qualsiasi cosa, a dirci, senza alcuna vergogna, che dobbiamo andarcene dall’occupazione di Vigne 4 perché devono spendere quattro milioni di euro per farci un museo del cioccolato!

Dovremmo davvero dialogare con loro? Per partecipare a cosa?

Pensano ancora di poterci imporre delle “condizioni imprescindibili” dopo che ci hanno tolto tutto?

Dovremmo avere “rispetto per una democrazia e una legalità” che esistono unicamente per garantire il privilegio e bastonare chi alza la testa?

Vincenzo Scolastico, il pm che ha richiesto lo sgombero di Giustiniani 19, che da mesi riempie di denunce noi, gli studenti, gli operai Fincantieri e che prova a teorizzare improbabili reati associativi, è stato sollevato dall’incarico Antimafia per collusione con… la mafia.

Hanno poco da farci la morale, ma soprattutto, sia chiara una cosa: noi non abbiamo mai firmato nessun contratto sociale, non abbiamo mai partecipato alla definizione di regole comuni, tantomeno leggi, con chi ha la pretesa di governarci. Il loro potere non ha alcuna legittimità e deriva solo dalla loro forza, dal monopolio della violenza, che è quella che mettono in campo quando qualcuno si ribella: manganelli e galera.

Il problema della casa non è un problema nostro ma di tutti. Precisamente, la casa è una piccola parte della più ampia questione sociale. Qui non c’è nessuna guerra tra poveri. Se c’è una guerra in corso è quella condotta contro i poveri.

E’ una guerra quotidiana ed eterna. Si tratta di subirla o reagire.

Noi siamo tra quelli che tentano di non subire solamente. Vogliamo indietro tutto, e lo vogliamo per tutti.

Possono sgomberarci ancora, possono blindare tutti i palazzi vuoti che apriremo, possono mettere la celere davanti a ogni portone. Noi continueremo per la nostra strada, perché crediamo che solo noi, col nostro agire diretto possiamo soddisfare i nostri bisogni, che solo attraverso la lotta autonoma si possano ottenere dei risultati concreti.

Chiedendo, protestando, niente ci verrà concesso.

Continueremo a difendere quel che conquisteremo. Soprattutto continueremo a difendere l’affetto e la solidarietà ricevuta in questi giorni e in questi mesi. Quelli che decidono nei Palazzi del potere non possono capirlo ma questo è quello che ci fa andare avanti, che ci dimostra di essere sulla strada giusta. La convinzione delle nostre possibilità, di quel che possiamo costruire insieme ad altri è più forte dei manganelli e delle minacce.

Noi andiamo avanti. Non cediamo alle intimidazioni.

10 100 1000 occupazioni.

centro storico genovese, Ferragosto 2012

quelli/e di Giustiniani 19, di Vigne 4 occupata, di vico Untoria 3 occupato, amici e compagni

Ci togliete la casa, ci riprendiamo tutto – Occupato vico Untoria 3

Oggi 12 agosto prendiamo possesso dei sei appartementi di Vico Untoria 3, nel Ghetto del centro storico genovese. Li occupiamo perché siamo tutti senza una casa, da quando, martedì 7 agosto, le autorità genovesi hanno deciso di sgomberarci dalla casa occupata di via dei Giustiniani 19. Li occupiamo perché non possiamo permetterci un affitto e perché riteniamo giusto e legittimo non pagarlo nel momento in cui decine di migliaia di spazi, abitativi e non, vengono lasciati vuoti e inutilizzati dalle amministrazioni pubbliche, dalla Chiesa e da ricchi privati di vario genere per mantenere alti i livelli del mercato immobiliare. Li occupiamo perché vogliamo continuare a vivere insieme, perché crediamo che l’autorganizzazione e la condivisione reale siano anch’esse modi per fronteggiare la miseria materiale e affettiva a cui l’attuale società costringe tutti quanti.

Occupiamo questo edificio consapevoli che a fine mese partirà un bando di concorso per la sua assegnazione.

I proprietari, Ri.Genova e il Comune, diranno che rubiamo le case ai poveri, che ostacoliamo un progetto sociale, un esempio concreto di sana gestione della “cosa pubblica”.

Non è così. Abbiamo letto il bando e abbiamo capito le reali intenzioni del Comune e di Ri.Genova su questo edificio e sulla generale riqualificazione di questa fetta di centro storico.

Abbiamo capito che per la giunta Doria, quella dell’amministrazione partecipata, la giunta vicina ai cittadini, per avere “diritto” ad una casa bisogna, sostanzialmente, non essere poveri. Di fatto bisogna avere tutte quelle garanzie sociali che da anni stanno venendo meno come un lavoro fisso e un reddito stabile. E’ necessario non avere debiti con Equitalia o enti affini, non aver subito sfratti per morosità (proprio nella città che ne presenta, con il 73%, la più alta percentuale d’Italia); meglio ancora essere una coppia etero e un nucleo familiare tradizionale.

Tutti questi criteri di assegnazione evidenziano uno scollamento dalla realtà sociale fatta di precarietà, disoccupazione, indigenza e la volontà di escludere una buona fetta di popolazione con bisogni e necessità urgenti, dettati proprio da quelle condizioni materiali e umane non considerate prioritarie dal Comune. Si escludono anche tutte quelle forme di convivenza e condivisione non normate, liberamente scelte e praticate come sostegno e appoggio reciproco alternative alla famiglia tradizionale.

Si tratta di una scelta precisa che mostra quale tipo di riqualificazione l’amministrazione vuole attuare, guardando anche agli altri interventi che si stanno portando avanti.

Il quartiere del Ghetto, oggi presentato come una delle zone buie del centro storico, in mano al degrado, allo spaccio e alla criminalità, con un’altissima precentuale di immigrati, dovrebbe subire quella serie di interventi urbanistici tipici ormai di moltissimi centri cittadini d’Europa e nota come gentrification: rimessa a nuovo estetica, innalzamento dei prezzi immobiliari e commerciali, espulsione dei suoi storici abitanti e comunità popolari ed inserimento di nuove fasce di popolazione abbienti per rimodellarne il volto.

Non vi sarà alcun posto, nel Ghetto del futuro, per chi lo vive, lo anima e lo valorizza con la sua presenza. Piuttosto diventerà una vetrina chic per i turisti, con la sua particolarità storica mantenuta solo di facciata, abitato da manager e ricchi con pruriti alternativi.

Un processo di questa portata non si realizza da un giorno all’altro. Non sarebbe possibile, oggi, alzare di molto il valore immobiliare reale di questo quartiere. E, soprattutto, nessun ricco vi si inserirebbe, ora.

Ecco il perché di un bando simile. Inserire una fascia di popolazione intermedia che contribuisca a modificare a poco a poco la realtà sociale, spostando progressivamente i poveri lontano dal centro e ammassandoli nelle periferie.

Noi rifiutiamo di accettare la completa distruzione della comunità umana, del carattere popolare dei quartieri che ancora la conservano. Pensiamo che solo i rapporti reali e concreti della gente che li abitano possano valorizzarli e renderli vivi.

Noi non riconosciamo all’amministrazione comunale alcuna leggitimità per decidere sui nostri e altrui bisogni. Per queste ragioni ci riprendiamo una piccola parte di ciò che è anche nostro.

Noi siamo gli invendibili, gli incollocabili, quelli che, come tanti, non corrispondono ai criteri dell’assegnazione.

Da oggi siamo qui.

Il bando è chiuso.

giustiniani 19 in esilio

La solidarietà è un arma…usiamola!

La solidarietà dei vicini di casa! – clicca qui

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Esprimiamo piena solidarietà alle compagne e ai compagni, che da ottobre dello scorso anno hanno occupato lo stabile di via Giustiniani 19. Lo spazio di via giustiniani in questi mesi è diventato un luogo aperto di incontro e punto di riferimento nel centro storico di iniziative politiche e sociali. Rifondazione comunista crede che lo sgombero di oggi riproponga drammaticamente il problema della mancanza di spazi liberi in città. La crisi colpisce soprattutto i ceto meno abbienti, quelli che subiscono la scure dei tagli allo stato sociale, ai servizi pubblici locali, e quindi esperienze di autogestione di spazi diventano anche una risposta concreta alla mancanza di politiche sociali delle istituzioni locali.
“Chi occupa, preoccupa” perchè insieme possiamo organizzarci  e dar vita ad una opposizione ampia e forte contro le politiche neoliberiste che avvantaggiano i grandi gruppi economici e finanziari , colpiscono i diritti delle popolazioni e devastano parti importanti del territorio (terzo valico, gronda). Lo sgombero non è quindi la risposta al problema, ma anzi lo amplifica perchè priva i cittadini di un luogo di incontro all ‘ interno del quartiere e della città. Oggi ci sentiamo meno sicuri e più poveri e soprattutto lo sono quelle ragazze e quei ragazzi di san bernardo che in questi mesi hanno usufruito del doposcuola popolare e gratuito organizzato proprio all’ interno della casa occupata.

Sergio Triglia,
segretario Rifondazione Comunista
Federazione di Genova

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Siamo arrivati al penultimo giorno di presidi antiesproprio e nonostante le rassicurazioni di alcuni sindaci locali, secondo cui sarebbero stati sospesi, abbiamo preferito mantenere i presidi, in quanto fidarsi è bene non fidarsi è meglio.
Soprattutto sono stati gli abitanti a richiederci di presidiare, a testimoniare come ci sia sempre una maggiore connessione tra il movimento no tav terzo valico e le popolazioni espropriate.
Connessione con tutto il movimento, dove non ci sono buoni e cattivi, dove tutte le pratiche ed i percorsi hanno pari dignità, per questo testimoniamo la massima solidarietà e vicinanza ai compagn* della Casa Occupata di Via dei Giustiniani che martedì sono stati sgomberati dalla loro casa, da un luogo che era abbandonato all’incuria ed era diventato un centro di cultura e aggregazione sociale.
Quell’aggregazione  che si è concretizzata ieri sera quando, verso le 20:30, un corteo pacifico e improvvisato, di circa 200 persone, non spaventate dal continuo terrorismo mediatico e menzognero di possibili denuncie, si è presentato fuori dal Comune di Ceranesi, passando per le via di Campomorone, dove da lì a poco si sarebbe tenuto un incontro tra il Cociv e le persone sotto esproprio della zona.
La solidarietà e il calore degli abitanti è stata a dir poco commovente: siamo testimoni del nascere di una grande coscienza collettiva che sta portando sempre più persone a rendersi conto di quanto sia importante scendere in piazza a manifestare le proprie idee e a difendere i propri diritti.
Ci teniamo a sottolineare come il corteo di ieri sera e tutti i presidi finora svolti abbiano sempre visto a braccetto bambini, ragazzi, genitori, persone anziane, centri sociali, tutti uniti da un unico obiettivo, da un’unica causa, ma con tanta voglia di confrontarsi e di conoscersi.
Per la cronaca, alla fine dell’incontro, il tecnico del Cociv ha preferito defilarsi passando dal retro come fa chiunque abbia qualcosa da nascondere o di cui vergognarsi, mentre noi partiamo e torniamo insieme.

 Movimento No Tav Terzo Valico della Valpolcevera

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Ieri , 7 Agosto, a Genova è stata sgomberata la casa occupata di via Giustiniani 19, stabile disabitato da anni e riaperto da compagne e compagni mesi fa per un bisogno abitativo e per un’esigenza politica di creare uno spazio in cui fare controinformazione, interagire con la città e proporre modi diversi di rapportarsi, confrontarsi e criticare la società attuale.
Anche il nostro gruppo, REFE(relazioni femministe), ha avuto la possibilità di incontrarsi in questo spazio per fare riunioni, autofinanziarsi e praticare l’autodifesa femminile.
In una società come la nostra, dove avere una casa è un lusso o una condanna a vita scandita dalle rate del mutuo, riprendersi uno spazio lasciato vuoto è la miglior risposta pratica al circolo vizioso casa-lavoro-auto-rate-mutuo etc…
Diamo, quindi, la nostra solidarietà alle/ai Giustiniane/i e alla nuova occupazione

Gruppo REFE, compagne di Milano, Genova e Torino

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Stamattina alle ore 8,30 e’ iniziato il vergognoso sgombero di casa Giustiniani a Genova.
Le chiavi sono state sottratte ad un compagno poi trattenuto. Una compagna e’ stata picchiata dalla polizia in un tafferuglio e presenta una vistosa contusione nella zona frontale.
Casa Giustiniani, occupata dall’ottobre 2011, si e’ adoperata, sin dal principio, per offrire servizi gratuiti alla popolazione del quartiere e non.Laboratori, palestre, doposcuola, servizi agli anziani, cinema tutto totalmente gratuito. Raccolta di indumenti per le persone piu’ indigenti, per i terremotati dell’Emilia, cene sociali a sostegno delle lotte dei compagni NO TAV, delle popolazioni in guerra e tanto altro, fra cui dibattiti e  momenti culturali e di informazione libera.
Stamattina un gruppo di un centinaio di persone ha protestato contro lo sgombero e contro la saldatura degli ingressi, la popolazione del quartiere e’ schierata a fianco del centro che ha  fornito
agli stessi piu’ di un momento di aggregazione soprattutto per i  bambini.
Non finira’ qui, ci riapproprieremo quanto prima di spazi che, vuoti e dismessi da tempo, erano diventati e saranno nuovamente un prezioso servizio per tutto il quartiere!
La Federazione dei Comunisti Anarchici esprime la propria solidarieta’ e vicinanza ai compagni coinvolti in questo ennesimo esproprio da parte del potere a danno della comunità.

 Federazione dei Comunisti Anarchici – Sezione Nino Malara – Genova

SIAMO TUTTI SALDATORI
Alcuni giorni fa è stata chiusa dalle forze dell’ordine la Casa dei Giustiniani, nel centro storico genovese. Con tanto di spettacolarizzazione dell’evento ad uso dei media e saldatori all’opera per chiudere ogni accesso al palazzo.
La Casa, occupata da pochi mesi, era diventata subito un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere. Molte e tutte apprezzate le iniziative sociali: palestra, cineforum, spazi per i bambini, corsi di italiano per stranieri e molto altro ancora. Era anche allo studio la realizzazione di una mensa popolare.
Il pretesto per lo sgombero, ordinato dalla Procura della Repubblica di Genova, sarebbe stata l’inagibiltà dello stabile ma sopralluoghi effettuati da tecnici professionisti indipendenti, su mandato degli occupanti, hanno più volte escluso pericoli di crollo.Quindi perché questa azione repressiva agostana, visto che non si è trattato di tutelare la pubblica incolumità? si è trattato forse di difendere inconfessabili interessi immobiliari? o magari di mettere fine ad una “pericolosa” esperienza di autogestione – approvata e condivisa, è bene sottolinearlo, dalla stragrande maggioranza degli abitanti del quartiere -, non legata al carrozzone istituzionale? o si è trattato del tentativo di impedire semplicemente che un luogo di aggregazione potesse anche diventare – come in effetti era già diventato – un punto di riferimento concreto per le lotte sociali, politiche e sindacali sul nostro territorio?
Noi crediamo che chi ha messo mano alle saldatrici per tentare di chiudere – anche simbolicamente – quell’esperienza, abbia avuto in testa tutto ciò.
Però non ha fatto i conti con altri saldatori. Noi non usiamo la fiamma ossidrica ma il nostro lavoro è quello di saldare le lotte di lavoratori “garantiti” e precari, disoccupati, immigrati, giovani e pensionati; di chi si batte per difendere il proprio territorio e la propria casa dalla speculazione. Il nostro lavoro è quello di fare politica e la Casa dei Giustiniani era un luogo della politica, quella vera.
In una città in cui all’emergenza lavoro – ricordiamo solo le difficili situazioni di Fincantieri, Ilva, Centrale del latte, Elsag, TPL – si associa da sempre quella abitativa, con un numero impressionante di case sfitte soprattutto nel centro storico; in cui intere porzioni di territorio sono minacciate da grandi opere tanto devastanti quanto inutili; in cui i servizi sociali diventano sempre più una chimera ed i meno abbienti vengono abbandonati sempre più spesso al proprio destino, il problema della Procura di Genova è la Casa dei Giustiniani…
Colpisce, in tutto questo, il silenzio assordante del sindaco Doria e della sua giunta. Per il marchese, il problema vero di Genova sembra essere quello del decoro del centro cittadino e per far fronte a ciò non esita ad impiegare pattuglioni di cantuné in funzione antiaccattonaggio. Sarebbe forse il caso che qualcuno di quelli che l’hanno sostenuto alle ultime amministrative, gli chieda conto di questa e di qualche altra cosetta…
Intanto in questi giorni altri problemi veri sembrano affliggere l’establishment genovese: il cioccolato e la tutela del patrimonio artistico. Non sapevano i ragazzi della Casa che il palazzo delle Vigne, da loro occupato subito dopo lo sgombero, è in realtà destinato ad ospitare il Museo della Cioccolata? e che fa parte del sistema dei Rolli, quindi è protetto dall’Unesco? Nulla contro il cioccolato e nemmeno contro il recupero – ci mancherebbe altro! – del patrimonio artistico del centro storico genovese; ma a parte il fatto che il cioccolato in estate non fa proprio bene e che il modo migliore per tutelare i palazzi antichi è il loro riutilizzo dalla e per la comunità, ci permettiamo di suggerire a questi benpensanti una soluzione ai loro problemi: restituire la Casa dei Giustiniani a chi l’aveva resa viva ed utile per il quartiere.
Solidarietà con la Casa dei Giustiniani!

Federazione dei Comunisti Anarchici – Sez. N. Malara Genova

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Nella mattina del 7 agosto la Casa Occupata di Via Giustiniani 19, nel centro storico di Genova, è stata sgomberata. Gli sbirri hanno fatto ricorso ad una disgustosa bassezza: hanno sequestrato le chiavi della casa ad un compagno obbligato a “firmare” in questura (per il suo quotidiano agire contro gli oppressori e l’ingiustizia) e si sono presentati alla porta con grande faccia tosta, supportati dai soliti celerini in tenuta antisommossa. Dopodiché hanno usato il classico metodo che li contraddistingue: manganello e telecamere. Tutto ciò ovviamente per tenere sotto minaccia le decine di solidali che si sono ben presto raggruppati in via Giustiniani.
La modalità dello sgombero è indicativa della paura di dover fronteggiare una reazione facilmente prevedibile da parte delle numerose persone che hanno conosciuto, vissuto, apprezzato lo spazio occupato e che sarebbero state pronte a resistere. Solo l’inganno poteva garantire una riuscita “facile” dell’operazione di sgombero. Al portone d’ingresso è stata saldata una lastra d’acciaio per impedire l’accesso, simbolo della repressione e perfetta rappresentazione del mondo in cui ci vogliono chiudere: un mondo caratterizzato da gabbie, recinti, telecamere, e paura spacciata in dosi massicce.
Sotto il profilo politico una sola considerazione: sono bastati circa 2 mesi dall’insediamento della nuova giunta comunale guidata dal “rosso” professor Doria (quello contro la Gronda in campagna elettorale che è diventato “ne riparleremo” e poi “via libera” una volta eletto) per arrivare a questo provvedimento che crede di spazzare via tutto il lavoro di aggregazione sociale dal basso e di critica radicale all’esistente sostenuta dai compagni di Giustiniani 19. Questo fatto è un’ulteriore dimostrazione: solo le lotte distinguono gli oppressi dagli oppressori, il resto è solo menzogna e opportunismo da politicanti senza dignità.
Il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno ai compagni di Giustiniani 19 che si sono opposti allo sgombero con tutte le loro forze e che hanno risposto al sindaco ed alla questura con una nuova occupazione in Via delle Vigne, dimostrando che la partita non è finita come pensano loro….e che le libertà si prendono, non si mendicano!
Solidarietà e affetto ai compagni per tutta la passione e le energie spese in questi 9 mesi di occupazione, con la complicità che ci unisce nel sostenere le lotte sociali a difesa della terra, l’antifascismo militante, l’arte e l’aggregazione per creare una socialità non-mercificata, e sopra ogni cosa la sconfinata, assoluta passione per la libertà che ci accomuna.
Solidarietà ai compagni della Casa Occupata di Via Giustiniani 19! Contro il capitalismo e i suoi boia 10 100 1000 occupazioni, a Genova e in ogni dove.
NO TAV – NO GRONDA – NO TERZO VALICO!

GRUPPO ANARCHICO FUORI CONTROLLO – SAVONA

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Esprimiamo solidarietà agli occupanti della casa di Giustiniani 19, siamo rammaricati per lo sgombero da parte delle forze dell’ordine avvenuto ieri 7 agosto 2012.
Presso i locali di Giustiniani 19, gli attivisti/e di Zaatar Onlus hanno trovato ospitalità per due lunghe giornate a giugno di quest’anno, per l’incontro di formazione dei volontari dell’Associazione in partenza per i workcamp nei campi profughi palestinesi. In una città che non offre spazi adeguati ai suoi cittadini, Giustiniani 19 era una risorsa.

Associazione Zaatar Onlus

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Tre giorni prima che venisse sgomberata la Baracca Occupata a Padova, un altro spazio, liberato dall’abbandono e trasformato in un luogo in cui abitare, costruire relazioni nuove e non mediate dalle merci ed uno spazio per l’autorganizzazione, è stato violentemente sottratto a chi lo stava vivendo e costruendo. A separare l’esperienza della Baracca e della casa occupata di via Giustiniani 19 a Genova, sono solo i chilometri che geograficamente ci dividono, le affinità esistono nelle parole e nelle pratiche. Siamo stati colpiti dalla stessa repressione, eseguita per ordini diversi: le autorità cittadine a Genova e quelle universitarie a Padova, ma portata a termine dalle stesse divise. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà e complicità con i compagni di via Giustiniani che non si sono fatti intimorire e per rispondere alle loro/nostre necessità hanno immediatamente occupato un nuovo edificio in cui poter proseguire quello che è cominciato al civico 19 di via dei Giustiniani tra i vicoli Genovesi. Useremo la forza che viene a tutti da questa nuova occupazione per prendere gli spazi di cui abbiamo bisogno.

Baracca Occupata Autogestita – Padova

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DALLE VALLI AI VICOLI CI RUBATE LE CASE, CI RIPRENDIAMO TUTTO

***
domenica 12 agosto 2012 ore 15
PRESIDIO IN PIAZZA DELLE VIGNE
contro sgomberi ed espropri, per lautogestione!
***

Con questa frase partiva il corteo da Via dei Giustiniani dopo lo sgombero della casa occupata per arrivare in Piazza delle Vigne 4 nel nuovo stabile occupato.

Mai come ora è più reale ed attuale questo concetto a Genova, dove , se da un lato in Val Polcevera il Cociv tenta di espropriare le case per fare spazio a cantieri di un’opera tanto faraonica quanto inutile, nel centro storico è avvenuto lo sgombero della casa con un’operazione meschina e affatto casuale. Non a caso, gli occupanti, da subito vicini e impegnati nel blocco degli espropri di terreni e abitazioni nelle valli, hanno in questi mesi creato un forte legame con la popolazione dando manforte alla loro lotta. Questo ha creato timore negli uffici questurini, che temendo una seconda Val Susa, hanno attuato lo sgombero.

Hanno creduto con questa operazione di poter bloccare il nostro impegno nella lotta contro il terzo valico e l’alta velocità. In realtà, impedirci di essere partecipi fisicamente agli espropri non ha indebolito la lotta nelle valli, rafforzandone anzi i rapporti e la solidarietà di chi ha visto in noi amici e compagni con cui si è intrapreso un percorso mirato al blocco dei cantieri e alla salvaguardia di questa vallata, già fortemente colpita da cementificazione e industralizzazione negli anni 60.

La nostra posizione non è limitata al blocco degli espropri ma è spinta dalla contrapposizione al progetto alta velocità, una mastodontica opera di cui è chiara l’inutilità per i cittadini delle valli, mentre si aprire la possibilità di creare una grande cassa per le tasche dei soliti speculatori del cemento.

Ma più di questo, è nei gesti quotidiani di questa lotta che abbiamo stretto un rapporto forte e concreto con gli abitanti delle valli, nei pranzi e cene allo stesso tavolo, nella condivisione dei momenti di attesa, cercando un passatempo mentre si aspetta l’arrivo di Cociv, Digos e forze dell’ordine, contaminando e facendosi contaminare, rafforzando sempre più la certezza di aver trovato nuovi complici, alleati nel percorso che abbiamo deciso di intraprendere.

Abbiamo deciso, tornando alla città, di rioccupare per rilanciare la nostra intenzione di prendere i luoghi lasciati all’abbandono in attesa di speculazioni, migliaia di alloggi mai assegnati, e palazzi storici in rovina. In risposta all’operazione poliziesca messa in atto ci siamo ripresi spazi che ci sono stati tolti per continuare a vivere in comune.

Nonostante la repressione dello stato, non finiremo mai di reagire e riappropriarci di tutto quello di cui sentiamo la necessità, quello che ci siamo presi finora è solo una parte di quello di cui abbiamo bisogno.

AVANTI TUTTA!

CASA OCCUPATA GIUSTINIANI19 IN ESILIO

ora in piazza delle Vigne 4 | Centro Storico | Genova

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GIUSTINIANI 19 NON SI ARRENDE!

Ieri,  martedì  7 agosto,  è stata sgomberata la casa occupata di via Giustiniani 19.
All’interno dei suoi spazi una ventina di compagne e compagni (stanchi di pagare affiti da rapina) avevano trovato un’abitazione, avviando una serie di attività autogestite, completamente gratuite, rivolte al quartiere, quali un corso di italiano per stranieri, una palestra con corsi di savate, yoga e tai chi, uno spazio dedicato ai bambini. Una biblioteca e  un mercatino di scambio vestiti  erano in allestimento.
Nel fondo pubblico, che si affaccia sulla via, sono state organizzate cene, momenti di socialità, ed iniziative politiche e culturali come proiezioni di film, presentazioni di libri, dibattiti, assemblee, ed era in fase di ultimazione una cucina popolare.
Abbiamo cercato di portare il nostro modo di fare socialità e antagonismo in centro storico occupando un palazzo vuoto da anni e abbandonato al degrado, recuperandolo quasi completamente e mettendo in sicurezza quasi la totalità degli spazi.
Ieri mattina le forze dell’ordine su mandato del PM Scolastico hanno messo fine, almeno per ora, a quell’esperienza.
A un compagno che per obblighi di firma si è recato in commissariato sono state requisite le chiavi del portone, mentre alcuni rocciatori salivano sul tetto da un terrazzo adiacente e più di cento tra celerini e carabinieri “sigillavano” l’area, chiudevano tutte le vie d’accesso e impedivano a chiunque il passaggio.
Una trentina di uomini della digos è entrata nel palazzo e ha cominciato le operazioni di sgombero ed identificazione dei presenti.
Come pretesto è stata adottata un’ordinanza di inagibilità che ne ha “rinnovato” una precedente risalente al 2005, a cui era seguito lo svuotamento ed il ricollocamento delle associazioni che lì avevano sede.
Per noi la motivazione reale degli sfratti di allora è un tentativo di speculazione non andato a buon fine (in effetti lo stabile è stato messo all’asta un paio di volte senza trovare nessun acquirente). Tuttora rientrerebbe nella lista di beni pubblici che l’amministrazione vorrebbe alienare per fare cassa in questo momento di crisi economica.
Il gruppo di architetti e ingegneri solidali che ha svolto insieme a noi i sopralluoghi non ha ravvisato motivi di reale pericolo: con loro abbiamo stabilito un piano di interventi mirati di cui abbiamo sostanzialmente ultimato il primo step. Inoltre un’eventuale situazione di pericolo di quel palazzo coinvolgerebbe i palazzi circostanti, ad esso collegati. Se di pericolo reale si trattasse, perchè lo sgombero è avvenuto dopo nove mesi?
Forse perchè l’inagibilità è solo un pretesto?
O forse perchè ad agosto la città si svuota e i mandanti non si aspettavano una possibile risposta?
O forse perchè i compagni e le compagne della casa sono fortemente presenti nei presidi in Valpolcevera contro il terzo valico e creano significativi rapporti di condivisione con gli abitanti di quelle zone, che i soliti speculatori vorrebbero devastare con l’ennesima inutile grande opera? Forse vogliono distoglierci da quella lotta?
Il reale motivo dello sgombero di ieri, in ogni caso, va individuato nella volontà di cancellare un’esperienza rivoluzionaria di autogestione, non mediata da alcun rapporto con le istituzioni, riproducibile in quanto esempio per altre persone che cercano forme di opposizione sociale ad un sistema in crisi che pretende di stritolarci con i suoi ultimi colpi di coda.
Questo tentativo non è andato a buon fine.
In completa sintonia con la fase storica che tutto il mondo sta attraversando, abbiamo contrapposto l’autorganizzazione, l’autonomia e la lotta agli interessi delle banche, di padroni, politici, speculatori e guerrafondai, alla rassegnazione, alla devastazione ambientale ed al saccheggio sociale.
Questa è la nostra ricetta contro una crisi che non ci appartiene e che non abbiamo nessuna intenzione di pagare.
L’avevamo scritto mesi fa su uno striscione:
NON SI PUO’ FERMARE IL VENTO CI FATE SOLO PERDERE TEMPO.
E infatti…
Dalle prime ore dello sgombero, un gruppo di persone si è radunato davanti ai cordoni della celere, urlando la propria rabbia. Sono stati caricati due volte.
Intorno alle 17 dopo che gli occupanti portavano via il possibile tra gli effetti personali e alcuni fabbri insieme a operai della Switch provvedevano a chiudere con lastre di ferro tutti gli accessi al piano terra e al primo piano, un corteo di alcune centinaia di persone ha percorso i vicoli per denunciare l’accaduto e ha terminato il suo percorso in piazza delle Vigne, dove è stato occupato il palazzo al numero 4, anche questo vuoto da anni e abbandonato al degrado. Tutti i progetti ipotizzati intorno ad esso non hanno nessuna reale utilità sociale.
Risibile l’ipotesi ventilata dai giornali della costruzione al suo interno di un museo del cioccolato (!).
Crediamo che siano più importanti le abitazioni per chi ne ha bisogno e la prosecuzione delle attività e dei laboratori attivi in via dei Giustiniani, unitamente al continuamento degli interventi politici.
Se costruiamo attività sociali e le consideriamo così importanti non è perchè le riteniamo utili in quanto palliativo al progressivo immiserimento, ma perchè crediamo che attraverso la sperimentazione collettiva autonoma possiamo immaginare, insieme a chi vuol fare un po’ di strada con noi, forme di conflitto e di costruzione per una reale alternativa al sistema economico dominante.
Senza nulla domandare o elemosinare alle istituzioni e ai difensori dello stato di cose presente, quello che vogliamo avere è quello che riusciremo a prenderci.
Alla tavola di questo sistema non ci sediamo, la vogliamo ribaltare.

I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI GIUSTINIANI 19

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TERZO VALICO E CASE OCCUPATE, NON UN PASSO INDIETRO

Questa mattina, 7 agosto, intorno alle 9 la Digos di Genova ha trattenuto un compagno che si era recato in questura per le firme quotidiane a cui è costretto, spogliandolo e sequestrandogli le chiavi della casa occupata di via dei Giustiniani 19 e il cellulare in modo che non potesse avvisare i compagni. A quel punto poliziotti, Digos e scientifica, sono entrati nella casa con le chiavi, mentre altri si son calati dal tetto. La casa, occupata il 29 ottobre scorso, è stata sgomberata. Sotto il posto si sono subito recati numerosi solidali che son stati caricati due volte. E’ molto importante sottolineare che proprio in questi giorni a Genova, in Val Polcevera, sono in atto gli espropri ad opera del COCIV e della Questura per la realizzazione del Terzo Valico. Espropri che fino ad ora, son stati tutti respinti dai NoTav e dagli abitanti delle zone da espropriare, tramite presidi permanenti e molto partecipati. Anche in questo momento son in atto quattro blocchi, due a Trasta, uno a Borgo Fornari e uno a Ceranesi. E’ evidente che la politica infame che sottointende gli espropri per la realizzazione del Terzo Valico e lo sgombero di una casa occupata in centro città, da parte della giunta di Marco Doria e della questura genovese, sia la stessa, e che quest’operazione sia rivolta ad intimidire le mobilitazione di questi giorni. In risposta allo sgombero è stato occupato un palazzo in piazza delle Vigne 4, per stasera è prevista un’assemblea per organizzare nuove mobilitazioni e momenti di condivisione. Invitiamo chiunque a venire a Genova ad appoggiare i blocchi contro gli espropri e le iniziative della Casa Occupata.
Giù le mani dalle case occupate e dalle valli in lotta.
Nei prossimi giorni farà molto caldo!

CASA OCCUPATA GIUSTINIANI19

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