RIBELLI DELLA MONTAGNA

“In Val Susa, lo Stato si è guadagnato l’odio di intere generazioni”
(cit. I peccati della Maddalena-Fratelli di TAV; documentario)

La mattina del 26 gennaio un’ingente operazione di polizia contro il movimento NOTAV su tutto il territorio nazionale ha portato all’arresto di 26 persone e all’applicazione di altre misure cautelari e restrittive per 15 persone. L’accusa è di aver partecipato a vario titolo alle calde giornate di lotta e resistenza del 27 giugno e del 3 luglio in Val di Susa. Per più di un mese a Chiomonte un territorio è stato sottratto alla sovranità dello Stato: difesa dalle barricate, la Libera Repubblica della Maddalena viveva di fatto nella zona prevista per il cantiere del cunicolo geognostico esplorativo, rimandando a lungo il suo insediamento. Il 27 giugno lo Stato interviene, sgomberando il presidio dopo una lunga resistenza sotto un diluvio di lacrimogeni e occupando militarmente l’area, recintandone solo una piccola parte rispetto a quella effettiva prevista dal progetto. Il 3 luglio, un moto di rabbia e liberazione porta all’assedio del cantiere per diverse ore, in cui tutti hanno dato vita a una data battaglia furente, attaccando e contrattaccando le truppe d’occupazione a difesa del cantiere, alla ricerca sfrenata di liberare nuovamente la zona.
Dall’esperienza della Libera repubblica della Maddalena, dove un’intera comunità minacciata dai progetti devastatori del capitale, nell’organizzarsi in una resistenza attiva per difendere la terra, ha realizzato di poter far tranquillamente a meno dello Stato, sperimentando spazi e momenti di condivisione e autogestione. Fino all’assedio al fortino-cantiere del 3 luglio, dove ciascuno, fianco a fianco, a seconda dei propri mezzi, delle proprie possibilità, delle proprie pulsioni, ha deciso di non delegare e non rimandare il momento della rabbia, di esprimere il proprio desiderio di rivalsa in seguito all’ennesimo attacco subito. Un’intera valle sotto attacco e migliaia di esasperati da questo sistema socio-economico si sono uniti per provare a riprendersi ciò che era proprio, attaccando coscientemente e assediando il cantiere e chi lo difende. L’uso massiccio della forza da parte della polizia, le cariche con le ruspe e l’idrante, le migliaia di lacrimogeni, le violenze sui manifestanti e le torture ai 5 arrestati di quel giorno non hanno stroncato la ferrea volontà di assediare il fortino militare.
La barbarie dello Stato e dell’industria è ovunque, ed ovunque è difesa da forze di polizia e sempre più da  militari in divisa mimetica: si pensi ai C.I.E, alle discariche in Campania, al territorio dell’Aquila, all’eventualità di centrali nucleari, fino alle nostre stesse strade. Il non-cantiere di Chiomonte è zona di interesse strategico nazionale, ovvero zona militare a tutti gli effetti, con tanto di mezzi da guerra cingolati, soldati e corpi speciali dei Carabinieri, che si aggiungono al già imponente dispositivo poliziesco schierato dietro il filo spinato.
Ciò che avvicina migliaia di persone alla lotta contro il TAV non sono certo solo le innumerevoli motivazioni per esserne contrari, valide per centinaia di altre drammatiche situazioni, ma il tipo di conflitto che si è sviluppato, in cui le mediazioni cadono e il proprio sentire diventa immediato, dove ogni pratica e ogni modo di esprimersi trovano il proprio spazio e il proprio tempo, in uno spirito di condivisione progettuale che si è fatta comunità di lotta e resistenza, in un conflitto che è diventato parte integrante della vita delle persone. Le esperienze delle Libere repubbliche di Venaus e della Maddalena rendono bene lo spirito, le idee, le volontà che permeano questa lotta.
Questi i brevi pensieri, cronache assai parziali di un conflitto ventennale, rispetto ai quei giorni valsusini, per cui amici e compagni sono ora sottoposti ad arresti cautelari, domiciliari e misure restrittive. Quei giorni c’eravamo tutti, insieme, fianco a fianco. Per boschi, per sentieri e sulle barricate.
L’operazione repressiva orchestrata da Caselli, così vasta, estesa ed eterogenea, tiene fede però al carattere popolare, condiviso ed eterogeneo del movimento NO TAV. Un movimento composito, complesso e articolato, che in tutto questo trova la sua forza. Davanti a ciò, ogni tentativo di esclusione e divisione cade nel vuoto. Coscienti del percorso fin qui intrapreso, la miglior risposta alla repressione è continuare a lottare, con passione e determinazione. Questa è anche, e soprattutto, la miglior solidarietà che possiamo esprimere agli arrestati e agli inquisiti.

Fuori i militari dalla Val Susa, da Genova e da ovunque.
Delle prigioni, delle gabbie, dei muri e delle recinzioni solo un cumulo di macerie.
Juan libero! Gabri libero! Liberi tutti!

maggiori info
notav.info
notavliberi.noblogs.org

[foto] Murales NO TAV LIBERI TUTTI – NO GRONDA – fuori le truppe dalla Val Susa. Di misura 40 m x 2m in via Fillak, a Genova, in Val Polcevera. La Val Polcevera è una delle zone incluse nel Progetto del Terzo Valico (Linea TAV Genova-Milano) e della Gronda , nuovo devastante raccordo autostradale di 19 chilometri che si svilupperanno tra gallerie e viadotti, in progettazione lungo tutto il Ponente genovese. Toccherà tutte le vallate che dalla costa vanno verso l’entroterra tra Bolzaneto (Valpolcevera) e Genova-Voltri.

Da Genova, con passione

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