“Difendi la tua terra dalla democrazia che uccide. Daje Luca. Notav”
“Poliziotti e giornalisti, siete voi i terroristi. Notav”
Con questi striscioni, domenica scorsa a Roma per la prima volta il movimento Notav ha fatto irruzione sulle gradinate degli stadi italiani. Era inevitabile che le curve, da sempre luogo ed espressione di popolo, fossero contagiate da quella che è, prima di tutto, una grande lotta del popolo di una valle – e non, come vogliono far credere poliziotti e giornalisti, la palestra di antagonisti, centri sociali, anarco-insurrezionalisti –, nel momento in cui questa lotta stessa ha travalicato i confini fisici e simbolici della valle. La resistenza Notav ha ormai assunto il valore di un esempio per tutti: si può opporre resistenza al modello di sviluppo che ci viene imposto come obbligatorio; ci si può opporre all’arroganza e alla violenza dell’autorità che pretende di fottersene dei reali bisogni e desideri di una collettività.
L’ideologia del “progresso” con cui ci vogliono convincere dell’utilità del Tav è, nei suoi fondamenti, la stessa del calcio moderno che ha svuotato le gradinate degli stadi, nate come luoghi di aggregazione sociale, per spingerci davanti agli schermi di Sky come clienti e consumatori; è la stessa che vorrebbe abbattere un luogo di memoria e passione collettiva come il Luigi Ferraris, perché gli stadi devono diventare dei centri commerciali. È il “progresso” che specula su emozioni, passioni e affetti di comunità intere di persone in base al tornaconto dei soliti noti, affaristi, mafiosi, politici. Ci vogliono circondare di luoghi asettici; asettico come un paesaggio visto da un treno ipermoderno lanciato a velocità folle tra valli e montagne; asettico come una partita di calcio vista attraverso uno schermo ultrapiatto invece che vissuta nell’atmosfera della gradinata.
La settimana scorsa il movimento Notav, dalla Valsusa, ha chiesto di fare un presidio simultaneo, oggi domenica 11 marzo, sotto le carceri dove sono ancora recluse le persone arrestate nella grande operazione repressiva del 26 gennaio scorso, orchestrata dal procuratore Caselli.
Nel carcere di Marassi, insieme a centinaia di altri detenuti costretti in condizioni di vessazione e umiliazione, per quei fatti è recluso da due mesi Gabriele.
Nonostante la precauzione di organizzare in serata, dopo la partita, il corteo e il presidio pensati per rispondere alla chiamata della valle, sembra che l’intera zona di Marassi sia off limits fino ad un’ora imprecisata, causa presenza dei tifosi juventini.
Ma come? Anni di tessera del tifoso, di bla bla sulla sicurezza di stadi e città ottenuta grazie ai provvedimenti di Maroni, e oggi ci vogliono far credere che un’intera porzione di Genova è l’ennesima zona rossa in cui liberi “cittadini” non possono circolare e manifestare? O forse è che vogliono rompere le palle ai Notav? O forse è che hanno paura che molte persone comuni che frequentano lo stadio, stufi di questo mondo di plastica e dell’arroganza delle autorità che lo difendono, simpatizzino e possano appoggiare questo movimento di resistenza, così significativo, così contagioso?
Dobbiamo forse ricordare che il carabiniere che in Valsusa si è arrampicato sul traliccio per arrestare Luca, provocandone la caduta e la quasi morte, è un collega dell’agente che ha ammazzato un ragazzo che andava a vedere una partita sparandogli da un lato all’altro di un’autostrada? Che per arginare la protesta montante in tutta Italia il governo sta pensando a provvedimenti eccezionali sperimentati e legiferati proprio contro gli ultras, come il daspo, da estendere alla manifestazioni di strada? Che, sempre per reprimere la lotta in valle, lo stesso governo ha deciso di spostare in Valsusa le forze di polizia che di solito presidiano gli stadi perché è lì che oggi ne hanno più bisogno, perché lì ci sono da gasare non solo ultras o presunti black bloc, ma un’intera popolazione?
Noi oggi ci saremo, faremo il corteo e arriveremo sotto il carcere.
Invitiamo tutti ad unirsi, e lo facciamo con l’ultimo pensiero rivolto all’Egitto e alla Grecia, dove sollevazioni popolari di massa si sono scagliate contro governi ritenuti autoritari e oppressivi e i gruppi delle tifoserie calcistiche del Cairo e di Atene hanno attivamente partecipato e pubblicamente rivendicato le barricate al fianco del popolo.
CORTEO NOTAV
ore 18 – concentramento in piazza de Ferrari
LIBERI TUTTI