GRAN BAZAR DELLO SCAMBIO E DEL RICICLO SENZA SOLDI

PRIMA APERTURA DOMENICA 1 DICEMBRE DALLE 15 

BAZAR

PERCHE‘: per allargare  la pratica della condivisione e del riciclo. La nostra quotidianità è scandita dal denaro, cerchiamo pratiche che ne mettano in crisi l’indispensabilità.

Al bazar non servono soldi nè dare un valore economico agli oggetti, il solo scambiare o prendere ciò di cui possiamo avere bisogno è un modo per affrontare collettivamente le difficoltà e capire di cosa abbiamo realmente bisogno.

Seguiamo la pratica del conflitto per la trasformazione

COME: porta quello che non usi più, guardati intorno, prendi quello che ti serve.

Se non porti nulla ma hai bisogno di qualcosa, prendilo. Troverai vestiti, giocattoli, libri, elettrodomestici, utensili e altro.

Se non puoi portare qualcosa e hai bisogno di una mano, possiamo venire a prenderlo in quartiere. Ci trovi dal martedì al sabato dalle 17 alle 19.30 in libreria, o puoi scrivere alla mail giustiniani19@canaglie.org

Servono persone che portano cose e persone che prendono cose, che ci aiutino ad allestire e organizzare ogni prima domenica del mese questo spazio

FA DELLA CONDIVISIONE UNA PRATICA DI CONFLITTO

PROSSIME APERTURE:  1 DICEMBRE |  5 GENNAIO | 2 FEBBRAIO | 2MARZO

KAIROS” IL NUOVO SPETTACOLO DI BIAGIO ACCARDI

DOMENICA 1 DICEMBRE ALLE ORE 20

“KAIROS” Nuovo e originale progetto dell’ artista Biagio Accardi.

KAIROS

Il cantastorie in questo spettacolo racconta dell’inganno del lavoro e del falso benessere, dei recinti costruiti per tenerci a bada, delle politiche delle multinazionali che decidono della nostra vita, della ricerca di uno stile di vita rispettoso dell’ambiente insieme al rifiuto dei vecchi e logori schemi politici, economici, sociali e religiosi che ormai hanno fatto il loro tempo rivelando in molti casi la propria insostenibilità.
“Kairos” era uno dei modi con il quale gli antichi greci si riferivano al tempo. Era il tempo propizio in cui agire, in cui si doveva cogliere un’occasione al balzo, senza esitare. Un biglietto di sola andata per un’opportunità. Un’opportunità di cambiamento. Così questo spettacolo vuole essere un’opportunità, per chi vi assiste, per poter riflettere attraverso musica e racconti sui paradossi e contraddizioni dei tempi moderni,per i riflettere sui nostri stili di vita e danzare verso il futuro che vorremmo.
Biagio Accardi con il progetto Kairos apre il sipario sulla nuova consapevolezza, alle porte di questa era, con note, melodie e parole che calzano a pennello in testa e non volano via con il vento …come la sua bombetta.

Sabato 30 novembre BUNKER CLUB live @ Pellicceria

Sabato 30 novembre ore 21

BUNKER CLUB @ Pellicceria

Musica per cefalopodi e colombi selvatici.

Sonorità post punk – liriche surreali ed esistenziali.

Un viaggio che sa di rimpianto punk, di disprezzo da superare, di ricerca di direzione in un tempo perso, uno spazio finto.

http://bunkerclubasti.wix.com/bunkerclub

 

bunker

Posted in comunicati | Tagged | Commenti disabilitati su Sabato 30 novembre BUNKER CLUB live @ Pellicceria

14 novembre: cena a sostegno di Francesco…

cena a sostegno di Francesco, inquisito per i disordini di Roma del 15 ottobre 2011,

Senza titolo-fra

 sottoscrizione 15 euro

giovedì 14 novembre @ casa occupata di vico pellicceria 1

per prenotarsi scrivere a: giustiniani19@canaglie.org

(indicate il numero dei partecipanti e se carnivori o veg)

per scrivere a Francesco, a Roma:

http://giustiniani19.noblogs.org/post/2013/10/13/francesco-trasferito-a-roma/

Drunkards + Slaughter in the Vatican +…. Humbaba 16 novembre

Sabato 16 novembre

flyer1pellicceriaWEB

live hc @ Pellicceria Occupata

h 21.00

Drunkards – Alessandria Post Nuclear Chaos Crust dall 1997
Slaughter in the Vatican – Tanichetta Core da La Spezia e Genova
Humbaba – Genova/Brescia PowerGrindViolence

iniziamo presto… finiamo presto… puntuali!!!

Posted in comunicati, concerti | Tagged | Commenti disabilitati su Drunkards + Slaughter in the Vatican +…. Humbaba 16 novembre

Giornata di mobilitazione contro il Festival della Scienza (2 novembre)

 

Anche quest’anno a Genova si è tenuto, dal 23 ottobre al 3 novembre, il ‘Festival della Scienza’- tema dell’evento ‘ La Bellezza’.

Anche quest’anno questa parata promozionale della tecnologia dal volto amico finanziata da banche, aziende private ed istituzioni pubbliche è stata visitata da migliaia di persone, ora convinte di potersi fidare di bio e nanotecnologie piuttosto che di droni e robot umanoidi in quanto elementi ineluttabili di un progresso sempre più affascinante e a portata di mano, simboli di vite sempre più facili, sempre più ‘smart’.

Non occorre una lunga riflessione per identificare la palese, seppur sottile, funzionalità strategica di iniziative come il ‘Festival della Scienza’: presentare nocività e tecnologie di dominio e controllo al grande pubblico in modo accattivante. Con una attenzione maniacale al dettaglio ed al linguaggio la realtà viene capovolta e tutto ciò che ogni giorno permette alla società dello sfruttamento di perpetuarsi diviene attraente… una volta presentato sotto le luci di questa luccicante vetrina.

Tra le tante conferenze ed appuntamenti, due hanno colto la nostra attenzione per la loro sfrontatezza, a partire dai titoli: ‘L’uso degli animali nella ricerca biomedica – Perché, come e quando’ ed ‘Il futuro in tavola : la sfida degli OGM sostenibili’. Entrambe le conferenze si sono tenute sabato 2 novembre.

Durante la prima un manipolo di vivisettori di lunga data, aspiranti tali, un paio di giornaliste imbonite e un esponente del famigerato gruppo ‘Pro-Test’ tentavano in un assolo accorato di reclamare il proprio diritto e dovere di torturare animali in nome del progresso della scienza biomedica in Italia; mentre nella seconda Pamela Ronald, scienziata dell’università americana di Davis, balzata agli onori della cronaca per aver ‘inventato’ un riso resistente agli acquazzoni ha illustrato come la sua spiccata capacità di modificare irreversibilmente il vivente (anche qui, da ben intendersi, per il bene dell’umanità) possa convivere con la passione del marito che invece è, a quanto pare, contadino biologico.

In occasione del primo appuntamento la presenza di una protesta già organizzata da alcuni gruppi animalisti locali aveva allertato polizia e digos, presenti in forze davanti agli ingressi. Ciò non ha impedito, con un po’ di fantasia e fortuna, di entrare ad almeno uno di noi, che ha lanciato sugli spettatori coriandoli con su scritto ‘ Vivisezione è morte’ e ‘Vivisezione è tortura. La non proprio prontissima reazione dei solerti tutori dell’ordine ha dato poi la possibilità a chi è entrato di ricordare agli eminenti&attoniti relatori cosa pensiamo di loro e del loro lavoro per un paio di minuti, sino ad essere poi trascinato fuori a forza. Durante la seconda conferenza invece non siamo purtroppo riusciti /e ad entrare in sala. La protesta si è svolta quindi all’esterno, all’ingresso del Festival, dove abbiamo esposto uno striscione con scritto ‘Il vostro progresso è insostenibile – fermiamo le nocività’ ed abbiamo distribuito volantini a chi entrava spiegando al megafono le ragioni di una opposizione radicale alle biotecnologie.

Il ‘Festival della Scienza’ non è che una delle tante occasioni nelle quali i responsabili dello scempio ecologico attuale e dello sfruttamento animale ed umano escono allo scoperto nel tentativo di ripulirsi l’immagine e garantirsi il consenso delle persone.

Sta a noi trovare il modo migliore per fare in modo che non riescano a farlo indisturbati.

Durante le iniziative abbiamo diffuso due volantini, i cui testi riportiamo sotto.

***VIVISEZIONE ETICA? Le vostre menzogne grondano sangue.***

Per vivisezione si intende qualsiasi tipo di esperimento che preveda l’utilizzo di cavie animali. I campi di applicazione di questa pratica sono i più disparati: ricerca medica, chimico-farmaceutica, bellica, cosmetica. Nel corso della storia questo ha significato, per gli animali, subire ogni tipo di tortura. Avvelenamenti, ustioni, ferimenti, amputazioni, trapianti. Impossibile quantificare la sofferenza, immaginare il numero di individui ‘sacrificati’ in nome del progresso.

Dopo il ‘caso Green Hill‘ ( la chiusura di uno dei più grandi allevamenti di cani per i laboratori in Europa) la sperimentazione animale è divenuta argomento dibattuto e largamente discusso, spesso con voluta superficialità ed esclusivamente in ottica utilitarista:se serve al progresso della scienza è da ritenersi accettabile, se si dimostra inutile invece no.

Dalla nostra, ribadiamo che la vivisezione sia aberrante ed inaccettabile a prescindere alla utilità reale o presunta che essa possa, in minima parte, avere. Obbligare esseri viventi che, come ognuno/a di noi, anelano ad una vita libera ed autonoma, in luoghi asettici nei quali la monotonia di giorni sempre uguali è rotta solo dalla routine degli esperimenti, dal ripetersi delle torture, è eticamente inaccettabile e per questa ragione è necessario opporvisi.

Ci troviamo a vivere in un contesto ecologico nel quale le nocività sono divenute parte di ciò che mangiamo e respiriamo ogni giorno, in un contesto sociale nel quale vite sempre più apatiche ed alienate sono fonte di stress costante e delle patologie più disparate, eppure il mito intoccabile della scienza come verità assoluta, e degli scienziati come portatori di questa verità, non è stato scalfito. Invece di mettere in discussioni le ragioni per le quali ci ammaliamo e ridefinire i nostri modi di vivere e l’attuale sistema di produzione e consumo industriale, si opta per trovare soluzioni pronte per il mercato torturando ed imprigionando coloro che con noi condividono questo pianeta, gli animali.

A causa della crescente attenzione verso il problema i responsabili, coloro che in quei laboratori costringono un numero incalcolabile di ratti, topi, cavie, conigli, cani, gatti, scimmie, maiali, pesci e decine di altri animali ad una vita di agonia, costretti in spoglie gabbie metalliche privati di ogni basilare necessità, hanno iniziato a comprendere che le menzogne con le quali hanno potuto difendersi sino ad ora non bastavano più, che la favoletta del ‘Preferisci tuo figlio o un topo’ ha ormai fatto il suo tempo.

I vivisettori sono costretti ad uscire allo scoperto e difendere l’indifendibile, a ripulirsi la faccia in pubblico. Ed ecco apparire ricercatori in camice bianco su giornali e televisioni li a ricordarci quanto hanno fatto e stanno ancora facendo per ‘il bene dell’umanità’, il proliferare di esperti in pubbliche relazioni assoldati per gestire l’immagine del mondo della ricerca attraverso siti internet dedicati e pubblicità in strada, arrivando alla creazione di veri e propri gruppi organizzati a difesa della vivisezione, come l’ormai noto ‘ Pro- Test‘, nato in Inghilterra alcuni anni fa, ed ora arrivato anche da queste parti nella sua maccheronica versione.

Gatto torturato nell’Università americana del Wisconsin-Madison in esperimenti sulla ‘localizzazione del suono’, la foto è dell’anno scorso. Questa è la ‘scienza’ che i relatori della conferenza si proponevano di illustrare.

Gatto torturato nell'Università americana del Wisconsin-Madison in esperimenti sulla 'localizzazione del suono', la foto è dell'anno scorso. Questa è la 'scienza' che i relatori della conferenza si proponevano di illustrare.

 

Nel contesto di questo disperato tentativo di propagandare la vivisezione si iscrive la conferenza ‘L’uso degli animali nella ricerca biomedica‘, all’interno del Festival della Scienza 2013, durante la quale vivisettori noti e meno noti, insieme ad alcuni ‘promotori’ della ricerca con animali ed esponenti della lobby chimico-farmaceutica, tenteranno di spiegare alle persone quale siano le loro ragioni valide per sfruttare, imprigionare, seviziare e torturare animali in nome della loro concezione di progresso.

A queste persone non abbiamo molto da dire, conosciamo da tempo le loro risposte e non ci interessa fare altre domande. Siamo noi, questa volta, a voler dire loro qualcosa.

Il castello di carte che vi trovate a difendere sta crollando. In diverse parti del mondo si è iniziato ad attaccare l’impero della vivisezione nei modi più disparati e portando fuori da allevamenti e laboratori non solo centinaia di animali, ma anche le immagini di cosa accade davvero al loro interno. Il prezzo delle cavie sta salendo vertiginosamente grazie ai continui successi di campagne di pressione specifiche contro le aziende responsabili del trasporto di animali.

E non ci importa delle vostre 3R, dei vostri ‘comitati etici’ e dei vostri tentativi di mistificazione della realtà, ciò di cui ci importa sono quei milioni di esseri senzienti che in quei laboratori nascono, vivono e muoiono.

Ci importa saperli liberi, e sapere che dei vostri laboratori e delle vostre gabbie non restino che macerie.

 

—————————————————————————————————————————–

 

 

Sabotaggio di un campo di colza OGM in Inghilterra. In tutto il mondo azioni come questa si sono verificate in seguito ai tentativi di insediare sui territori colture geneticamente modificate.

Sabotaggio di un campo di colza OGM in Inghilterra.
In tutto il mondo azioni come questa si sono verificate
in seguito ai tentativi di insediare sui territori colture geneticamente modificate.
 

***UNA TRANSGENICA BELLEZZA***

Anche quest’anno il Festival della Scienza è ospitato a Genova e sceglie, alla sua decima edizione, di dedicare l’evento

alla “Bellezza”. Il tentativo è quello di mostrare la scienza nel suo lato di pura speculazione e riflessione, d’osservazione della realtà e

ei suoi misteri, di intervento positivo nello sviluppo, nella ricerca, nel migliorare la società, come se la scienza non avesse un ruolo decisivo in trasformazioni radicali del mondo in cui viviamo.d

Sabotaggio di un campo di colza OGM in Inghilterra. In tutto il mondo azioni come questa si sono verificate in seguito ai tentativi di insediare sui territori colture geneticamente modificate.

Il tutto condito da ammiccamenti e strette di mano, porte spalancate al pubblico che deve diventare partecipante e partecipe dei segreti del nostro universo. C’è spazio per tutti, venite e vi sarà spiegato.
Gli scienziati, santi contemporanei che brandiscono bosoni come un tempo si brandiva la croce, sono qui a predicare e convertire. E con lo stesso timor di Dio li accogliamo, un Dio laico e razionale, ma non per questo meno totalitario e autoritario. Le leggi del progresso sostituiscono i dieci comandamenti, ma nulla cambia: il gregge condotto dai pastori, il meravigliato stupore, l’obbedienza. Tutto viene ricondotto al progresso, la nuova Provvidenza, che ci condurrà inevitabilmente verso un futuro migliore, efficiente, produttivo, razionale.

Ma una religione non esiste senza fedeli e non sopporta la presenza di eretici. Allora ci invitano a “partecipare informati”, ma cosa significa partecipare: ascoltare? recepire? subire? Ecco perché costruiscono la propaganda sulla presunta sostenibilità degli organismi geneticamente modificati, o sull’uso pulito del nucleare (nonostante Fukushima) o perché portano a giocare i bambini con piccoli droni (concepiti in realtà non per giocare, ma per bombardare popolazioni e territori comodamente seduti in qualche base militare dall’altra parte del globo). Per abituarci, per educarci al disastro che costruiscono e pretenderebbero di gestire.

La sostenibilità degli OGM e di altre creazioni della tecnologia è presto detta: essa è direttamente proporzionale alla supposta neutralità della scienza che l’ha prodotta. Una scienza totalmente determinata dagli interessi, dall’ideale e dal modello di società che l’ha forgiata – non soltanto perché asservita alle multinazionali e lobby economiche che la finanziano, ma perché perfettamente funzionale alla riproduzione e conservazione di una struttura sociale che si fonda sullo sfruttamento dei pochi sui molti e sul mondo che ci attornia. Sostenibilità è la parola magica che apre le porte della nostra diffidenza, quando in realtà ben sappiamo che, come le scorie radioattive del nucleare rendono qualsiasi suo uso (sia civile che militare) micidiale e soprattutto definitivo e irreversibile, gli OGM e la loro introduzione in un ambiente rendono definitiva e irreversibile la trasformazione che provocano.

 

Pamela Ronald, biotecnologa, 
e suo marito, contadino biologico.

Pamela Ronald, biotecnologa, e suo marito, contadino biologico.

Qualsiasi propaganda sulla gestione, sul contenimento e sul controllo che l’uomo può esercitare sul transgenico è una menzogna (come pensare di controllare i semi nel momento in cui sono inseriti nel ciclo della natura, come impedire al vento di trasportarli altrove, contaminando quell’altrove?) appunto perché la caratteristica della scienza contemporanea è proprio quella di essersi emancipata e resa autonoma da qualsiasi “controllo” dell’uomo. Sta proprio nella pretesa di controllare la vita (e nell’incapacità di riuscirvi) la radicale nocività del progresso a cui occorre opporsi. Il progresso invischia l’essere umano nelle sabbie mobili di una scienza che avvolge e trascina nel suo gorgo paludoso: dai contadini che non possono più scambiare e coltivare le proprie sementi, ma devono entrare nel ciclo, controllato dal mercato e dalle multinazionali, del seme prodotto, modificato e reso sterile; al malato di cancro la cui malattia è causata dall’ambiente in cui vive, inquinato, carico di scorie, prodotti ed elementi incompatibili con la salute e la vita – e che deve affidarsi a cure (chemio o radioterapia) che dello stesso principio perverso si nutrono.La scienza totale produce le cause di un malessere che nasce dalla manipolazione del mondo e degli esseri viventi che lo abitano, e, allo stesso tempo, ci fornisce le cure. È un apparato cui non si può sfuggire, perché non scisso da altri apparati: militare, accademico, burocratico, economico. È il criterio che regola la nostra società a essere totale.

Ecco quindi il Festival, che spiega quanto gli OGM non facciano male, il nanotech non sia invasivo, la vivisezione indispensabile e il nucleare pulito, che riduce i droni a innocui giocattoli… insomma quanto tutto ciò che uccide, distrugge, avvelena sia innocuo e addirittura bello, purché garantisca profitto e potere. Ogni eventuale dubbio dovrebbe essere fugato guardando chi sponsorizza gli eventi: banche, industrie farmaceutiche, Ministeri, Confindustria, di certo non benefattori ma soggetti che si muovono solo dove guadagnano, per un interesse privato.

Un mondo basato sugli interessi, i beni e gli affetti comuni degli esseri viventi non ha bisogno né di queste lobby di potere né delle invenzioni con cui vorrebbero arredare le nostre esistenze.

 

liberazioneanimalegenova.org

giustiniani19.noblogs.org

DALL’OTTOBRE ROMANO, PER UN AUTUNNO DI LOTTA

Martedì 22 ottobre ore 17.30 presidio in piazza Banchi
in solidarietà con Raffaele e tutti gli/le arrestati/e durante il corteo del 19 ottobre 2013 a Roma.
Ora e sempre al fianco di chi lotta!

Compagne e compagni genovesi

***
DALL’OTTOBRE ROMANO, PER UN AUTUNNO DI LOTTA. RAFFA LIBERO, LIBERI TUTTI!

Volge al termine la settimana di mobilitazione romana che si è snodata tra occupazioni di case, momenti di solidarietà agli arrestati del 15 ottobre 2011 e altre iniziative di agitazione, conclusa con lo sciopero di venerdì del sindacalismo di base e la manifestazione del giorno successivo.
Sabato 19 ottobre 2013 un corteo di più di 50 mila persone ha portato per le strade della capitale diversi segmenti dell’attuale opposizione sociale nel nostro paese, dandogli per la prima volta dopo anni un importante momento di visibilità e convergenza. Dal movimento di lotta per la casa, che apriva la manifestazione con uno spezzone dalla partecipazione imponente, alla resistenza alle grandi opere (Tav, Muos, ecc), all’opposizione alle politiche d’austerità e di impoverimento sociale ed economico.
Lavoratori, studenti, precari e disoccupati (con una forte componente di immigrati) hanno animato la piazza portando la protesta fin sotto i ministeri ed esprimendo in maniera forte la propria determinazione di fronte ai palazzi del potere.
Polizia e carabinieri hanno effettuato una quindicina di fermi, tra questi c’è Raffa, un nostro compagno genovese. Mercoledì 23 è stata fissata l’udienza per la convalida dell’arresto, in contemporanea alle ore 10 è previsto un presidio al carcere Regina Coeli di Roma (Lungo Tevere). Mobilitiamoci per l’immediata liberazione di tutti i compagni e le compagne. Invitiamo ad esprimere la massima solidarietà. Su quelle strade c’eravamo tutti!

Si parte e si torna insieme!
Liber* tutt*

Casa Occupata di Vico Pellicceria 1

L’eco della valle arriva in città

Metropolis_05

Molto è già stato detto sulla Tav, sul Terzo Valico e sulle ragioni del No, e tante altre volte vanno ribadite per distogliere le coscienze dalla propaganda nazionale. La popolazione si rende conto di ciò che sommariamente vogliono dire le Grandi Opere: esproprio di terra e/o case ai residenti ed eventualmente di un pezzo del loro cuore; ridefinizione di un territorio, delle sue abitudini, della sua natura in cambio di quel deserto esistenziale fatto di cemento, rumore e inquinamento, che stiamo imparando a conoscere ovunque. Distruzione di un habitat naturale e sociale, insomma.

Quello che alcuni, magari semplificando un po’, definirebbero un panorama di merda.

Ad arricchirsi ovviamente saranno i soliti: la vasta cricca di chi specula sui grossi spostamenti di denaro. Qualcuno ci guadagna subito, altri investono per rifarsi poi con gli interessi. La grande opera rappresenta dunque un grosso spostamento di denaro, ancor prima della sua reale costruzione. Prevede un continuo spostamento di materiali, guardie, e una volta conclusa magari radiazioni (Muos), o merci e manager. Sti cazzi! Per gli sfigati che non ci guadagnano nulla rimane la beffa di un trasporto pubblico abbandonato al grottesco magna-magna delle dirigenze, con frequenze e condizioni sempre peggiori e aumenti del costo del biglietto. La solita esistenza precaria.

Fra tutti questi flussi di soldi, militari e logistica arriviamo al totem della collusione fra la triade sindacale e i padroni: la mistificazione sui nuovi posti di lavoro. Già perché di lavori utili alla collettività ce ne sarebbero a bizzeffe al mondo, ma non sono finanziati. Nemmeno quelli di basilare manutenzione del territorio in cui viviamo, che potrebbero servire a prevenire alluvioni, frane ed esondazioni. Le grandi opere invece spostano banalmente del lavoro fuori città. E si tratta di un lavoro infame: quello contro altri lavoratori, parte dei grandi ed eterogenei movimenti d’opposizione: camionisti contro camionisti, facchini contro facchini, operai contro operai, operai contro contadini, e via dicendo. Sta suonando la sveglia, è tempo di ricordarsi cos’era e cosa vuol dire la solidarietà fra sfruttati, e decifrare, se ci fossero ancora dei dubbi, chi sono i servi e chi i padroni, per sapere a chi far pagare una volta per tutte il conto. Attenzione che scotta.

Le grandi opere quindi al momento sembrano creare più che altro distruzione, cementificazione, spostamenti e, per così dire, attriti. Che scenario! Tutto deve andare di corsa, il denaro, le merci, le quotazioni in borsa, la produttività, e anche noi. Per inseguire gli ingranaggi di un modello di sviluppo in crisi permanente – quella che pagano sempre i poveri – che tende a plasmare noi e quello che ci circonda a propria immagine e somiglianza: spostamenti sempre più veloci, città sempre più grandi, più smog, più stress, impotenza, solitudine, paura, accondiscendenza. E il Tav per unire le metropoli e mettere più velocemente in circolo la loro merda.

Non ci piace. Anche se siamo nati in città e forse ci siamo già sentiti come sabbia imprigionata nella grande clessidra che segna il tempo del nostro lavoro – un ciclo da una parte, un ciclo dall’altra – capiamo che l’alta velocità di una grande opera in valle è come l’alta velocità del progetto di metropoli e, più in generale di città moderna: sposta lavoratori da un quartiere o da un comune all’altro secondo l’offerta di lavoro flessibile, espropria per costruire centri commerciali, e intanto vende ai poveri elettrodomestici usa-e-getta e plastica della Ekom, ai ricchi le alte tecnologie in graziosi centri storici-vetrina, un po’ trasgressivi un po’ patinati, sicuramente cool, sicuramente smart, una volta ripuliti dalle persone.

Capiamo che il progetto dell’alta velocità non riguarda solo i territori dove passerà, ma riguarda ognuno di noi, perché è anche attraverso questi assestamenti che l’attuale sistema di sviluppo mafioso si riorganizza per sopravvivere. E’ giunta l’ora di scioperare dal posto di lavoro allora, dalla scuola, dal proprio ruolo nella normalità, per diffonderci come sabbia negli ingranaggi della produzione. Non ci rimane che bloccare la logistica, è ormai ovunque. Blocchiamo i suoi spostamenti ininterrotti, blocchiamo le merci, i manager che qui viaggiano da sempre in prima classe, i rastrellamenti delle guardie. Facciamolo per noi, per la nostra dignità calpestata, e per le valli in lotta, dove i tentacoli della metropoli cercano oggi di arrivare.

 

Casa Occupata di vico Pellicceria 1