Presidio e corteo No Tav, No Eserciti, No Stato

La mattina di lunedì 27 febbraio sono partiti i lavori di sgombero e demolizione della Baita Clarea, insieme al trasporto di materiale e all’esproprio dei terreni. Luca Abbà, resistente No Tav, alle 8.30 circa è salito su un traliccio per cercare di rallentare l’operazione industrial-militare. Un sbirro ha provato a farlo scendere, manovra assolutamente assassina, senza reti o altri strumenti di protezione. Luca dopo aver comunicato che non avrebbe desistito e anzi sarebbe salito più in alto ha preso una forte scarica elettrica ed è precipitato da diversi metri. La responsabilità delle forze dell’ordine è inconfutabile. Sbirri assassini!
Mentre Luca è stato elitrasportato al CTO di Torino, dopo quasi un’ora dall'”incidente” provocato dalle forze repressive, in Valle i lavori proseguono, partendo proprio dall’esproprio dei suoi terreni, circondati da muri di Jersey. Anche la resistenza continua, con l’occupazione della autostrada A32, scioperi nelle scuole e nelle fabbriche. Numerosi sono i presidi di solidarietà e protesta in tutta Italia.

A Genova un corteo non autorizzato è partito dalla prefettura in direzione della stazione Principe, bloccando per ore la viabilità nel centro città.

SIAMO TUTTI AL FIANCO DI LUCA

PORTIAMO LA VALLE IN CITTA’

BLOCCHIAMO TUTTO

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Proiezione sulle lotte all’Esselunga e serata benefit

venerdi 13 gennaio
ore 18
@ casa occupata giustiniani 19

proiezione del video
MAI PIU’ SFRUTTATI

maggiori info

a seguire
SERATA DI AUTOFINANZIAMENTO
per sostenere la cassa di resistenza dei lavoratori delle cooperative di logistica

Da mesi i lavoratori della cooperativa Safra, appaltata presso i magazzini dell’Esselunga di Pioltello (MI) sono scesi in lotta, con scioperi improvvisi, picchettaggi e un presidio permanente davanti ai cancelli, contro le condizioni di sfruttamento che da decenni vigono all’interno del posto di lavoro.
I capi delle cooperative e la stessa Esselunga non hanno potuto rispondere che con 22 licenziamenti politici e il ricorso a vere e proprie pratiche squadristiche per piegare la lotta e dividere i lavoratori.
Di fronte a queste manovre la Cassa di Resistenza per il sostegno della lotta diventa un’importante arma in mano ai lavoratori, per rispondere ai licenziamenti e porre le basi per allargare e approfondire la lotta.
Ormai da tempo seguiamo e sosteniamo le lotte dei lavoratori della logistica organizzati dal Si.Cobas e anche per la lotta all’Esselunga di Pioltello, la solidarietà che vogliamo dare a questi lavoratori passa anche attraverso il sostegno alla Cassa di Resistenza.

Lanterna Rossa
Per contatti, info, sottoscrizioni
www.lanternarossage.splider.com
lanternarossage[at]gmail.com
Facebook: Lanterna Rossa

Resoconto in seguito al benefit per Massimo

Domenica 4 dicembre, dopo un riepilogo della situazione processuale in seguito alle sentenze per i compagni arrestati il 10 giugno ’09, si è tenuta alla casa occupata giustiniani19 una cena benefit in sostegno a Massimo Porcile.
Hanno partecipato più di 60 solidali. Grazie al loro contributo, e a quello della Cassa Ligure di Solidarietà Antirepressiva, sono stati raccolti 1180 euro, che sono stati divisi tra la famiglia di Massimo e l’avvocato, per il rimborso spese.
Ringraziando tutti coloro che sono intervenuti, ricordiamo che sarà effettuata un’iniziativa analoga dopo il deposito delle sentenze a fine febbraio.
Ulteriore appuntamento sarà quello del 15 dicembre alle ore 21, quando chiunque sia interessato potrà partecipare alla preparazione di un manifesto di solidarietà.

La solidarietà è un’arma.
Usiamola.

Benefit per Juan

SABATO 26 NOVEMBRE 2011
dalle ore 18
alla casa occupata Giustiniani19
genova, centro storico, parallela di canneto il lungo e san bernardo

distro > bar > buffet > djset

BENEFIT PER JUAN

“Ogni società che voi costruirete avrà i suoi margini, e sui margini di ogni società si aggireranno i vagabondi eroici e scapigliati dei pensieri vergini e selvaggi che soli sanno vivere sempre nuove e formidabili esplosioni ribelli!
Io sarò tra quelli! ”

Diavoli nel fango

Alcune giornate segnano la vita delle città e dei suoi abitanti in maniera indelebile. Certe volte, in una manciata di giorni, si possono provare sentimenti così contrastanti che, chi non li ha vissuti, non può comprendere a pieno.
I metereologi prevedevano i rischi, i giornali riportavano titoli apocalittici, eppure tutto sembrava come un normale acquazzone. Dietro l’incredulità, che poche ore dopo avremmo maledetto, ci sono ragioni ben precise. La nostra quotidianità è scandita da orari, schemi, tragitti non decisi da noi: sono quelli che ci portano ogni giorno nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università. Chi giudica stupidi o imprudenti coloro che hanno rischiato o perso la vita uscendo nel bel mezzo dell’inferno per raggiungere parenti, amici o semplicemente la propria casa, non tiene conto del fatto che viviamo in una società dove purtroppo non ci è concesso rimanere sotto le coperte se il tempo fuori non ci aggrada.
Le scuole erano aperte, ai lavoratori di ogni categoria toccava far funzionare la città come in un qualsiasi giorno, macchine e cassonetti (che per partite di calcio o semplici manifestazioni vengono portati via senza il minimo buonsenso) rimanevano al loro posto. Per gli errori di valutazione degli “esperti” e di chi ha in mano il potere in questa città, non si è evitato l’evitabile: la strage di chi lavorava come in un giorno normale o di chi tentava di raggiungere i propri cari (la rete di telefonia mobile impazzita per 24 h rende bene la quantità di persone che avevano qualcuno per cui stare in pensiero).
Ma c’è anche stato un duplice errore di noi tutti. Credere alle istituzioni, che non meritano alcuna fiducia; delegare a chi ci comanda la sicurezza nostra e di chi ci è più caro. La reazione dei giorni seguenti però possiamo definirla incredibile se non magica. Una città che spesso viene descritta come avida, soprattutto di sentimenti, dove della socialità e del mutuo appoggio, per cui i quartieri erano famosi, non è rimasto che uno sbiadito ricordo, ha deciso finalmente di non aspettare che dai piani alti arrivassero le soluzioni e gli aiuti.
Sotto gli occhi complici dei passanti i cantieri della città sono stati “ripuliti”, da alcuni volenterosi, di tutto ciò che poteva essere utile: non hanno aspettato che qualcuno dicesse dove andare, non hanno aspettato che qualcuno procurasse pale, secchi, cuffe.
La macchina dei soccorsi non convinceva nessuno: pochi uomini, pochi mezzi, l’assurdità delle strade distrutte dalla furia del fango, zone altamente presidiate dalle Forze dell’Ordine perché sotto i riflettori dei media, e zone completamente dimenticate dalla stessa Protezione Civile, che nel frattempo dissuadeva dal muoversi autonomamente chi voleva dare una mano.
Quando abbiamo iniziato a lavorare ci sentivamo impotenti, impacciati, quasi inutili. Ma col passare delle ore, con l’aumentare delle braccia abbiamo iniziato a renderci conto della nostra forza, guardavamo increduli riemergere i marciapiedi, i tombini, le panchine prima irriconoscibili. L’entusiasmo del trovare in un amico o in un conoscente un fratello, da abbracciare alla fine delle mille piccole “imprese” che hanno segnato le giornate, lo scovare in sconosciuti lo stesso sorriso sui volti sporchi e affaticatici ha fatto sentire vicini. Nessuno comandava le operazioni, ognuno metteva a disposizione la propria esperienza e le proprie conoscenze.
Dividerci i pasti distribuiti, brindare con le birre regalate, passarci sigarette… Dietro la gioia del riscoprire che uniti e auto-organizzati si vince c’è la consapevolezza di essersi opposti a una devastazione, che non cade dal cielo come l’acqua ma che si infiltra nelle nostre vite quotidiane. La scelta di non delegare ad autorità e istituzioni la pulizia delle strade, l’aiuto a chi ha perso casa, non è del tutto “angelica” come i media provano a far passare.
Quella voglia di vedere coi nostri occhi le zone disastrate, procurarci da soli il necessario per ripulirle, lavorare dividendoci spontaneamente compiti e mansioni, inventarsi soluzioni per superare senza scoraggiarsi ogni ostacolo, non nasce solo da un sentimento di solidarietà ma anche da precisi motivi di rabbia: la rabbia verso chi considera agibili pezzi di città che si trasformano in trappole mortali e allo stesso tempo sfratta chi non può permettersi un affitto o chi vive in edifici che per motivi speculativi vengono considerati inagibili; la rabbia verso chi ha tenuto aperti luoghi di lavoro e scuole per poi addirittura vantarsene il giorno seguente, la rabbia verso chi pretende di comandarci, decidere per noi e poi si dimostra totalmente sprezzante delle vite degli abitanti della città; la rabbia verso chi ha speculato per decenni cementificando, edificando dove era folle, strozzando in una morsa di case abitate corsi d’acqua poi abbandonati a sé stessi.
Questa rabbia ha donato fiducia in noi stessi e negli altri abitanti della città, ci ha convinti definitivamente a non avere nessuna fiducia in politici di ogni colore e istituzioni, il cui solo compito è di perpetrare la ricchezza di pochi impoverendo molti. Tagli ai servizi pubblici (sanità, trasporti, istruzione, assistenza), lavoro precario e introvabile, strozzinaggio legalizzato tramite prestiti e mutui, ci rendono sempre più sfruttati e ricattabili.
Non dimentichiamoci la lezione di questi giorni: supportandoci, incontrandoci, conoscendoci possiamo migliorare i nostri quartieri e riscoprirci più forti e capaci delle istituzioni. Non deleghiamo a nessuno i nostri bisogni: che si pretendano case, rimborsi, aiuti a chi ha perso la casa o a chi ha subito danni nell’alluvione, e che non si creda a nessuna promessa.
Se le case non arrivano presto, che vengano prese! La città è piena di edifici in ottime condizioni perfettamente abitabili, rompere i lucchetti e le serrature, prenderseli, è un gesto giusto e sacrosanto quanto spalare via il fango.
Diavoli nel fango