InculArte – bando di satira contro la repressione

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Bando del concorso:

InculArTe – Occhio vivo e mani alle penne

Un mostro si aggira in città! Nascosto al buio negli antri della burocrazia e del potere, si nutre della nostra libertà, ci risucchia e ci spreme con i suoi tentacoli . Per alcuni è solo una leggenda, ma anni di testimonianze raccolte ci dimostrano il contrario. Ed Egli disse : << …e il suo nome sarà “Repressione”!!>> <<Oh anima del purgatorio>>

Dagli spaventosi racconti dei sopravvissuti comprendiamo la sua enorme capacità di assalire il dissenso. Chiunque potrebbe essere il prossimo!

Con il presente bando vogliamo ,innanzitutto, render note all’intera popolazione l’esistenza e la pericolosità di questo mostro.  Unitevi a noi per sconfiggerlo, partecipando in questa occasione con materiale artistico di vario genere, nella forma divertente e riflessiva della satira.

Soggetto promotore e finalità del concorso

Il soggetto promotore è OCCHIO VIVO che diffonde notizie sulla Repressione e sui suoi mezzi. Difatti, fidi e tentacolari servi impersonati da ambigui e noti personaggi di magistratura e polizia scivolano ininterrottamente sulla loro viscosa bava per le città, braccando e cacciando chi si ribella al loro putrido olezzo.

Con il presente bando viene indetto il concorso “InculArTe – Occhio vivo e mani alle penne”.

Questa prima edizione del concorso si propone di offrire a molti artisti la possibilità di prendersi gioco del grottesco mondo della Repressione e dei suoi mezzi. Desideriamo quindi incoraggiare l’estro dei liberi amanti dell’arte su un vasto tema quale è la Repressione, in ogni sua forma, e sullo sgherro a noi più caro…rullo di tamburi…Don PM Vincenzo Scolastico, per i suoi esilaranti trascorsi e l’attuale cautelare interessamento con cui ha lusingato i dissidenti genovesi.

Partecipazione

-Possono partecipare artisti e non di tutte le età,  singoli o in gruppo, con opere di qualsiasi natura legate ai temi sopra indicati.

-Le opere verranno accettate a condizione che abbiano come obiettivo: seppellire la Piovra Repressione con una risata!

-Non verranno premiati gli artisti ma i loro frutti.

-Si consiglia, per evitare eventuali futuri scherzi dei detrattori, l’uso di pseudonimi.

Termini e modalità di partecipazione

Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 10 del mese d’aprile,  possono essere consegnati di persona tutti i giorni feriali (Sabato escluso) dalle 18.30 alle 20 presso la Casa occupata di Vico Superiore di Pellicceria 1, o il Centro di Documentazione Il Grimaldello di via della Maddalena 81r, per via telematica all’ indirizzo occhiovivo@autoproduzioni.net, per via aerea o per via sotterranea.

Esito del concorso e Premi

Ad Aprile, durante la grande Festa Contro la Repressione in Val Polcevera, verrà premiata l’opera più rappresentativa dalla nostra super giuria. Tutti i concorrenti vedranno comunque esposto in quell’occasione il loro materiale, nonché saranno premiati con la pubblicazione delle loro opere in una rivista auto-prodotta, diffusione on-line e affissione muraria, a carico degli organizzatori.

 

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scolasticoAllegato 1

Don Vincenzo, Baciamo le Mani!

Magistrati omertosi e immobilismo giudiziario contraddistinguono la Procura e la Direzione Distrettuale Antimafia del pm Vincenzo Scolastico a Savona, prima di esserne allontanato.

Con Vincenzo Scolastico a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Savona l’asse ‘Ndrangheta-Cosa Nostra” era totalmente libera di gestire tutto il territorio ligure. La DDA di Genova, stranamente, non ha mai avviato nessun provvedimento, né perquisizione, né sequestro a carico dei soggetti coinvolti in attività criminali di stampo mafioso, che agivano nel territorio ligure, indicati dalle Procure di Sanremo, Milano, Torino e Reggio Calabria. Dalla DDA il silenzio.

“In particolare l’allontanamento di Scolastico sarebbe legato all’inchiesta sul presunto complotto organizzato dall’imprenditore Gino Mamone che avrebbe tentato di corrompere il presidente dell’Associazione magistrati in Liguria, Francesco Pinto. A gestire quel fascicolo era stato appunto Scolastico e Pinto ne fu tenuto inizialmente all’oscuro. Carte scottanti rimaste a lungo sulla scrivania di Scolastico, all’insaputa del collega, che hanno finito per generare dissapori” (Genova24.it).

Allontanato non Cacciato

Così ad oggi, Vincenzo Scolastico lo ritroviamo riciclato a Genova con l’intento di coordinare un pool di magistrati che con lui si occupano a tempo pieno di criminalità organizzata, di ordine pubblico e di repressione politica. Con particolare attenzione sembra dedicarsi ad un gruppo variegato di persone che nell’ultimi anni ha occupato case e spazi sfitti nel Centro Storico del capoluogo, cercando di dare il proprio contributo alle contestazioni degli studenti, dei lavoratori e alle lotte per la difesa del territorio.

Don Vincenzo ha adesso il compito, in evidente coerenza coi suoi trascorsi, di dirottare le attenzioni e le energie di altri magistrati della procura per seguire le lotte di chi cerca realmente di sanare le necrosi create dagli apparati di Stato.

Certo è più semplice approfittare dei media e dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica verso l’evidente fenomeno di conflitto e tensione sociale che verso qualcosa di più “sommerso” e invischiato col potere istituzionale.

Equiparando il conflitto sociale alla criminalità organizzata e attribuendo al dissenso politico le caratteristiche di un sodalizio delinquenziale, continua ad oggi da parte di Scolastico e del suo pool l’accanimento su una ristretta lista di “nomi noti”, intesi come capro espiatorio, che col tempo sembra destinata ad accrescersi. Nell’uso sistematico di forme di limitazione delle libertà individuali, decontestualizzando episodi e gesti e proponendoli al vaglio di codici che nella maggior parte dei casi sono di origine e datazione fascista (Codice Rocco), appare invece sempre più un attacco inteso a colpire e “rieducare”, più che gli atti in sé, il pensiero dissidente.

Fonti: www.casadellalegalità.info, www.francescozanardi.org, www.ilsecoloxix.it., www.genova24.it.

 

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Allegato 2

Tessiamo una rete contro la repressione

La prima apparizione pubblica a Genova del neo redento pm Scolastico, nelle vesti del boia reazionario, l’abbiamo nel 2010 in occasione del rinato movimento studentesco, culminato con la “sommossa” del 14 dicembre romano. In quell’occasione, in seguito ad una serie di manifestazioni concluse con cariche delle Forze dell’Ordine ai danni di un movimento radicalizzato nelle pratiche antiautoritarie, compariva sulle veline giornalistiche come paladino dell’Ordine e futuro persecutore di certe dannose e crescenti infiltrazioni di “stampo anarchico” nelle manifestazioni politiche.

Da quei giorni sono successe molte cose. Di sicuro nel giro di due anni si sono potuti vedere i frutti delle sue attenzioni preponderanti su questa galassia di giovani e meno giovani. Dal 2012 inizia a stringersi la maglia della repressione su alcuni “noti agitatori” genovesi. Tanto per cominciare, vengono introdotte per cinque compagni misure cautelari consistenti in obblighi di firma e/o obblighi di dimora notturna e nel comune di Genova. Tre di questi accusati della partecipazione agli scontri sotto la Prefettura nel 2011, al fianco degli operai di Fincantieri, in difesa del loro posto di lavoro; gli altri due accusati di essersi opposti ad un controllo da parte di una ronda di carabinieri e alpini. In realtà per tutti e cinque i reati contestati si dimostreranno presto un pretesto per punire una condotta più generale di vita, un pensiero politico dissidente. Guarda caso in quei mesi l’occupazione del palazzo in via dei Giustiniani 19 aveva ridato slancio all’autogestione e alle lotte per la casa, anche a Genova come contemporaneamente nel resto d’Italia. Inoltre i primi mesi del 2012 avevano segnato la generalizzazione a Genova, come in molte altre città, della lotta contro il TAV.

Dunque era comprensibile fin da subito l’intento della Procura di colpire pochi per educare molti. Inizialmente con un basso profilo che non ha destato l’allerta adeguata, nonostante la pericolosità dell’escamotage che ha introdotto una sorta di DASPO anche per le manifestazioni politiche. Con questo Genova è sembrata un vero e proprio banco di prova per tagliare le gambe in silenzio alle rinvigorite movimentazioni in Italia contro crisi, austerità e grandi opere. Scolastico rispondeva così agli appelli dei Ministri degli Interni, Maroni prima Cancellieri poi, dribblando gli appunti della magistratura sull’anticostituzionalità di un simile provvedimento. Da una parte questo para-Daspo ha permesso di tenere lontani i compagni sotto misura cautelare, un po’ come gli ultras degli stadi, da alcune manifestazioni ritenute “a rischio incidenti”, spostandogli le firme nel medesimo lasso temporale del corteo. D’altra parte le misure repressive stesse, con la connessa minaccia di inasprimento se ritenute insufficienti, volevano bastare come deterrente per recuperare un certo stile di vita considerato delinquenziale. Questo sarà chiaro a fine anno con gli arresti, intesi come aggravamento della custodia cautelare, conseguenti allo sgombero della casa occupata.

Quattro dei cinque vengono arrestati per la vivace, naturale, nonché limitata, reazione alla chiusura forzata con lamiere del palazzo che aveva visto intrecciarsi le loro lotte e le loro vite. Sedici giorni di domiciliari per loro, più l’aggiunta di altri sette nomi agli obblighi di firma. Il riesame in Tribunale sancirà in breve la loro scarcerazione e il proscioglimento dalle misure per altri tre. Ma non finisce qua. Mentre sette di loro continuano a firmare, anche due volte al giorno, e il grosso dei loro averi continua ad essere sotto sequestro nel palazzo, il don Pm ricorre il 19 Marzo 2013 alla Cassazione romana e all’avvio, in tempi record per la burocrazia italiana, di vari altri processi, di cui alcuni contro il movimento studentesco del 2010.

Gli esempi appena citati sono solo alcuni tasselli di un elenco di provvedimenti nei confronti di questa galassia genovese, definita con pressappochismo area anarco-insurrezionalista. Da non dimenticare la lunga trafila di Avvisi Orali per la Sorveglianza Speciale inaugurata nel 2009, e legittimata dal vigente Codice Rocco di mussoliniana memoria; la raffica di Fogli di via e arresti contro l’opposizione al TAV ordinata nell’ultimo anno dal pm “democratico”, nonché cosiddetta “toga rossa”, Caselli; gli arresti con accusa di Devastazione e Saccheggio per il 15 ottobre romano, e l’arresto del redattore di un blog sulle campagne di solidarietà ai prigionieri. Che dire, sembra arrivata l’ora di resistere, di stringere i denti e organizzarci insieme contro la piovra Repressione. Domani potrebbe toccare ad uno di voi. Stiamo agitati.

 

PDF _ leggi, stampa, diffondi:  Bando – InculArte – Allegato1 – InculArteAllegato2 – InculArte

 

InculArTe – Occhio vivo e mani alle penne

occhiovivo@autoproduzioni.net * info: giustiniani19.noblogs.org

Contributi sull’ennesima farsa elettorale. Da genova

NoVotoAutogestioneAPPUNTAMENTI TERRITORIALI:
*Piazzale uscita metro Certosa – dalle ore 11 – VENERDI’ 22 FEBBRAIO
*Mercato di terralba (San fruttuoso) – dalle ore 10.30 – SABATO 23 FEBBRAIO

 

Non abbiamo bisogno di loro!! NON VOTIAMO!

Le ultime elezioni nel nostro paese hanno visto un altissimo tasso di astensione. A Genova, un sindaco eletto da poco più di centomila persone ne governa quasi 800mila:

culmine della farsa, o culmine della democrazia?

Le interpretazioni sociologiche si sprecano. La chiamano, con preoccupazione, antipolitica. E allo stesso tempo la Politica per arginare questo fenomeno prevedibile é corsa, negli ambiti locali, ai ripari come poteva lanciando volti nuovi e pompando la nuova illusione dell’amministrazione più attenta e vicina ai cittadini, puntando sulla democrazia partecipativa per rispondere al desiderio di rinnovamento.

Ed effettivamente, se liste civiche e “grillini” erodono i voti dei partiti storici è perché le basi degli stessi sono stanche delle vecchie classi dirigenti. E questo è un dato. Un altro dato, ineludibile, è che in tutta Italia, milioni di persone, semplicemente, non sprecano più neanche quei 20 minuti per scegliere chi dovrebbe governarli nei prossimi anni.

Rifiuto? Disinteresse? Senso d’impotenza? Non lo sappiamo. Probabilmente tutti i fattori insieme. Quel che è certo è che il fenomeno non è solo “italiano”. In Grecia, in Portogalo, in Spagna, gli “aventi diritto” hanno mostrato un grande dito medio alle seduzioni della politica.

I governi dell’austerità perdono terreno, appoggio e consenso. Coloro che si presentano come i futuri gestori della crisi hanno sempre meno credibilità. Il voto però è solo un piccolo mattoncino del consenso. Se le illusioni e la fiducia nella Politica vengono meno, questo non significa ancora che essa venga rifiutata.

I potenti hanno bisogno di noi,
del mantenimento dei nostri ruoli sociali, hanno bisogno che rimaniamo al nostro posto.
noi non abbiamo bisogno di loro!

Se vogliamo reagire alla miseria che ci circonda dobbiamo precisamente uscire dai nostri ruoli, liberare il nostro tempo, attivarci laddove possiamo e non per partecipare ad un banchetto di principio concepito per pochi, ma per ribaltare quella tavola insieme a tutti coloro che ne restano esclusi.

Il rifiuto della delega (al Comune, al Parlamento, al poliziotto) consapevole, è il primo passo per affrontare direttamente i nostri problemi, cominciando dal quartiere in cui viviamo. Iniziamo a riconoscere come simile chi vive la nostra stessa condizione, diffondiamo la solidarietà, le iniziative autonome e l’autonomia nell’agire Il mondo appartiene a chi lo abita, le risorse a chi ne ha bisogno, la ricchezza sociale a chi la produce e non ai suoi proprietari.

Riprendiamoci tutto. Un augurio a chi ha cominciato.

in allegato il pamphlet distribuito in piazza

SPUNTI E RIFLESSIONI PER GENERALIZZARE L’ASTENSIONISMO

Provaci ancora Vince

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dai media di regime:

Sgombero via dei Giustiniani, il procuratore Scolastico al Riesame: “A Genova non si riescono a fare i processi contro queste persone”

Genova. E’ terminata da pochi minuti l’udienza presso il tribunale del Riesame di Genova che deve decidere sulla misura inflitta dal gip Orsini (obbligo di firma due volte [ndr] al giorno) a sei antagonisti genovesi accusati di resistenza in concorso in seguito allo sgombero della casa occupata di via dei Giustiniani 19, avvenuto il 7 agosto scorso.

I denunciati sono in tutto 11 ma per 5 di loro il Riesame ha già deciso la scarcerazione il 29 dicembre scorso. Quattro erano addirittura finiti ai domiciliari, ma il Riesame, presieduto dal giudice Anna Ivaldi, ha escluso per i quattro (e per un quinto che aveva solo l’obbligo di firma) i “gravi indizi di colpevolezza” indicati dal pm Vincenzo Scolastico, ritenendo ingiustificata l’applicazione della misura.

Sul punto il procuratore aggiunto ha annunciato ieri che farà ricorso in Cassazione.

Scolastico questa mattina si è recato personalmente a discutere l’udienza del Riesame, lamentando di fronte ai giudici che “al Tribunale di Genova non si riescono a portare avanti i processi contro queste persone”. Il procuratore inoltre, replicando a una delle tesi difensive secondo la quale la Polizia non dato alcun avvertimento ai manifestanti prima della carica, come previsto dal testo unico di polizia, ha detto che “Sono state date disposizioni perché in futuro questo avvenga”.

La decisione del Riesame rispetto alle sei posizioni esaminate oggi potrebbe arrivare già in giornata. Nulla è scontato ma difficilmente il Riesame potrà discostarsi dalla decisione presa per gli altri indagati. Scontato, in caso di annullamento della misura, sembra essere invece il ricorso del procuratore aggiunto anche per i cinque [ndt].

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La meschinità non ha limiti: la Procura ricorre in Cassazione

apprendiamo dai media di regime:

GenovaIl procuratore aggiunto di Genova Vincenzo Scolastico ha deciso per il ricorso in Cassazione contro la sentenza del Tribunale del Riesame che ha annullato la misura cautelare a cinque degli undici antagonisti indagati per quanto è avvenuto il 7 agosto scorso durante lo sgombero dell’edificio di via Giustiniani 19, occupato abusivamente.

Si tratta di quattro persone che erano agli arresti domiciliari e che sono state scarcerate e una quinta che aveva l’obbligo di presentarsi alla Polizia giudiziaria una volta al giorno, tutti accusati di resistenza a pubblico ufficiale.   

Secondo i giudici del Riesame si è trattato di una forma di protesta sulla quale non c’é la prova certa che gli indagati volessero sfondare lo schieramento degli agenti di Polizia. Affermano inoltre che alle 12 lo sgombero era già avvenuto e tutti erano andati via pacificamente.

Diversa la tesi della Procura secondo la quale la resistenza sussiste ogni volta che vengono posti in essere atti di violenza o minacce anche solo per ostacolare l’attività del pubblico ufficiale. La Procura sostiene inoltre che gli antagonisti si erano allontanati dalla polizia per poi tornare insieme ad altri venendo anche a contatto fisico con gli agenti.

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Dialogare con chi? Partecipare a cosa?

Abbiamo letto con interesse gli articoli sulla stampa genovese di questi giorni riguardo alle ultime occupazioni in città.

Abbiamo letto anche le dichiarazioni dei responsabili di A.r.t.e. e di Arred così come quelle del sindaco Doria e il comunicato stampa del Comune di Genova.

Anche l’ex segretario CGIL ed ex sceriffo di Bologna Sergio Cofferati ne ha approfittato per uscire dalla scarsa considerazione pubblica di cui gode ultimamente. A parte invocare per chi occupa la “tolleranza zero”, e lui è un esperto, non si capisce uno che campa con lo stipendio da europarlamentare e che ha passato la vita a distruggere le condizioni materiali di milioni di proletari, cosa possa saperne e come possa permettersi di parlare di “bisognosi”.

Si fa un gran parlare e pare che sull’esigenza abitativa tutti si mostrino improvvisamente molto sensibili.

Evidentemente le recenti occupazioni e sgomberi stanno costringendo gli amministratori cittadini a prendere una posizione su un dramma sociale di cui sono tra i primi responsabili: centinaia di persone sono senza un tetto o nell’impossibilità materiale di permetterselo, al contempo migliaia di case restano vuote, sfitte, per pura speculazione, per mantenere alti i prezzi del mercato immobiliare. Qualcuno, non solo noi e ci mancherebbe altro, occupa.

Ora però, di fronte a questo teatrino mediatico montato, alcune cose devono uscire dall’ambiguità.

Intanto, Vladimiro Augusti, amministratore unico di Arte, ha poco da preoccuparsi per “gli affreschi e il patrimonio artistico da preservare” di Vigne 4. Strano che non l’abbiano preservato in questi ultimi quindici anni, in cui, come al solito, si sono preoccupati solo della facciata. Chiunque può venire a vedere lo stato di degrado e incuria in cui giace l’edificio, anche solo attraverso la mostra fotografica allestita ogni giorno in piazza delle Vigne. Non c’è nessun danneggiamento in atto, peggio di loro non possiam fare.

Noi abbiamo occupato Vigne 4 e vico Untoria 3 in conseguenza allo sgombero di Giustiniani 19.

Ci hanno tolto le case e gli spazi sociali. Ce ne siamo presi altri.

Il gioco dello scaricabarile non può durare a lungo. La Giunta si assuma le sue responsabilità, altrimenti che si prenda atto di quanto poco la Procura e la Questura locali la tengono in considerazione.

Detto questo, la lotta per la casa non si esaurisce con le occupazioni di qualche antagonista: a breve in molti dovranno scegliere come organizzarsi di fronte alla crisi e alla miseria che avanza. Se condurre una vita di stenti e sacrifici o iniziare a non pagare, non pagare più per arricchire i soliti.

Ci auguriamo di essere presto solo alcuni tra i tanti, al loro fianco.

Noi non abbiamo troppo questionato la lentezza delle assegnazioni: essa è un fatto storico e connaturato nei suoi meccanismi burocratici, utile perché più la gente sta in attesa, con l’acqua alla gola, più è ricattabile.

Abbiamo piuttosto contestato il bando di Untoria in sé stesso e quanto scrive Tursi nel suo comunicato stampa conferma le ragioni per opporvisi.

Il comune dice che “le tipologie di reddito e le condizioni per l’assegnazione differiscono a seconda degli interventi proprio per garantire… in definitiva l’accesso alla casa anche per le persone a bassissimo reddito”.

Il suo progetto è quindi di collocare le persone in modo classista. Cosa significa?

Significa, per chi conosce i risultati storici di una certa urbanistica, Edilizia Popolare, significa appartamenti fatiscenti, servizi inesistenti o quasi, significa Begato, il Cep, piazzale Adriatico, il Biscione, significa i poveri ammassati nelle periferie, nei quartieri dormitorio accanto ai veleni industriali o nel bel mezzo della cementificazione più selvaggia.

Hanno costruito le città a misura di profitto, hanno trattato le valli, i quartieri e le persone come pedine sullo scacchiere dei loro interessi.

Lo hanno fatto per decenni. Altri anni? Altri politici? Altri modelli di sviluppo?

No, sono sempre gli stessi. E sono gli stessi di sempre. Dalle loro villette d’Albaro, nei palazzi di Castelletto o via Garibaldi, pretenderebbero ancora di decidere chi deve abitare dove e cosa dev’essere riqualificato e come.

Pretendono ancora di bucare le montagne, di espropriare le case della gente, di costruire infrastrutture devastanti utili solo a padroni e mafiosi. Sono ancora lì, mentre piovono licenziamenti, debiti, sfratti, tagli a qualsiasi cosa, a dirci, senza alcuna vergogna, che dobbiamo andarcene dall’occupazione di Vigne 4 perché devono spendere quattro milioni di euro per farci un museo del cioccolato!

Dovremmo davvero dialogare con loro? Per partecipare a cosa?

Pensano ancora di poterci imporre delle “condizioni imprescindibili” dopo che ci hanno tolto tutto?

Dovremmo avere “rispetto per una democrazia e una legalità” che esistono unicamente per garantire il privilegio e bastonare chi alza la testa?

Vincenzo Scolastico, il pm che ha richiesto lo sgombero di Giustiniani 19, che da mesi riempie di denunce noi, gli studenti, gli operai Fincantieri e che prova a teorizzare improbabili reati associativi, è stato sollevato dall’incarico Antimafia per collusione con… la mafia.

Hanno poco da farci la morale, ma soprattutto, sia chiara una cosa: noi non abbiamo mai firmato nessun contratto sociale, non abbiamo mai partecipato alla definizione di regole comuni, tantomeno leggi, con chi ha la pretesa di governarci. Il loro potere non ha alcuna legittimità e deriva solo dalla loro forza, dal monopolio della violenza, che è quella che mettono in campo quando qualcuno si ribella: manganelli e galera.

Il problema della casa non è un problema nostro ma di tutti. Precisamente, la casa è una piccola parte della più ampia questione sociale. Qui non c’è nessuna guerra tra poveri. Se c’è una guerra in corso è quella condotta contro i poveri.

E’ una guerra quotidiana ed eterna. Si tratta di subirla o reagire.

Noi siamo tra quelli che tentano di non subire solamente. Vogliamo indietro tutto, e lo vogliamo per tutti.

Possono sgomberarci ancora, possono blindare tutti i palazzi vuoti che apriremo, possono mettere la celere davanti a ogni portone. Noi continueremo per la nostra strada, perché crediamo che solo noi, col nostro agire diretto possiamo soddisfare i nostri bisogni, che solo attraverso la lotta autonoma si possano ottenere dei risultati concreti.

Chiedendo, protestando, niente ci verrà concesso.

Continueremo a difendere quel che conquisteremo. Soprattutto continueremo a difendere l’affetto e la solidarietà ricevuta in questi giorni e in questi mesi. Quelli che decidono nei Palazzi del potere non possono capirlo ma questo è quello che ci fa andare avanti, che ci dimostra di essere sulla strada giusta. La convinzione delle nostre possibilità, di quel che possiamo costruire insieme ad altri è più forte dei manganelli e delle minacce.

Noi andiamo avanti. Non cediamo alle intimidazioni.

10 100 1000 occupazioni.

centro storico genovese, Ferragosto 2012

quelli/e di Giustiniani 19, di Vigne 4 occupata, di vico Untoria 3 occupato, amici e compagni

Non si può fermare il vento!

Inizia il nuovo anno alla casa occupata giustiniani 19, con tante iniziative, con  gioia, condivisione e auto-organizzazione. Abbiamo scoperto di non essere soli, di essere una comunità, adesso sappiamo che se rimaniamo uniti mai nessuno sgombero ci fermarà! Avanti tutta.

VENERDI’ 6  GEN
ORE 18 _ alla Maddalena: la favola del 3 luglio in Val di Susa, chitarra e voce di Angelo Maddalena
A SEGUIRE
serata musicale di autofinanziamento

SABATO 7  GEN
ORE 18 _ benefit per Juan: aperitivo musicale  a sostegno di un nostro compagno incasinato con la legge

LUNEDI’ 9  GEN
ORE 18 _ palestra autogestita: incontro per organizzare lo spazio e avviarne i corsi

MARTEDI’ 10  GEN
ORE 16 _ tisaneria: per chiacchierare di corpo, cura e condivisione dei saperi
ORE 21 _ l‘albero di Antonia: libero cinema dei giustiniani, per la II rassegna di film “oltre il consueto, oltre il conforme, per…”

MERCOLEDI’ 11 GEN
ORE  9 _ gran giornata di lavori forzati, per la ristrutturaziuone degli spazi dedicati ai laboratori…portatevi i guanti!

VENERDI’ 13 GEN
ORE 18 _ mai più sfruttati: video sulle lotte all‘Esselunga di Pioltello
A SEGUIRE
aperitivo di autofinanziamento per la cassa di resistenza dei lavoratori delle cooperative di logistica

TUTTI I POMERIGGI E’ APERTO LO SPAZIO SOCIALE AL PIANO TERRA

State agitati!…

GIUSTINIANI 19 NON SI TOCCA! ASSEMBLEA E CONCERTO

Vogliamo e possiamo fare a meno di loro, della loro arroganza, incapacità e ipocrisia.
Lo Stato lascia marcire interi palazzi a dispetto di chi non ha una casa dove vivere e spazi per soddisfare i propri bisogni.
Ne abbiamo occupato uno, uno dei tanti.
Lo vogliamo ristrutturare, abitare e condividere.
Il Demanio lo reclama per batter cassa e, con la scusa di una sicurezza tutta teorica e burocratica, vuole stroncare un’altra esperienza di autogestione, ma….
non si può fermare il vento!

Comunicato della Giustiniani che resiste

#GIOVEDI’ 29 DICEMBRE ore 17.30
ASSEMBLEA PUBBLICA
per discutere e organizzare la r/esistenza dell’occupazione

#VENERDI’ 30 DICEMBRE ore 21
bar popolare e concerto di autofinanziamento con
INVERTER
www.myspace.com/invertergenova

Giustiniani 19 non si tocca! Comunicato e corteo

Invitiamo tutt* a partecipare al presidio itinerante in centro storico contro le minacce di sgombero, appuntamento venerdì 23 dicembre ore 15 in via dei Giustiniani 19.

GIUSTINIANI 19 RESISTE
In questi giorni ci è arrivata notizia di 25 denunce per l’occupazione di via dei Giustiniani 19, da parte del demanio proprietario dello stabile, per motivi di sicurezza.
Il palazzo, su cui grava un decreto di inagibilità, costituirebbe un pericolo per noi, per i frequentatori dello spazio occupato e addirittura per chi transita sulla sede stradale.
E noi saremmo un gruppo di irresponsabili che mettono a repentaglio l’incolumità nostra e degli altri.
Le cose non stanno così. Il palazzo è stato visionato da un buon numero di tecnici solidali: ingegneri, architetti e restauratori che hanno effettuato numerosi sopralluoghi, senza ravvisare elementi di criticità o situazioni di grave pericolo.
Abbiamo concordato alcune norme per un uso progressivo e consapevole dello stabile, abbiamo preparato un dettagliato piano di interventi mirati a rendere fruibile in maniera sicura l’intero palazzo.
I lavori in questo senso procedono spediti con l’aiuto di molte persone che, come i tecnici, ci hanno dato la loro solidarietà. Chi portandoci cose di cui abbiamo bisogno, chi mettendo il proprio tempo, la propria fatica e le proprie capacità.
E’ stato sistemato il fondo al piano terra che è stato adibito a spazio sociale con bar popolare.
In esso abbiamo organizzato svariate attività quali serate musicali, proiezioni, dibattiti, cene sociali e spettacoli teatrali per grandi e piccini.
Al primo piano abbiamo sistemato una cucina collettiva con sala da pranzo, ed un’attrezzata officina della casa.
Il prossimo passo sarà quello di rendere agibile il secondo piano dove troveranno spazio laboratori artistici ed attività sociali auto-organizzate (doposcuola, attività coi bambini, palestra popolare, mercatino di scambio di vestiti…) pensate e create da noi e altra gente che vive nel nostro quartiere.
Ai piani ancora superiori stiamo sistemando i vari appartamenti che saranno divisi tra gli occupanti che hanno bisogno di un’abitazione e non possono o non vogliono più pagare affitti da rapina.

Non accettiamo di delegare la nostra sicurezza agli uomini delle istituzioni, gli stessi che hanno gestito con assoluta irresponsabilità l’alluvione di novembre, gli stessi che hanno lasciato piazzale Adriatico nelle stesse condizioni dell’inondazione degli anni ’70, continuando però a percepire affitti per case inagibili, quegli uomini che sempre più spesso vediamo coinvolti in losche faccende di appalti truccati e più attenti a costruire cessi nobili per meno nobili culi, che a interessarsi della sicurezza dei cittadini, della manutenzione del territorio o della sicurezza sul lavoro.
Su centinaia di edifici del centro storico gravano decreti di inagibilità e parecchi sono in condizioni ben peggiori di quello che abbiamo occupato noi, ma nessuno si preoccupa di chi vive in quelle abitazioni, mettendole in sicurezza.
Se la situazione di via dei Giustiniani 19 era così preoccupante, perché i soldi pubblici non sono stati spesi per altri interventi piuttosto che per il rifacimento della facciata in occasione del G8 del 2001? Forse era più stimolante svuotare il palazzo e cercare di venderlo.
Comunque non è più un problema, visto che abbiamo deciso di fare da soli: per quanto concerne la sicurezza dell’edificio, presto renderemo pubblico insieme ai tecnici il programma di recupero dello stabile che è stato preparato.

Ma è di un altro tipo di sicurezza di cui vogliamo parlare, che è quella che possiamo ottenere uscendo dalla frammentazione sociale in cui ci hanno relegati e ricostruendo legami basati sull’auto-organizzazione, la solidarietà ed il mutuo soccorso. Cominciando a riprenderci in ogni ambito della nostra vita (lavoro, scuola, casa, socialità) quello che ci viene tolto o negato.
Insieme possiamo cercare e trovare un’alternativa concreta a questa realtà surreale e drogata dai mass media, a questo sistema economico opprimente governato da banchieri ed industriali. Insieme possiamo smettere di pagare le loro crisi, i loro debiti e le loro guerre.
Possiamo immaginare una società giusta, basata sui bisogni dell’uomo e non su quelli del capitale e delle merci, e cercando di costruirla insieme ai nostri compagni di strada, scalderemo i nostri cuori nel calore della lotta.
Se facciamo questo, denunce e minacce di sgombero saranno solo un dettaglio.

ISTITUZIONI, DEMANIO, QUESTURA:
“NON SI PUO’ FERMARE IL VENTO, CI FATE SOLO PERDERE TEMPO.”
GIUSTINIANI 19 NON SI TOCCA
OCCUPARE TUTTO!

gli occupanti di Giustiniani 19

# Venerdì 23 dicembre ore 15 PRESIDIO ITINERANTE in centro storico

a seguire…
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
CASSA LIGURE DI SOLIDARIETA’ ANTIREPRESSIVA
e aperitivo/cena a buffet benefit per la Cassa
@ CASA OCCUPATA GIUSTINIANI 19

…state agitati!

Una risposta alla crisi. Un primo passo vestro i nostri desideri

Questa mattina è stato occupato uno stabile di più piani al civico 19 di via dei Giustiniani nel centro storico a genova.
L’edificio è del demanio ed era disabitato da svariati anni. L’occupazione vuole essere un modo di coniugare l’esigenza abitativa di alcuni degli occupanti con la necessità di avere un posto pubblico di cui il quartiere può tornare ad usufruire.
Domani domenica 30 ottobre alle ore 16.00 si terrà un’assemblea pubblica.
Di seguito il testo del volantino distribuito…

29 ottobre 2011. Abbiamo occupato uno stabile in via dei Giustiniani 19.
Abbiamo occupato perché abbiamo bisogno di case, di luoghi in cui vivere dignitosamente, perché siamo stanchi di buttare i nostri miseri stipendi in affitti indecenti. Perché il modo in cui ci costringono a inseguire la nostra sopravvivenza, soli e isolati, è la maniera migliore per impedirci di essere solidali, di organizzarci per rendere le nostre vite qualcosa di bello.
Siamo uomini e donne diversi per età e percorsi di vita, ma uniti da bisogni concreti molto simili e dalla comune volontà di organizzarsi per soddisfarli.
Abbiamo occupato perché abbiamo bisogno di spazi in cui costruire ciò che non abbiamo: un luogo di incontro dove costruire rapporti di mutuo appoggio, un ambito in cui discutere e divertirsi, uno spazio per noi e per il quartiere, per mangiare e per studiare, per adulti e per bambini, uno spazio di tutti coloro che lo vivono e lo sentono proprio.
Vogliamo uscire dagli ambiti classici della “politica”, dai suoi linguaggi ideologici, dai suoi dogmatismi.
Siamo qui perché vogliamo opporci al richiamo costante alla guerra tra poveri, all’erosione continua della comunità umana, quella comunità che è l’unico soggetto in grado di resistere e porre le basi di un’esistenza “altra”, viva, solidale, quella comunità che si crea quando gli uomini e le donne si occupano direttamente di ogni ambito della loro vita, quando provano a vivere liberi. Insieme.
Siamo qui per provarci ancora una volta, per ricominciare da quello che siamo e da quello che vorremmo essere.

Lo spazio è aperto da subito, siete tutti invitati, portate quello che pensate possa essere utile.

Sabato dalle 18.30 aperitivo musicale.

Domenica dalle 16.00 merenda – assemblea pubblica.