Festa In Val Polcevera Contro la Repressione!

WEB12-13Aprile

FESTA: della solidarietà attiva fra chi sulla stessa barca ha smesso di lamentarsi, per imparare a costruire l’autonomia del futuro.

IN VAL POLCEVERA: per riunirsi, in autogestione, ancora una volta da tutti i quartieri, contro la legge dell’alta velocità.

CONTRO LA REPRESSIONE: perché tutti devono sapere, per seppellire con una risata i timori e osare l’ammutinamento del presente.

DALLA VAL POLCEVERA ALLA VAL BISAGNO, VERSO IL 25 APRILE.
CONTRO LE GRANDI OPERE E IL MONDO CHE CI SPECULA.
PER ANDARE AVANTI, SENZA LASCIARE INDIETRO NIENTE E NESSUNO.

Due giorni di…
*Contro-informazione: mostre e presentazione di strumenti di autodifesa legale e politica*
*InculArte: prima esposizione del concorso di arte e satira contro la repressione*
*Info-point Mediterraneo Antirazzista*

 

WEBodi_ssea---locandinaWEBpoliceonmybackVENERDI’ 12 APRILE 2013

Circolo Arci Barabini di Trasta – Salita Ca’ dei Trenta, 3 Genova

DALLE 17 proiezioni per bimbi e merenda a cura de Il Pentolino

*distribuzione del nuovo numero della fanzine Stamina* da un’idea di Ares Mozzi in collaborazione con Mass Maddalena Art & Street Spaces una rivista gratuita autoprodotta ripiena di fumetti e illustrazioni, con un pizzico di fotografia, provenienti dalla scena  giovane genovese.

*ODISSEA spettacolo teatrale con ombre, pupazzi e rumori da viaggio* vedi flyer allegato

ORE 20 cena sociale

DALLE 21 concerti (vedi flyer allegato)
*BOXING DOGS* (zena punk rockers)
*BLACK MARKET* (clash cover band) !!!

 

SABATO 13 APRILE 2013

Via pedonale Antonio Piccone di Certosa – fuori dal Circolo Verrina, metro di Brin direzione Rivarolo, Genova

DALLE 13.30 panini arrostisci e mangia, giochi in piazza, burattini e animazione x bimbi a cura de Il Pentolino

*RITMICICLANDO spettacolo di musica con strumenti riciclati e body-percussion*

DALLE 18.30 concerti
*PICCOLA ORCHESTRA DELLA POSTA VECCHIA* (pizzica pizzica e tammuriata)
*VITO&LE ORCHESTRINE LIVE*

Presentazione cortei
* NoTav-TerzoValico del 20 aprile in Basso Piemonte
* e anti-fascista del 25 aprile in Valbisagno

ORE 21 cena sociale

 

Benefit Cassa Solidale Ligure
PER LA RETE GENOVESE CONTRO LA REPRESSIONE
Cassa Solidale Ligure n* postepay 4023 6005 9375 2910 * X maggiori info * cassasolidaleligure@gmail.com *

 

Non leggere questo manifesto

sfondo_vintageSe pensi che tutto sommato vada bene così, e di conseguenza pensi che vada bene a tutti…
Se la trivella o il mostro commerciale non ti danno fastidio, a meno che non siano nel tuo giardino…
Se è giusto protestare, ma entro certi limiti… Se hai rinunciato al sogno…

NON LEGGERE QUESTO MANIFESTO

Nella vita reale valgono i soldi, o l’accondiscendenza verso chi i soldi li ha. Questo è il potere, questa è l’essenza in una società capitalista. Tanto più quest’ultima è forte, tanto più  è in grado di dispiegare le forze atte a conservarla: da un lato con  la rassicurazione e la sedazione sociale, dall’altro con la repressione di qualsiasi forma di opposizione, così da realizzare ogni suo piano. Ogni riforma che riguardi il mondo del lavoro, ogni intervento sul territorio, ogni norma riferita alla vita sociale segue la bussola dell’accumulazione e della conservazione da parte di pochi a danno di molti.
Chi realmente si oppone agli scempi ambientali, ad una vita scandita dagli orari di lavoro, a rapporti basati sull’interesse, cioè a una vita sempre più frustrante, sempre più disumana, si trova ad avere a che fare con un sistema repressivo feroce che rinvigorisce isolando gli oppositori.
Gli organi di stampa ci dicono che le grandi opere, i centri commerciali, le leggi razziali, gli stadi “sicuri” sono necessari, che sono necessari i sacrifici dei lavoratori e delle lavoratrici, che non siamo guerrafondai, ma buoni guardiani della democrazia: in tanti crediamo che non sia così, e quindi ci attiviamo per resistere e contrattaccare.
Allora la democrazia mostra il suo vero volto e rispolvera, non a caso, leggi in voga nel periodo fascista: travisamento, resistenza, interruzione di pubblico servizio, devastazione e saccheggio, e clandestinità diventano reiterate denunce, atte a minare la coerenza di persone non rassegnate con la minaccia, o meglio la promessa, di una limitazione della libertà, amato bene. Con l’aiuto delle moderne tecnologie, presunte rappresentanti della neutralità (sic), e la regia esclusiva della polizia scientifica, qualsiasi fotogramma di un filmato, interpretato da una sbirresca regia di parte, può essere usato per affibbiare un’ampia scelta di ipotetici reati, da scoreggia in luogo pubblico fino all’associazione sovversiva,  a discrezione digos, testimone servile di un qualunque ambizioso procuratore di turno.
La strategia della reazione è  semplice, elementare, Scolastico !
Assume i toni della persecuzione: abbassare e allargare lo spettro dei reati per caricare di denunce, individuali o associative, compagne e compagni che attivamente si mettono in gioco per ostacolarne l’avanzata, paventare anni e decenni di carcerazioni con l’obbiettivo di fare terra bruciata intorno ai soggetti più determinati. La repressione non si fa scrupoli di sorta, si arma di tutti gli strumenti necessari a salvaguardare il profitto e basta. Vogliono fare affari ed arricchirsi indisturbati.
Per difenderci e contrattaccare, per continuare ad essere sabbia negli ingranaggi di questa disgustosa piovra dobbiamo anche noi attrezzarci: le nostre armi siano la presenza, l’agitazione, la solidarietà. Dare continuità alle azioni e alle manifestazioni, presenziare ai processi, informarsi e informare, creare reti e collegamenti, stringersi attorno a prigioniere e prigionieri, fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per liberare tutti e, infine, vincere.

Rassegnazione e disillusione sono parte importante dell’intersecamento delle complicità che il capitalismo tesse attorno a sé. Torniamo a scalare il cielo. Su la testa.

RETE GENOVESE CONTRO LA REPRESSIONE

 

***

Il 7 agosto 2012, dopo la visita del ministro degli interni e il vertice sulla sicurezza in prefettura, tenutosi solo che qualche giorno prima in città, con un ingente schieramento di battaglioni antisommossa e decine di agenti e funzionari della Questura genovese e della DIGOS, viene sgomberato con la forza lo stabile di Via dei Giustiniani 19, in centro storico, occupato e riaperto alla città dal Novembre 2011.

Passano alcuni mesi in cui, coraggiosi e intrepidi, nel centro storico, e non solo, riprendono i tentativi e i percorsi di occupazione e emancipazione decisi a non chinare mai la testa.

Si arriva così al 12 dicembre 2012.

In tale data 13 persone ricevono la notifica di reati vari, dei quali si ritengono responsabili, con relativi provvedimenti: due denunce a piede libero, 4 arresti domiciliari e 7 obblighi di duplice firma giornaliera, per la mobilitazione del 7 agosto dello stesso anno.

Tali misure vengono loro imposte non in quanto “sanzione” dei presunti reati commessi, ma come “prevenzione” di presunti reati ancora da compiersi: si tratta, infatti, di misure cautelari preventive, disposte per impedire la reiterazione del reato e per “sorvegliare e punire” coloro che dimostrano di avere un comportamento che non può essere “corretto” altrimenti.

Così un sostituto procuratore aggiunto, quantomeno discutile, sul terreno della medesima legalità che egli dichiara di difendere, e una pregiudiziale GIP, al cui equilibrio mentale risulta difficile credere, tentano un nuovo e fantasioso balzo in avanti nelle loro carriere, certo non invidiabili visto il ruolo e il mestiere che ricoprono.

E così come a Genova, dallo scorso autunno in poi, in città come Milano, Torino, Roma, Napoli, e non solo, si registrano per studenti, lavoratori e oppositori del sistema in generale, accuse pretestuose, denunce, obblighi e misure preventive, spesso arresti. Al di là delle possibilità scarse e residuali del garantismo e del diritto, questo quadro, che tende a crescere e a colpire sempre più persone in ogni ambito sociale e relazionale, è la conferma delle difficoltà enormi in cui annaspa tutto il sistema dell’attuale organizzazione sociale, nonostante le reiterate parate elettorali e le continue mistificazioni a copertura del lavoro continuo e costante degli apparati dello stato, anche tramite il rispolvero e l’attualizzazione dei famigerati TULPS e Codice Rocco, di epoca fascista, per azzerare e mettere a tacere qualsiasi pensiero critico e per reprimere qualsiasi opposizione fin dai primi bagliori.

Le misure di cui parliamo, seppur attenuate e riformulate, a Genova, sono tuttora in applicazione e occorre perciò, ora più che mai, non abbassare la guardia e rilanciare prospettive di lotta, di resistenza e di offensiva, ricomporre così in rete la solidarietà tra sfruttati e oppositori, lasciandosi  alle spalle incertezze e lamentele e re-immaginare i nuovi orizzonti della libertà.

 

CASSA SOLIDALE LIGURE  n° postepay 4023 6005 9375 2910 – X maggiori info * cassasolidaleligure@gmail.com *

InculArte – bando di satira contro la repressione

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Bando del concorso:

InculArTe – Occhio vivo e mani alle penne

Un mostro si aggira in città! Nascosto al buio negli antri della burocrazia e del potere, si nutre della nostra libertà, ci risucchia e ci spreme con i suoi tentacoli . Per alcuni è solo una leggenda, ma anni di testimonianze raccolte ci dimostrano il contrario. Ed Egli disse : << …e il suo nome sarà “Repressione”!!>> <<Oh anima del purgatorio>>

Dagli spaventosi racconti dei sopravvissuti comprendiamo la sua enorme capacità di assalire il dissenso. Chiunque potrebbe essere il prossimo!

Con il presente bando vogliamo ,innanzitutto, render note all’intera popolazione l’esistenza e la pericolosità di questo mostro.  Unitevi a noi per sconfiggerlo, partecipando in questa occasione con materiale artistico di vario genere, nella forma divertente e riflessiva della satira.

Soggetto promotore e finalità del concorso

Il soggetto promotore è OCCHIO VIVO che diffonde notizie sulla Repressione e sui suoi mezzi. Difatti, fidi e tentacolari servi impersonati da ambigui e noti personaggi di magistratura e polizia scivolano ininterrottamente sulla loro viscosa bava per le città, braccando e cacciando chi si ribella al loro putrido olezzo.

Con il presente bando viene indetto il concorso “InculArTe – Occhio vivo e mani alle penne”.

Questa prima edizione del concorso si propone di offrire a molti artisti la possibilità di prendersi gioco del grottesco mondo della Repressione e dei suoi mezzi. Desideriamo quindi incoraggiare l’estro dei liberi amanti dell’arte su un vasto tema quale è la Repressione, in ogni sua forma, e sullo sgherro a noi più caro…rullo di tamburi…Don PM Vincenzo Scolastico, per i suoi esilaranti trascorsi e l’attuale cautelare interessamento con cui ha lusingato i dissidenti genovesi.

Partecipazione

-Possono partecipare artisti e non di tutte le età,  singoli o in gruppo, con opere di qualsiasi natura legate ai temi sopra indicati.

-Le opere verranno accettate a condizione che abbiano come obiettivo: seppellire la Piovra Repressione con una risata!

-Non verranno premiati gli artisti ma i loro frutti.

-Si consiglia, per evitare eventuali futuri scherzi dei detrattori, l’uso di pseudonimi.

Termini e modalità di partecipazione

Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 10 del mese d’aprile,  possono essere consegnati di persona tutti i giorni feriali (Sabato escluso) dalle 18.30 alle 20 presso la Casa occupata di Vico Superiore di Pellicceria 1, o il Centro di Documentazione Il Grimaldello di via della Maddalena 81r, per via telematica all’ indirizzo occhiovivo@autoproduzioni.net, per via aerea o per via sotterranea.

Esito del concorso e Premi

Ad Aprile, durante la grande Festa Contro la Repressione in Val Polcevera, verrà premiata l’opera più rappresentativa dalla nostra super giuria. Tutti i concorrenti vedranno comunque esposto in quell’occasione il loro materiale, nonché saranno premiati con la pubblicazione delle loro opere in una rivista auto-prodotta, diffusione on-line e affissione muraria, a carico degli organizzatori.

 

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scolasticoAllegato 1

Don Vincenzo, Baciamo le Mani!

Magistrati omertosi e immobilismo giudiziario contraddistinguono la Procura e la Direzione Distrettuale Antimafia del pm Vincenzo Scolastico a Savona, prima di esserne allontanato.

Con Vincenzo Scolastico a capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Savona l’asse ‘Ndrangheta-Cosa Nostra” era totalmente libera di gestire tutto il territorio ligure. La DDA di Genova, stranamente, non ha mai avviato nessun provvedimento, né perquisizione, né sequestro a carico dei soggetti coinvolti in attività criminali di stampo mafioso, che agivano nel territorio ligure, indicati dalle Procure di Sanremo, Milano, Torino e Reggio Calabria. Dalla DDA il silenzio.

“In particolare l’allontanamento di Scolastico sarebbe legato all’inchiesta sul presunto complotto organizzato dall’imprenditore Gino Mamone che avrebbe tentato di corrompere il presidente dell’Associazione magistrati in Liguria, Francesco Pinto. A gestire quel fascicolo era stato appunto Scolastico e Pinto ne fu tenuto inizialmente all’oscuro. Carte scottanti rimaste a lungo sulla scrivania di Scolastico, all’insaputa del collega, che hanno finito per generare dissapori” (Genova24.it).

Allontanato non Cacciato

Così ad oggi, Vincenzo Scolastico lo ritroviamo riciclato a Genova con l’intento di coordinare un pool di magistrati che con lui si occupano a tempo pieno di criminalità organizzata, di ordine pubblico e di repressione politica. Con particolare attenzione sembra dedicarsi ad un gruppo variegato di persone che nell’ultimi anni ha occupato case e spazi sfitti nel Centro Storico del capoluogo, cercando di dare il proprio contributo alle contestazioni degli studenti, dei lavoratori e alle lotte per la difesa del territorio.

Don Vincenzo ha adesso il compito, in evidente coerenza coi suoi trascorsi, di dirottare le attenzioni e le energie di altri magistrati della procura per seguire le lotte di chi cerca realmente di sanare le necrosi create dagli apparati di Stato.

Certo è più semplice approfittare dei media e dirottare l’attenzione dell’opinione pubblica verso l’evidente fenomeno di conflitto e tensione sociale che verso qualcosa di più “sommerso” e invischiato col potere istituzionale.

Equiparando il conflitto sociale alla criminalità organizzata e attribuendo al dissenso politico le caratteristiche di un sodalizio delinquenziale, continua ad oggi da parte di Scolastico e del suo pool l’accanimento su una ristretta lista di “nomi noti”, intesi come capro espiatorio, che col tempo sembra destinata ad accrescersi. Nell’uso sistematico di forme di limitazione delle libertà individuali, decontestualizzando episodi e gesti e proponendoli al vaglio di codici che nella maggior parte dei casi sono di origine e datazione fascista (Codice Rocco), appare invece sempre più un attacco inteso a colpire e “rieducare”, più che gli atti in sé, il pensiero dissidente.

Fonti: www.casadellalegalità.info, www.francescozanardi.org, www.ilsecoloxix.it., www.genova24.it.

 

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Allegato 2

Tessiamo una rete contro la repressione

La prima apparizione pubblica a Genova del neo redento pm Scolastico, nelle vesti del boia reazionario, l’abbiamo nel 2010 in occasione del rinato movimento studentesco, culminato con la “sommossa” del 14 dicembre romano. In quell’occasione, in seguito ad una serie di manifestazioni concluse con cariche delle Forze dell’Ordine ai danni di un movimento radicalizzato nelle pratiche antiautoritarie, compariva sulle veline giornalistiche come paladino dell’Ordine e futuro persecutore di certe dannose e crescenti infiltrazioni di “stampo anarchico” nelle manifestazioni politiche.

Da quei giorni sono successe molte cose. Di sicuro nel giro di due anni si sono potuti vedere i frutti delle sue attenzioni preponderanti su questa galassia di giovani e meno giovani. Dal 2012 inizia a stringersi la maglia della repressione su alcuni “noti agitatori” genovesi. Tanto per cominciare, vengono introdotte per cinque compagni misure cautelari consistenti in obblighi di firma e/o obblighi di dimora notturna e nel comune di Genova. Tre di questi accusati della partecipazione agli scontri sotto la Prefettura nel 2011, al fianco degli operai di Fincantieri, in difesa del loro posto di lavoro; gli altri due accusati di essersi opposti ad un controllo da parte di una ronda di carabinieri e alpini. In realtà per tutti e cinque i reati contestati si dimostreranno presto un pretesto per punire una condotta più generale di vita, un pensiero politico dissidente. Guarda caso in quei mesi l’occupazione del palazzo in via dei Giustiniani 19 aveva ridato slancio all’autogestione e alle lotte per la casa, anche a Genova come contemporaneamente nel resto d’Italia. Inoltre i primi mesi del 2012 avevano segnato la generalizzazione a Genova, come in molte altre città, della lotta contro il TAV.

Dunque era comprensibile fin da subito l’intento della Procura di colpire pochi per educare molti. Inizialmente con un basso profilo che non ha destato l’allerta adeguata, nonostante la pericolosità dell’escamotage che ha introdotto una sorta di DASPO anche per le manifestazioni politiche. Con questo Genova è sembrata un vero e proprio banco di prova per tagliare le gambe in silenzio alle rinvigorite movimentazioni in Italia contro crisi, austerità e grandi opere. Scolastico rispondeva così agli appelli dei Ministri degli Interni, Maroni prima Cancellieri poi, dribblando gli appunti della magistratura sull’anticostituzionalità di un simile provvedimento. Da una parte questo para-Daspo ha permesso di tenere lontani i compagni sotto misura cautelare, un po’ come gli ultras degli stadi, da alcune manifestazioni ritenute “a rischio incidenti”, spostandogli le firme nel medesimo lasso temporale del corteo. D’altra parte le misure repressive stesse, con la connessa minaccia di inasprimento se ritenute insufficienti, volevano bastare come deterrente per recuperare un certo stile di vita considerato delinquenziale. Questo sarà chiaro a fine anno con gli arresti, intesi come aggravamento della custodia cautelare, conseguenti allo sgombero della casa occupata.

Quattro dei cinque vengono arrestati per la vivace, naturale, nonché limitata, reazione alla chiusura forzata con lamiere del palazzo che aveva visto intrecciarsi le loro lotte e le loro vite. Sedici giorni di domiciliari per loro, più l’aggiunta di altri sette nomi agli obblighi di firma. Il riesame in Tribunale sancirà in breve la loro scarcerazione e il proscioglimento dalle misure per altri tre. Ma non finisce qua. Mentre sette di loro continuano a firmare, anche due volte al giorno, e il grosso dei loro averi continua ad essere sotto sequestro nel palazzo, il don Pm ricorre il 19 Marzo 2013 alla Cassazione romana e all’avvio, in tempi record per la burocrazia italiana, di vari altri processi, di cui alcuni contro il movimento studentesco del 2010.

Gli esempi appena citati sono solo alcuni tasselli di un elenco di provvedimenti nei confronti di questa galassia genovese, definita con pressappochismo area anarco-insurrezionalista. Da non dimenticare la lunga trafila di Avvisi Orali per la Sorveglianza Speciale inaugurata nel 2009, e legittimata dal vigente Codice Rocco di mussoliniana memoria; la raffica di Fogli di via e arresti contro l’opposizione al TAV ordinata nell’ultimo anno dal pm “democratico”, nonché cosiddetta “toga rossa”, Caselli; gli arresti con accusa di Devastazione e Saccheggio per il 15 ottobre romano, e l’arresto del redattore di un blog sulle campagne di solidarietà ai prigionieri. Che dire, sembra arrivata l’ora di resistere, di stringere i denti e organizzarci insieme contro la piovra Repressione. Domani potrebbe toccare ad uno di voi. Stiamo agitati.

 

PDF _ leggi, stampa, diffondi:  Bando – InculArte – Allegato1 – InculArteAllegato2 – InculArte

 

InculArTe – Occhio vivo e mani alle penne

occhiovivo@autoproduzioni.net * info: giustiniani19.noblogs.org

PRECISAZIONI E SOLIDARIETA’

Mercoledì 27 febbraio si terrà a Trento il processo contro gli anarchici trentini accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Nessuna prova sui fatti specifici contestati, ma generiche accuse di aver compiuto azioni illegali e di aver organizzato e animato le lotte sociali contro il progetto TAV e la base di Mattarello. Ingenti risorse economiche investite e anni di indagine con pedinamenti e intercettazioni, coordinati dalla procura di Trento, per un inchiesta che da subito si è rivelata debole. Tra le accuse più assurde che vengono mosse agli attivisti trentini vi è quella di aver organizzato e diretto gli scontri avvenuti il 3 luglio 2011 in val di Susa tra migliaia di attivisti NO TAV e le forze di polizia durante l’assedio al cantiere della Maddalena di Chiomonte.

In merito, il Movimento NO TAV al fine di consegnare alla storia quella che è stata la realtà dei fatti ci tiene a precisare quanto segue:

-la giornata del 3 luglio è stata un espressione della rabbia e indignazione popolare valsusina per la pesante aggressione subita dal territorio della valle e dalla sua gente con lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e l’installazione del cantiere TAV

-le migliaia di persone protagoniste dell’assedio hanno risposto alle violenze della polizia che quel giorno ha lanciato più di quattromila proiettili di gas lacrimogeno CS, anche ad altezza uomo -numerosi gli attivisti accorsi da ogni parte d’Italia quel giorno per sostenere le istanze, ormai ventennali, del movimento valsusino e per solidarizzare con la popolazione sotto attacco

-il Movimento NO TAV non ha capi né gregari, ma si avvale della disponibilità e della volontà di tutti coloro che hanno deciso da che parte stare e che lottano per impedire la distruzione dei territori in nome del profitto

-le azioni di disturbo al cantiere di Chiomonte sono proseguite nei mesi dopo il 3 luglio e continuano tutt’oggi e, a sottolineare l’illegalità e l’illegittimità di quei lavori, ci sono anche gli innumerevoli esposti prodotti dai legali del movimento

-per i fatti del 3 luglio è in corso a Torino un processo che riguarda 52 persone, e che si configura come un vero e proprio attacco politico al movimento che da anni si batte contro la costruzione dell’inutile nuova ferrovia Torino-Lione.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza a tutti coloro che sono colpiti da inchieste della magistratura per aver lottato insieme a noi contro il devastante progetto TAV.

L’assemblea dei comitati NO TAV Valle di Susa, 24 febbraio 2013

http://www.notav.info/senza-categoria/precisazioni-e-solidarieta/

CENA BENEFIT in SOLIDARIETÀ A FRA

carlo-vive-webVENERDI 1 FEBBRAIO, ore 20!
CENA BENEFIT in SOLIDARIETÀ A FRA!
S.M.S. CIANTAGALLETTO (via Ciantagalletto, a 4 km dal centro di SAVONA. In fondo a Corso Ricci, prendere per Santuario e girare la prima a sinistra…quella è già Via Ciantagalletto, proseguire quindi un paio di km in salita)

GRAN CENONE…PIZZE, FARINATE, FOCACCE, VINO, DOLCE, CAFFÈ
OFFERTA MINIMA 15€.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA (ENTRO LUNEDI 28).
Contatti: fuoricontrollo@inventati.org OPPURE 340.3066567
Se sei vegetariano/vegano, avvisaci!

SOLIDARIETA’ A FRA!

Francesco “Pivello” si trova dal 22 novembre scorso agli arresti domiciliari, accusato di devastazione e saccheggio per gli scontri avvenuti a Roma il 15 ottobre 2011.
“Devastazione e saccheggio”, la cui pena va dagli 8 ai 15 anni, è un reato introdotto durante il ventennio fascista con il Codice Rocco, e oggi viene sempre più spesso utilizzato come arma repressiva contro chi pratica l’azione diretta. Non possiamo dimenticarci le condanne in cassazione relative ai fatti di Genova 2001 e le più recenti condanne in primo grado ad altri imputati per la manifestazione del 15 ottobre 2011.
La repressione ha colpito Francesco per la sua militanza e l’attiva partecipazione alle lotte.

FRANCESCO ‘PIVELLO’ LIBERO!
SOLIDARIETÀ A CHI SI RIBELLA AL CAPITALISMO E AI SUOI ORRORI!

Francesco è un amico e compagno, attivo da anni su tutti i fronti caldi della lotta contro il capitalismo ed il suo sistema di sfruttamento ed oppressione. Dalla resistenza popolare in Val Susa ed in Valpolcevera contro il delirio del TAV, alle lotte per la casa e le occupazioni a Genova, dalla difesa della Margonara nella nostra città fino all’Antifascismo militante, Francesco non ha mai risparmiato impegno generoso e determinazione.
Per la sua militanza Francesco è uno degli arrestati del 22 novembre scorso e da due mesi è costretto agli arresti domiciliari. Da Digos e Ros è accusato, insieme ad altri 4, di devastazione e saccheggio, resistenza a pubblico ufficiale nella giornata di lotta mondiale del 15 ottobre 2011. A Roma oltre un anno fa esplose la rabbia popolare e spontanea contro le politiche “lacrime e sangue” che il sistema economico-capitalista
propugna nel tentativo di prolungare la sua agonia, tutto a scapito del proletariato e della dignità futura di giovani e non.
Quella manifestazione di oltre duecentomila persone si concluse con scontri e cariche durissime contro i manifestanti, centinaia di feriti ed i folli caroselli dei blindati dei carabinieri lanciati tra la folla in rivolta.
Francesco è stato colpito dalla repressione perché senza paura ha sempre manifestato le proprie idee e con il suo agire si è radicalmente opposto ad un sistema pronto a “digerire” quasi tutto: perché mentre non tollera oppositori reali, utilizza quelli apparenti a proprio vantaggio.
Oggi l’accusa che gli è rivolta prevede una condanna molto pesante e lo Stato, spaventato dai molti fuochi di rivolta che si accendono un po’ ovunque, mostra la sua natura brutale e cerca di usare la repressione (e le accuse a Francesco) come un monito a tutti quelli che si ribellano al suo ordine costituito. Ordine fatto di manganellate dispensate a dosi massicce nelle piazze, militarizzazione dei territori, espropri, mentre il sistema capitalista pretende di continuare a farci subire nocività, inquinamento e consumo delle risorse naturali e collettive ad uso
speculativo.
Francesco può guardare a testa alta i suoi nemici perché non si è piegato alle minacce di un sistema senza futuro che tuttavia continua ad opprimerci tutti cercando di farci sprofondare nel baratro con sé… ma non è finita qui!

La nostra solidarietà va a lui come amico e compagno con il massimo disprezzo per i vari responsabili della sua situazione attuale che lo costringe lontano dai nostri occhi ma sempre vicino al cuore. Pive tieni duro!

LIBERTÀ PER FRANCESCO E PER TUTTI GLI ARRESTATI!

Amici e Compagni Savonesi contro la repressione

***

Comunicato di solidarietà del collettivo Gramigna di Padova riguardo le recenti e pesanti condanne per i sei compagni colpiti dalla repressione in seguito agli scontri durante il cosiddetto corteo degli indignati del 15 ottobre 2011 a Roma.

CONTRO LA REPRESSIONE NON SI TACE

SENZA GIUSTIZIA, NESSUNA PACE!

SOLIDARIETA’ AI COMPAGNI CONDANNATI PER GLI SCONTRI DEL 15 OTTOBRE A ROMA.

Martedì 8 gennaio sono arrivate per sei imputati le condanne in primo grado per gli scontri del 15 ottobre scorso a Roma.

Le condanne sono state estremamente pesanti: 6 anni di carcere solo per essere stati identificati quel giorno da delle foto accanto ad un blindato in fiamme. A questi sei compagni va tutta la nostra più sincera solidarietà e complicità.

Oltre alle accuse di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, ai sei imputati è stato contestato anche il reato di devastazione e saccheggio, reato di guerra, ora utilizzato anche per la guerra dello Stato contro i proletari sul fronte interno. Reato di origine fascista che rileva ancora una volta la continuità tra regime e “democrazia”, tra l’altro già utilizzato contro i dieci imputati del processo per il G8 di Genova.

Appare chiaro come l’avanzare della crisi capitalistica renda sempre più ampio il malessere sociale delle classi oppresse. Oggi, per far sì che la rabbia popolare non si incanali in percorsi politici autorganizzati e non istituzionali, i padroni colpiscono con la repressione non solo le avanguardie che lottano, dai posti di lavoro fino ai movimenti, ma sono criminalizzate tutte quelle esperienze di lotta che si pongono in posizione antagonista e di conflitto rispetto al sistema e che escono dalla sua compatibilità. Basta pensare alle decine di inchieste contro la consolidata Resistenza No Tav, alle recenti cariche contro i No Muos a Niscemi o appunto a quello che ha rappresentato la giornata del 15 ottobre a Roma, dove si è organizzata in Piazza San Giovanni una vera resistenza di massa, sia difensiva che offensiva alle cariche degli sbirri, scavalcando letteralmente le concertazioni dei pompieri della rivolta e rovinando il comizio preconfezionato dei riformisti. Non a caso dopo questa data tutte le fazioni della sinistra borghese e dei sindacati confederali non hanno più osato indire una mobilitazione nazionale, ben sapendo della possibilità che la rabbia sociale esca ancora una volta dagli argini e della loro incapacità di gestirla e controllarla.

Un altro fattore si è poi aggiunto al mosaico: l’avvicinarsi delle elezioni nazionali fa sì che tutti i partiti borghesi vadano a predisporsi nei vari contesti più o meno locali alla competizione, “preparandosi il terreno” per conquistarsi la propria fetta di voti, ma rimanendo uniti nel mobilitare le masse popolari in senso reazionario con la farsa del voto democratico, anestetizzando, con l’illusione delle urne, la tendenza alla lotta di classe.

In questo quadro vanno visti anche i numerosi sgomberi di spazi occupati delle ultime settimane, per “ripulire” le città dei padroni da possibili punti di riferimento per giovani e proletari.

Questo è avvenuto soprattutto in città governate dal Partito Democratico, partito della borghesia imperialista, al servizio di finanza, confindustria e grande capitale e sempre più formazione politica “dell’ordine e della disciplina”.

L’abbiamo notato a Padova, dove sono stati sgomberati il CPO Gramigna e l’aula studio Baracca Occupata all’Università, ma anche in altre città governate da giunte “di sinistra” come Forlì, con lo sgombero del MaceriA occupato, o Genova, con le denunce e le misure cautelari notificate ai militanti dell’ex-casa occupata Giustiniani 19 per resistenza allo sgombero. Anche a tutti loro va la nostra solidarietà!

La repressione è un banco di prova reale nel quale tutte le realtà si trovano a fronteggiarsi con lo Stato e i suoi apparati non appena si oltrepassano gli argini della concertazione e diventa quindi una linea di demarcazione tra chi si vuole realmente porre su un piano di contrapposizione ai piani di sfruttamento e saccheggio dello Stato e chi preferisce avviare percorsi di “legalizzazione”.

La solidarietà diviene, dunque la nostra arma fondamentale sia per far sì che nessun compagno o realtà politica resti solo sia per rilanciare la lotta che viene colpita.

Oggi più forte di prima!

Collettivo Politico Gramigna

www.cpogramigna.org

 

Di qui non si passa

Cinque parole chiare, ferme, decise e nessun uso della forza.
Dieci invece gli avvisi di conclusioni indagini nei confronti di altrettanti attivisti NoTav: “interruzione di pubblico servizio” uno dei reati contestati.
Siamo in estate, nelle vallate interessate dai lavori della grande inutile opera del Terzo Valico si scende in strada, si sceglie di presidiare insieme terreni e abitazioni: la terra non si espropria, la dignità non si compra.
La gente è per strada, non fa paura il caldo, non fa paura il mettersi in gioco: siamo tutti lì perché è giusto, per difendere il posto dove siamo nati, cresciuti, dove abbiamo scelto di vivere, perché è arrivato il momento di esserci per fermare il Terzo Valico.
Ci siamo tutti, con sedie, ombrelloni e viveri di ogni genere, con chiacchiere, opinioni, idee.
Siamo a Trasta, a Pontedecimo, a Ceranesi, a Campomorone, a Borgo Fornari, a Serravalle e ad Arquata.
Siamo giovani, anziani, bambini, padri, madri: donne e uomini che hanno scelto di lottare perché il futuro dei propri figli non ha prezzo.
A distanza di cinque mesi, nelle nostre valli le persone parlano, scendono in piazza e nelle strade, si informano, discutono, ci si conosce un po’ di più, si creano reti di amicizia, sta nascendo un nuovo tessuto sociale dimenticato da tempo.
Il pubblico servizio…abbiamo appena iniziato a costruirlo.
E la lotta continua.
Il 30 gennaio saremo a Gavi per impedire nuovi espropri.

NoTav, per difendere la nostra terra.

Movimento No Tav – Terzo Valico

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L’apparato repressivo continua inesorabile la sua opera.
Lo scorso Dicembre 11 compagni sono stati colpiti da varie misure restrittive graduate dai domiciliari sino agli obblighi di firma che sono state in parte revocate negli aspetti più pesanti (i compagn* sottoposti ai domiciliari) e parzialmente confermate ancora per 4 persone costrette e sottoposte a tutt’oggi agli obblighi di firma. La manovra repressiva riguarda in tutto  13 denunciati in seguito allo sgombero di Giustiniani19, che era la loro casa oltre che uno spazio di socialità e di lotta.
La nostra solidarietà va oggi agli amici e compagni del movimento NO TAV TERZO VALICO colpiti dalle ultime denunce per interruzione di pubblico servizio durante i blocchi messi in atto la scorsa estate contro gli espropri di case e terreni per la costruzione del Terzo Valico.
L’interesse economico dei soliti sfruttatori delle nostre vite e della nostra terra non potrà fermare la volontà di uomini e donne che hanno capito che questa lotta non è per la difesa del proprio privato pezzo di terra, ma per la difesa dell’ambiente, dello spazio in cui viviamo, della nostra possibilità di scegliere come vivere e stare insieme.
La crescita di questo movimento e delle sue ragioni è sotto gli occhi di tutti.
Ma ciò che farà vincere è la condivisione e la determinazione nel portare avanti una lotta che ci porta a contrapporci materialmente e non solo ideologicamente a questo progetto.
Chiunque provi a opporsi a questo sistema, in cui l’interesse di pochi soverchia l’interesse di molti, viene sistematicamente represso.
Intimidazioni, minacce, denunce sono la prima, subdola, arma che usano contro di noi.
Solo unendo la lotta contro il Terzo Valico alle altre lotte avremo la forza di mettere in crisi i piani dei padroni e sperimentare un’alternativa concreta di vita.

SI PARTE E SI TORNA INSIEME.

Rete genovese contro la repressione

Misure repressive contro 11 compagni

Stamattina, 12 dicembre 2012, alle ore 7 sono state notificate a 11 compagni di Genova una serie di misure cautelari (4 arresti domiciliari e 7 obblighi giornalieri di firma) con il pretesto di aver partecipato alle proteste per lo sgombero della Casa Occupata Giustiniani 19 avvenuto quest’estate.

Un chiaro pretesto, fondato su “accuse” ridicole (insulti gridati agli sbirri, sputi), ma che mira a colpire le persone che si sono spese più attivamente nelle lotte.

A chi spera di intimorirci, indebolirci e frammentarci con queste misure diciamo che non ci fermeranno mai: di fronte alle vostre misure, dettate dalla paura di ciò che possiamo fare e stiamo facendo, diciamo che continueremo ancora e ancora a lottare per la libertà.

Solidarietà ai compagni e alle compagne colpiti dalla repressione!

compagne e compagni genovesi