TERZO VALICO E CASE OCCUPATE, NON UN PASSO INDIETRO

Questa mattina, 7 agosto, intorno alle 9 la Digos di Genova ha trattenuto un compagno che si era recato in questura per le firme quotidiane a cui è costretto, spogliandolo e sequestrandogli le chiavi della casa occupata di via dei Giustiniani 19 e il cellulare in modo che non potesse avvisare i compagni. A quel punto poliziotti, Digos e scientifica, sono entrati nella casa con le chiavi, mentre altri si son calati dal tetto. La casa, occupata il 29 ottobre scorso, è stata sgomberata. Sotto il posto si sono subito recati numerosi solidali che son stati caricati due volte. E’ molto importante sottolineare che proprio in questi giorni a Genova, in Val Polcevera, sono in atto gli espropri ad opera del COCIV e della Questura per la realizzazione del Terzo Valico. Espropri che fino ad ora, son stati tutti respinti dai NoTav e dagli abitanti delle zone da espropriare, tramite presidi permanenti e molto partecipati. Anche in questo momento son in atto quattro blocchi, due a Trasta, uno a Borgo Fornari e uno a Ceranesi. E’ evidente che la politica infame che sottointende gli espropri per la realizzazione del Terzo Valico e lo sgombero di una casa occupata in centro città, da parte della giunta di Marco Doria e della questura genovese, sia la stessa, e che quest’operazione sia rivolta ad intimidire le mobilitazione di questi giorni. In risposta allo sgombero è stato occupato un palazzo in piazza delle Vigne 4, per stasera è prevista un’assemblea per organizzare nuove mobilitazioni e momenti di condivisione. Invitiamo chiunque a venire a Genova ad appoggiare i blocchi contro gli espropri e le iniziative della Casa Occupata.
Giù le mani dalle case occupate e dalle valli in lotta.
Nei prossimi giorni farà molto caldo!

CASA OCCUPATA GIUSTINIANI19

Posted in comunicati | Commenti disabilitati su TERZO VALICO E CASE OCCUPATE, NON UN PASSO INDIETRO

Genova è finita? Niente è finito…

Testo distribuito a Genova il 20 luglio 2012, in piazza Alimonda, nell’undicesimo anniversario della sommossa di Genova, dell’omicidio di Carlo e della repressione statale; e ad una settimana dalla sentenza della Cassazione romana che ha confermato le condanne per 5 imputati.

 

GENOVA E’ FINITA? NIENTE E’ FINITO…

Venerdì scorso la Cassazione romana si è espressa definitivamente sul processo per i fatti di Genova, confermando le condanne per 5 imputati su 10, con pene altissime.

Cosa rimane 11 anni dopo? Carlo non c’è più, decine d’anni di carcere e una rimozione storica collettiva.

Ma benché ci sia ormai ben poco da fare, forse qualcosa si può ancora dire, foss’anche solo perché i compagni non entrino in prigione con la stessa indifferenza che negli ultimi anni hanno avuto attorno.

Genova appare finita, o quasi. La nostra storia è stata riscritta e noi abbiamo lasciato che così fosse.

E’ finita con una manciata di capri espiatori seppeliti da più di 50 anni di galera, quegli stessi che fin da principio vennero indicati come i “più cattivi” tra i “cattivi” oggi pagano il conto per tutti.

Forse è giunto il momento, per quanto tardivo, di chiedersi cosa e quanto abbiamo fatto per evitare che questo accadesse.

Quanto è stato grave parlare di infiltrati, di regie occulte, dividere o comunque accettare le divisioni tra buoni e cattivi, pacifici e violenti? Quanto è stato vincente a livello processuale non affiancare una difesa politica a quella tecnica e a livello di movimento continuare per anni a sostenere i 25 imputati sulla base della resistenza in via Tolemaide, quando era evidente che buona metà di essi erano accusati invece di avere attaccato deliberatamente (perchè questo fecero in migliaia a Genova, attaccarono). Porre insistentemente la priorità sulle nefandezze delle forze dell’ordine, sull’interruzione del Diritto, non ha contribuito forse a creare il clima per cui infine pagassero (chi formalmente, chi realmente) quelli che hanno “esagerato”, da entrambi le parti? E non ha ancora una volta creato l’illusione che lo Stato possa essere qualcosa di diverso da quella banda di ladri e assassini che è sempre stato nella storia?

In tanti negli anni abbiamo provato a fare qualcosa. Sicuramente non abbastanza. Ma la storia l’abbiamo riscritta anche noi, e a nostro discapito.

Non è più il momento per riaccendere le polemiche sulle responsabilità soggettive. Non oggi, non in questa piazza.

Ogni compagno, a prescindere dalle aree d’appartenenza, può onestamente affrontare le proprie, di responsabilità.

A noi oggi interessano le nostre. Perché nessuno, noi compresi, in questi anni è stato in grado di costruire un appoggio reale, pubblico, e di lunga durata di fronte agli attacchi della Magistratura. E se la solidarietà, per avere un senso, dev’essere concreta e deve riaffermare il contenuto della lotta, allora quello che abbiamo fatto ha avuto ben poco significato.

Certo, tenere i compagni fuori dalle galere non è affare semplice, ma un movimento che non sa difendere se stesso e non prova nemmeno a difendere la dignità del proprio percorso e la dignità dei suoi prigionieri vale davvero poco.

Infatti di Genova è rimasto poco o nulla: rimane la frustrazione attuale, le spaccature infinite, qualche culo seduto su comode poltrone e qualche pensione da parlamentare. Eppure le banche incendiate all’epoca sono bruciate ancora, e sono le stesse che oggi governano l’Europa e ci impongono esistenze sempre più misere, eppure la rabbia esplosa allora verso le istituzioni finanziarie e i suoi guardiani cova nuovamente oggi in milioni di persone nel mondo. La devastazione e il saccheggio continuano ad essere la realtà quotidiana che subiamo. Forse allora le fiamme di Genova non avevano tutti i torti. Eppure non abbiamo saputo difenderle.

Questa è la nostra prima responsabilità ed è ciò che ci riempie di frustrazione.

E rabbia, tanta rabbia. Rabbia che non trova come esprimersi, rabbia frustrata. Rabbia che desidera giustizia.

Canepa, Canciani, inquisitori vari e inquirenti tutti, forse vi sentite sereni, al sicuro, senza vergogna, ma sappiate che per noi non è finita. Genova per noi non finirà mai.

A volte, ai nemici della libertà, quali voi siete, torna indietro qualcosa della guerra che hanno condotta ad essa. Non siamo noi a dirlo, è la Storia che, di tanto in tanto, lo dimostra.

Se, presto o tardi, un nuovo movimento reale rimetterà in discussione le basi intere di questa società infernale, allora questo movimento dovrà farsi carico anche di questa giustizia che è l’unica che oggi siamo in grado di concepire. Se così non sarà, queste parole, così come il desiderio di molti, saranno l’ennesima espressione della nostra impotenza.

Marina, Alberto, Ines prendete la nostra solidarietà e il nostro affetto per quello che valgono, per voi si aprono le porte delle galere, e forse questa complicità potrà suonarvi vuota retorica. Sappiate che portiamo con noi tutto il peso di questa consapevolezza.

Jimmy, Vincenzo, non sappiamo dove siete e non ci interessa. Quel che sappiamo è che lo Stato vi dichiara ricercati, irreperibili, presto latitanti. Ebbene, si fotta. Si fottano tutti.

Correte, compagni, correte.

E buona fortuna.

 

compagne e compagni che non dimenticano

Posted in comunicati | Commenti disabilitati su Genova è finita? Niente è finito…

SENTENZA PER UNA RIVOLTA. In ogni caso non finisce qui…

DAL 6 AL 12 LUGLIO 2012
MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE A SOSTEGNO DEGLI IMPUTATI DEL G8
mostra permanente @ Giustiniani19
volantinaggi e presidi a Genova

sabato 7 luglio 2012
genova, ore 18
IL SIGNIFICATO DELLE GIORNATE DEL LUGLIO 2001
discussione pubblica @ Giustiniani19
e proiezione del video
DETOUR, LA CANAGLIA A GENOVA
ovvero come accadde che a Genova, venerdì 20 luglio 2001,
un’imprevedibile deriva abbia trasformato una farsa annunciata
in sommossa reale

martedi’ 10 luglio 2012
genova, ore 18
IL PROCESSO DEL G8 PER SACCHEGGIO E DEVASTAZIONE
con un esponente del Supporto Legale @ Giustiniani 19

venerdi’ 13 luglio 2012
roma
PRESIDIO SOTTO LA CORTE DELLA CASSAZIONE DI ROMA
Appello

 

20 luglio 2001, genova – 13 luglio 2012, roma

Il 13 luglio, a undici anni esatti di distanza, lo Stato, tramite la Corte di Cassazione, darà il verdetto finale sugli scontri che scossero le strade di Genova nel luglio 2001. Per dieci persone viene chiesta la conferma di pene dai dieci ai quindici anni di carcere. Dieci persone chiamate a pagare il prezzo di una rivolta che fu di migliaia di persone, militanti e no, vestiti di nero e colorati, stranieri e genovesi. Dieci capri espiatori, accusati di saccheggio e devastazione.

Cosa accadde quel luglio così lontano nel tempo, ma così vicino nel suo significato?  Gli otto capi di Stato del G8 commisero l’errore di scegliere Genova, città da sempre ostile al sopruso, come sede di uno dei loro arroganti incontri. Il centro storico della città venne svuotato degli abitanti e recintato con grate di ferro invalicabili, tutti furono invitati a lasciare la città. Ma chi non cedette al ricatto, non accettò quella provocazione. La coscienza e la determinazione di alcuni incontrarono e incendiarono l’insofferenza e il disagio di tanti altri, stanchi di subire una vita ritenuta giustamente non degna. Tra di loro molti genovesi; Carlo uno di loro.

Quel giorno in molti disertarono l’appuntamento fissato dal potere e dai suoi interlocutori ufficiali nell’attacco alla zona rossa e nello scontro impari con la polizia. Si andò alla deriva, occupando il resto della città. Fu così svelata una verità semplice e profonda: il potere non è, e non si sconfigge, nel palazzo d’inverno, nelle zone rosse degli appuntamenti farsa dei fantocci messi a capo degli Stati, ma è, e si può rovesciare, ovunque, nello spazio e nel tempo delle nostre vite organizzate e controllate in ogni dettaglio. Attaccando l’alienazione e la miseria cristallizzate nelle sedi di banche e multinazionali, nelle auto di lusso, nelle merci affastellate sugli scaffali dei supermercati, nelle mura di carceri affollate di miserabili, i rivoltosi di Genova urlarono che il dominio non ha un cuore, ma che è freddo, inanimato e diffuso come un cancro. Quando la storia dei cinquecento black bloc calati da Marte non convinceva più nessuno, hanno dovuto chiamarli teppisti e provocatori, questi “barbari” responsabili di atti così inconsulti per i benpensanti ma rivelatori per molti altri. “Teppa”, termine che significativamente rievoca i banditen della Resistenza e i teddy boys del giugno ‘60, ovvero criminali per chi deteneva il potere in quel momento, persone di cuore per tutti gli altri. Sicuramente eravamo e siamo disagiati; perché, si può essere umani e contemporaneamente a proprio agio in questo mondo?

Perché pene così dure? Perché allora, in tempi di relativa “pace sociale”, non si poteva tollerare una città dell’Occidente liberata dal cancro capitalista neanche per poche ore. Sarebbe stato un esempio minaccioso per il futuro, e tale si è rivelato, nonostante la paura instillata a partire da quel giorno con i manganelli in strada e negli anni successivi con la propaganda e la mistificazione. Che le banche siano organizzazioni criminali, che il lusso sia un affronto insopportabile, che il “progresso” per il quale viene richiesto il sacrificio costante della nostra vita è una truffa, che il saccheggio e la devastazione sono quelli che vengono perpetrati ai danni dei territori ovunque, oggi cominciano a pensarlo in tanti, e in tanti hanno cominciato ad agire ed autorganizzarsi, dalla Grecia alla Valsusa. Se quella rivolta allora incompresa e calunniata acquisisce un senso alla luce di quanto accade ora, e se i giudici dimostrano di averlo ben presente con le loro pene esemplari, appare evidente la necessità di non lasciare soli quei dieci di noi che oggi sono chiamati a pagare per tutti. Non è un caso che negli stessi giorni, con una fretta sorprendente, cominci il processo al movimento NOTAV. Un filo rosso unisce coloro che sono chiamati nei tribunali di Stato per fatti apparentemente così lontani, nelle pene che ricadranno a cascata su tutti ma anche nel senso e nella forza delle lotte che continueranno e che mai nessun tribunale potrà sconfiggere.

Carlo quel giorno ha lasciato sul selciato la sua giovane vita e la sua voglia di libertà, ma molti altri come lui sono nati a sé stessi in quelle ore, perché è solo nell’ora della rivolta che non ci si sente più soli nella città, e mai Genova è stata così bella per noi. L’unica giustizia per quella vita spezzata, e l’unica possibilità di riscatto per le nostre umiliate, è che quel fuoco bruci e dilaghi sempre più per le strade del mondo.

CASA OCCUPATA GIUSTINIANI 19

Posted in comunicati, eventi, locandine | Commenti disabilitati su SENTENZA PER UNA RIVOLTA. In ogni caso non finisce qui…

Cena in piazza

autofinanziamento per la
cassa solidale ligure
a sostegno dei compagni e delle compagne colpiti dalla repressione di Stato

sottoscrizione 10 euro

per festeggiare in quartiere la ricchezza della condivisione,
per rilanciare rapporti solidali
e di mutuo appoggio fra chi
è stanco di accontentarsi
delle briciole elemosinate
dal banchetto dei potenti!

PIAZZA VALORIA (non piazza dei giustiniani)

DOMENICA 8 LUGLIO 2012 ORE 19.30

prenotarsi entro il giorno prima presso la Casa Occupata Giustiniani 19, il Centro di Documentazione Il Grimaldello o alla mail grimaldelloge[at]libero.it

Street not for sale – due giorni di musica e graffiti contro casapound

SABATO 9 E DOMENICA 10 GIUGNO 2012 dalle ore 15 in poi

Da una parte sola della barricata . . .

Anche quest’anno, per la seconda volta, Casa Pound prova a organizzare la cosiddetta “International Street Convention” nella sede di Area 19 a Roma , riproponendo l’abituale e triste plagio di culture che niente hanno a che fare con le ideologie fasciste.

Anche quest’anno, la nostra risposta non si farà attendere. Dopo le iniziative nel 2011 di “Reclaim the Streets”, in cui abbiamo ribadito la nostra posizione in varie città italiane, quest’anno ci dirigiamo a Genova, per riappropriarci di spazi in cui esprimere le fondamenta della filosofia street.

La street art è un codice comunicativo che nasce dal disagio sociale di ambienti metropolitani multietnici, dall’emarginazione delle periferie,dalla frenesia post moderna, e si corrobora nel dissenso. Si è diffusa nei decenni attraverso pratiche artistiche illegali,  sviluppandosi speditamente per esplodere e rivelarsi presto in tutti i continenti, entrare nei circuiti più svariati e affermarsi come conquista dei centri urbani e sfida alle autorità precostituite. Si capisce dunque, partendo proprio dalle sue origini, come lo spirito street non abbia nulla a che vedere con le intolleranze e i razzismi, intrecciandosi perfettamente con i diversi tessuti urbani, esprimendosi semmai come forma più o meno conscia di sovversione.

Tutti questi concetti non possono essere affiancati a personaggi come quelli di Casapound, autori di raid ai danni di extracomunitari e omosessuali,  promotori di iniziative come le “taglie sui writers” o le “squadre antigraffiti”. Sfruttando immagini e icone come Che Guevara, Rino Gaetano, Peppino Impastato, vantandosi di essere ribelli e al contempo stringendo sodalizi con amministrazioni e partiti in cambio di favori e finanziamenti, cercano di mostrarsi aperti e moderni davanti all’opinione pubblica, ma le loro contraddizioni nascondono evidentemente solo subdoli tentativi di proselitismo e manie di potere. Smascherando la loro provocazione si palesa solo vacuità.

Come il loro precedente evento, che non ha contato più di una decina di partecipanti, anche questo è destinato a rivelarsi un buco nell’acqua. Per noi invece vuole diventare un’occasione per fare chiarezza, un occasione di festa ma anche di dibattito e sperimentazione. Quello che faremo sabato 9 e domenica 10 giugno 2012 sarà quello che abbiamo sempre fatto: riprenderci le strade, in questo caso i muri della Casa Occupata Giustiniani 19, per riempirli dei contenuti che danno vita ad un movimento ingovernabile!

DOVE C’E’ LIBERTA’ D’ ESPRESSIONE NON C’E’ SPAZIO PER I FASCISTI !

VOLKSWRITERZ, GIUSTINIANI 19

Posted in comunicati, eventi, locandine | Commenti disabilitati su Street not for sale – due giorni di musica e graffiti contro casapound

Viva l’astensione per la rivoluzione!

Le ultime elezioni nel nostro paese hanno visto un altissimo tasso di astensione. A Genova, un sindaco eletto da poco più di centomila persone ne governerà quasi ottocentomila: culmine della farsa, o culmine della democrazia? In ogni caso nessun analista, nessun politico, nessun organo di stampa ha potuto eludere il dato ne trovare fantasiose spiegazioni.

Le interpretazioni sociologiche si sprecano. La chiamano, con preoccupazione, antipolitica. E allo stesso tempo la Politica per arginare questo fenomeno prevedibile é corsa ai ripari laddove poteva (quindi, fondamentalmente, a sinistra) lanciando volti nuovi ed enfatizzando l’illusione dell’amministrazione più attenta e vicina ai cittadini, puntando sulla democrazia partecipativa per rispondere al desiderio di rinnovamento.

Effettivamente, se liste civiche e “grillini” hanno eroso i voti dei partiti storici è perché le basi degli stessi sono stanche delle vecchie classi dirigenti. E questo è un dato. Un altro dato, ineludibile, è che in tutta Italia, milioni di persone, semplicemente, non hanno sprecato neanche quei 20 minuti per scegliere chi dovrebbe governarli nei prossimi anni. Rifiuto? Disinteresse? Opposizione? Senso d’impotenza? Non lo sappiamo. Probabilmente tutti i fattori insieme.

Quel che è certo è che il fenomeno non è italiano. In Grecia, in Portogallo, come precedentemente in Spagna, gli “aventi diritto” hanno mostrato un grande dito medio alle seduzioni della Politica. I governi della “crisi”, e i governi dell’austerità ancora più di altri, perdono terreno, appoggio e consenso.

Il voto però è solo un piccolo mattoncino del consenso. Se le illusioni e la fiducia nella Politica vengono meno, questo non significa ancora che essa venga rifiutata. I potenti hanno bisogno di noi, del mantenimento dei nostri ruoli sociali, hanno bisogno che rimaniamo al nostro posto. Ma noi non abbiamo bisogno di loro. Se vogliamo reagire alla miseria che ci circonda dobbiamo precisamente uscire dai nostri ruoli, liberare il nostro tempo, attivarci laddove possiamo e non per partecipare ad un banchetto da principio concepito per pochi, ma per ribaltare quella tavola insieme a tutti coloro che ne restano esclusi.

Il rifiuto della delega (al Comune, al Parlamento, al poliziotto), se consapevole, è il primo passo verso l’azione diretta nella risoluzione dei problemi, cominciando dal quartiere in cui viviamo. Un cancello aperto, una casa occupata, un giardino liberato, un orto in mezzo ai vicoli, sono anche questo.

Il mondo appartiene a chi lo abita, le risorse a chi ne ha bisogno, la ricchezza sociale a chi la produce e non ai suoi proprietari.

Riprendiamoci tutto.

Un augurio a chi ha cominciato.

6 mesi d’occupazione

Calendario delle prossime due settimane

MARTEDì 8
ore 21
Dibattito per un’assemblea popolare NoTav-NoGronda

GIOVEDì 10
ore 21
Libero cinema dei Giustiniani – Regeneration un film di Gillies Mac Kinnon – per la rassegna di maggio, “La guerra: stupidità e orrore” – ingresso libero

DOMENICA 13
ore 20
Cena Benefit per Juan, arrestato NoTav il 26 Gennaio. Sottoscrizione 13 euro.

MARTEDì 15
ore 18
Poesie al popolo! Aperitivo buffet di autofinanziamento per i lavori, i laboratori e le attività della casa occupata – Parole poetiche al ritmo di richi dj

GIOVEDì 17
ore 19 @ facoltà di lettere e filosofia/via balbi4
Aperitivo e s/Concerto Benefit NoTav. Ingresso 3 euro.
TEAR ME DOWN – militant punk hc da Roma/Sardinni – http://www.myspace.com/tearmedown
NO CHAPPI? BOURGEOIS! – casalinghe frustrate dall’entroterra ligure – http://www.myspace.com/nochappib
AS BULLETS AND SHIT – punk hc da lavagna – http://www.myspace.com/asbulletsandshit
maggiori info

VENERDì 18
ore 21
Cantu e Cuntu. Uno spettacolo da cantastorie. Maggiori info (spettacolo precedente)

DOMENICA 20
ore 20
Cena Benefit Massimo, nelle mani del nemico dal 10 giugno 2009. Sottoscrizione 13 euro.

Posted in eventi | Commenti disabilitati su 6 mesi d’occupazione