Contributi sull’ennesima farsa elettorale. Da genova

NoVotoAutogestioneAPPUNTAMENTI TERRITORIALI:
*Piazzale uscita metro Certosa – dalle ore 11 – VENERDI’ 22 FEBBRAIO
*Mercato di terralba (San fruttuoso) – dalle ore 10.30 – SABATO 23 FEBBRAIO

 

Non abbiamo bisogno di loro!! NON VOTIAMO!

Le ultime elezioni nel nostro paese hanno visto un altissimo tasso di astensione. A Genova, un sindaco eletto da poco più di centomila persone ne governa quasi 800mila:

culmine della farsa, o culmine della democrazia?

Le interpretazioni sociologiche si sprecano. La chiamano, con preoccupazione, antipolitica. E allo stesso tempo la Politica per arginare questo fenomeno prevedibile é corsa, negli ambiti locali, ai ripari come poteva lanciando volti nuovi e pompando la nuova illusione dell’amministrazione più attenta e vicina ai cittadini, puntando sulla democrazia partecipativa per rispondere al desiderio di rinnovamento.

Ed effettivamente, se liste civiche e “grillini” erodono i voti dei partiti storici è perché le basi degli stessi sono stanche delle vecchie classi dirigenti. E questo è un dato. Un altro dato, ineludibile, è che in tutta Italia, milioni di persone, semplicemente, non sprecano più neanche quei 20 minuti per scegliere chi dovrebbe governarli nei prossimi anni.

Rifiuto? Disinteresse? Senso d’impotenza? Non lo sappiamo. Probabilmente tutti i fattori insieme. Quel che è certo è che il fenomeno non è solo “italiano”. In Grecia, in Portogalo, in Spagna, gli “aventi diritto” hanno mostrato un grande dito medio alle seduzioni della politica.

I governi dell’austerità perdono terreno, appoggio e consenso. Coloro che si presentano come i futuri gestori della crisi hanno sempre meno credibilità. Il voto però è solo un piccolo mattoncino del consenso. Se le illusioni e la fiducia nella Politica vengono meno, questo non significa ancora che essa venga rifiutata.

I potenti hanno bisogno di noi,
del mantenimento dei nostri ruoli sociali, hanno bisogno che rimaniamo al nostro posto.
noi non abbiamo bisogno di loro!

Se vogliamo reagire alla miseria che ci circonda dobbiamo precisamente uscire dai nostri ruoli, liberare il nostro tempo, attivarci laddove possiamo e non per partecipare ad un banchetto di principio concepito per pochi, ma per ribaltare quella tavola insieme a tutti coloro che ne restano esclusi.

Il rifiuto della delega (al Comune, al Parlamento, al poliziotto) consapevole, è il primo passo per affrontare direttamente i nostri problemi, cominciando dal quartiere in cui viviamo. Iniziamo a riconoscere come simile chi vive la nostra stessa condizione, diffondiamo la solidarietà, le iniziative autonome e l’autonomia nell’agire Il mondo appartiene a chi lo abita, le risorse a chi ne ha bisogno, la ricchezza sociale a chi la produce e non ai suoi proprietari.

Riprendiamoci tutto. Un augurio a chi ha cominciato.

in allegato il pamphlet distribuito in piazza

SPUNTI E RIFLESSIONI PER GENERALIZZARE L’ASTENSIONISMO

Cena per la Cassa Solidale Ligure

 Sabato 2 Febbraio h. 20

c/o Circolo “Il Pasubio”- Salita Di Oregina, 46
CENA BENEFIT
CASSA LIGURE DI SOLIDARIETA’
Costo: € 20
-MENU –
Misto di antipasti
Cavatelli fatti in casa con salsa ai carciofi
Roastbeaf con patate al forno e insalata di finocchi e arance
Tiramisù
Macedonia
Consapevoli che il meccanismo repressivo sia uno dei tanti strumenti che vengono usati per dividerci e per schiacciare ogni fermento di opposizione e di critica, sappiamo bene che ogni volta che la repressione colpisce uno di noi, colpisce tutti noi.
Per rompere la parcellizzazione che ci vuole gli uni contro gli altri abbiamo costruito un progetto di cassa di solidarietà regionale che sostenga localmente, ma non solo, chi verrà colpito, o chi sia già stato colpito, dalla repressione a causa della sua partecipazione alle varie lotte.
Attraverso la cassa vogliamo abbattere i muri che ci separano e ci mostrano differenti, rispolverando insieme le vecchie armi del mutuo soccorso. Ma per spiccare il volo c’è bisogno che queste pratiche e legami di solidarietà sociale si diffondano e si rafforzino: questa è la nostra vera sfida, visti i tempi di disgregazione e isolamento.
PRENOTARE ENTRO E NON OLTRE MARTEDI’ 29 GENNAIO A: grimaldelloge@libero.it
***
Cassa Solidale Ligure
N°POSTEPAY
4023 6005 9375 2910
intestato a Franciosi Chiara
codice fiscale FRNCHR73R44E463X

Presidio al tribunale del riesame

Giovedì 27 dicembre 2012
PRESIDIO AL TRIBUNALE DEL RIESAME
ore 9, piazza Portoria, Genova

SOSTENIAMO I COMPAGNI E LE COMPAGNE
N°POSTEPAY
4023 6005 9375 2910
intestato a Franciosi Chiara
codice fiscale FRNCHR73R44E463X

PUNIRE PER PREVENIRE

Mercoledì 12 dicembre la Digos di Genova ha notificato 11 misure restrittive, arresti domiciliari e obbligo di firma, ad 11 compagni. L’operazione è partita su ordine del Gip Marina Orsini, su richiesta del procuratore aggiunto, Vincenzo Scolastico. Da mercoledì, quindi, 3 compagni ed una compagna si trovano agli arresti domiciliari e 7 sono costretti ad andare a firmare in questura una o due volte al giorno.

I fatti contestati riguardano lo sgombero della casa occupata Giustiniani 19, avvenuto il 7 agosto 2012.  I compagni sono accusati a vario titolo di resistenza aggravata. Dall’ordinanza si può però ben capire come le misure non siano soltanto un provvedimento legato al 7 Agosto, ma piuttosto determinato dalla volontà di punire più in generale la loro partecipazione alle lotte contro l’alta velocità e il Terzo Valico, alle occupazioni, alla lotta contro la militarizzazione del territorio ed il razzismo sempre più diffuso, alla solidarietà con i lavoratori. Quello che si vuole colpire quindi non è il singolo episodio ma la “condotta” politica di ciascuno di loro, riconducendo il tutto ad un problema di ordine pubblico.

Il 27 dicembre si riunisce il tribunale del riesame per decidere se confermare o meno la misura degli arresti ai 4 compagni.

L’applicazione di misure di restrizione della libertà, sia esse domiciliari che firme usate come DASPO politico, hanno lo scopo di colpire i compagni, allontanandoli dai contesti di lotta, nel tentativo di eliminare ed isolare gli elementi “più pericolosi”. Il messaggio contenuto in questa operazione è che in tempi di crisi la contestazione non è ammessa, bisogna solo obbedire a testa bassa.

Ma Genova non è un’eccezione, il modus operandi repressivo genovese lo troviamo in molte città. Gli ultimi esempi sono avvenuti a Torino e a Milano. Il 17 dicembre la procura di Torino ha emesso nei confronti di diversi compagni e compagne due arresti domiciliari, una decina tra obblighi di dimora e di firma e diverse denunce, per i fatti avvenuti durante la giornata di lotta del 1 maggio 2012. E nello stesso giorno a Milano, la Digos ha eseguito diverse perquisizioni in casa di studenti per il corteo avvenuto il 14 novembre in quella città.

Per non parlare della maxioperazione contro i fatti avvenuti a Roma il 15 Ottobre del 2011, che ha portato agli arresti domiciliari fra gli altri, anche un nostro compagno, Francesco. L’accusa in questo caso è quella di devastazione e saccheggio, reato tornato, non casualmente, in auge lo scorso luglio in occasione della sentenza della Corte di Cassazione ai danni degli imputati per la rivolta contro il G8 di Genova del 2001.

Siamo di fronte alla creazione e attuazione di un armamentario repressivo, essenzialmente centrato sulla punizione e sulla prevenzione, volutamente esorbitante. Colpire le persone, i compagni che lottano è assolutamente necessario, soprattutto adesso che le libertà individuali vengono ogni giorno ristrette ed il dissenso sociale tende ad aumentare.

Punire, spaventare e allontanare sembra essere il dogma a cui risponde e che viene seguito dalla Magistratura. Fermare, anche sul nascere, ogni pratica di rottura, ogni pratica di lotta, che possa mettere in discussione l’attuale stato delle cose,  che possa contagiare altre situazioni, che possa far vedere che c’è un modo per reagire alla crisi che non sia la sua semplice accettazione.

Per questo sosteniamo che queste misure non riguardano solo 13 compagni, ma riguardano tutti. Il modo di rispondere a questi “attacchi” deve essere quindi quello di generalizzare le lotte e la solidarietà.  Perché ormai sembra essere sempre più evidente che provare ciascuno a difendere il proprio orto, non basta più. Solamente un collegamento sempre più stretto tra le diverse forme di resistenza può trasformare il loro aspetto difensivo in aspetto offensivo. Occorre combattere.

Solidarietà a Christian, Enrico, Francesco, Mattia e Sofia.

Solidarietà a tutti gli inquisiti. Solidarietà a tutti i compagni prigionieri.

compagni e compagne solidali

SOSTENIAMO I COMPAGNI E LE COMPAGNE
N°POSTEPAY
4023 6005 9375 2910
intestato a Franciosi Chiara

SENTENZA PER UNA RIVOLTA. In ogni caso non finisce qui…

DAL 6 AL 12 LUGLIO 2012
MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE A SOSTEGNO DEGLI IMPUTATI DEL G8
mostra permanente @ Giustiniani19
volantinaggi e presidi a Genova

sabato 7 luglio 2012
genova, ore 18
IL SIGNIFICATO DELLE GIORNATE DEL LUGLIO 2001
discussione pubblica @ Giustiniani19
e proiezione del video
DETOUR, LA CANAGLIA A GENOVA
ovvero come accadde che a Genova, venerdì 20 luglio 2001,
un’imprevedibile deriva abbia trasformato una farsa annunciata
in sommossa reale

martedi’ 10 luglio 2012
genova, ore 18
IL PROCESSO DEL G8 PER SACCHEGGIO E DEVASTAZIONE
con un esponente del Supporto Legale @ Giustiniani 19

venerdi’ 13 luglio 2012
roma
PRESIDIO SOTTO LA CORTE DELLA CASSAZIONE DI ROMA
Appello

 

20 luglio 2001, genova – 13 luglio 2012, roma

Il 13 luglio, a undici anni esatti di distanza, lo Stato, tramite la Corte di Cassazione, darà il verdetto finale sugli scontri che scossero le strade di Genova nel luglio 2001. Per dieci persone viene chiesta la conferma di pene dai dieci ai quindici anni di carcere. Dieci persone chiamate a pagare il prezzo di una rivolta che fu di migliaia di persone, militanti e no, vestiti di nero e colorati, stranieri e genovesi. Dieci capri espiatori, accusati di saccheggio e devastazione.

Cosa accadde quel luglio così lontano nel tempo, ma così vicino nel suo significato?  Gli otto capi di Stato del G8 commisero l’errore di scegliere Genova, città da sempre ostile al sopruso, come sede di uno dei loro arroganti incontri. Il centro storico della città venne svuotato degli abitanti e recintato con grate di ferro invalicabili, tutti furono invitati a lasciare la città. Ma chi non cedette al ricatto, non accettò quella provocazione. La coscienza e la determinazione di alcuni incontrarono e incendiarono l’insofferenza e il disagio di tanti altri, stanchi di subire una vita ritenuta giustamente non degna. Tra di loro molti genovesi; Carlo uno di loro.

Quel giorno in molti disertarono l’appuntamento fissato dal potere e dai suoi interlocutori ufficiali nell’attacco alla zona rossa e nello scontro impari con la polizia. Si andò alla deriva, occupando il resto della città. Fu così svelata una verità semplice e profonda: il potere non è, e non si sconfigge, nel palazzo d’inverno, nelle zone rosse degli appuntamenti farsa dei fantocci messi a capo degli Stati, ma è, e si può rovesciare, ovunque, nello spazio e nel tempo delle nostre vite organizzate e controllate in ogni dettaglio. Attaccando l’alienazione e la miseria cristallizzate nelle sedi di banche e multinazionali, nelle auto di lusso, nelle merci affastellate sugli scaffali dei supermercati, nelle mura di carceri affollate di miserabili, i rivoltosi di Genova urlarono che il dominio non ha un cuore, ma che è freddo, inanimato e diffuso come un cancro. Quando la storia dei cinquecento black bloc calati da Marte non convinceva più nessuno, hanno dovuto chiamarli teppisti e provocatori, questi “barbari” responsabili di atti così inconsulti per i benpensanti ma rivelatori per molti altri. “Teppa”, termine che significativamente rievoca i banditen della Resistenza e i teddy boys del giugno ‘60, ovvero criminali per chi deteneva il potere in quel momento, persone di cuore per tutti gli altri. Sicuramente eravamo e siamo disagiati; perché, si può essere umani e contemporaneamente a proprio agio in questo mondo?

Perché pene così dure? Perché allora, in tempi di relativa “pace sociale”, non si poteva tollerare una città dell’Occidente liberata dal cancro capitalista neanche per poche ore. Sarebbe stato un esempio minaccioso per il futuro, e tale si è rivelato, nonostante la paura instillata a partire da quel giorno con i manganelli in strada e negli anni successivi con la propaganda e la mistificazione. Che le banche siano organizzazioni criminali, che il lusso sia un affronto insopportabile, che il “progresso” per il quale viene richiesto il sacrificio costante della nostra vita è una truffa, che il saccheggio e la devastazione sono quelli che vengono perpetrati ai danni dei territori ovunque, oggi cominciano a pensarlo in tanti, e in tanti hanno cominciato ad agire ed autorganizzarsi, dalla Grecia alla Valsusa. Se quella rivolta allora incompresa e calunniata acquisisce un senso alla luce di quanto accade ora, e se i giudici dimostrano di averlo ben presente con le loro pene esemplari, appare evidente la necessità di non lasciare soli quei dieci di noi che oggi sono chiamati a pagare per tutti. Non è un caso che negli stessi giorni, con una fretta sorprendente, cominci il processo al movimento NOTAV. Un filo rosso unisce coloro che sono chiamati nei tribunali di Stato per fatti apparentemente così lontani, nelle pene che ricadranno a cascata su tutti ma anche nel senso e nella forza delle lotte che continueranno e che mai nessun tribunale potrà sconfiggere.

Carlo quel giorno ha lasciato sul selciato la sua giovane vita e la sua voglia di libertà, ma molti altri come lui sono nati a sé stessi in quelle ore, perché è solo nell’ora della rivolta che non ci si sente più soli nella città, e mai Genova è stata così bella per noi. L’unica giustizia per quella vita spezzata, e l’unica possibilità di riscatto per le nostre umiliate, è che quel fuoco bruci e dilaghi sempre più per le strade del mondo.

CASA OCCUPATA GIUSTINIANI 19

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Cena in piazza

autofinanziamento per la
cassa solidale ligure
a sostegno dei compagni e delle compagne colpiti dalla repressione di Stato

sottoscrizione 10 euro

per festeggiare in quartiere la ricchezza della condivisione,
per rilanciare rapporti solidali
e di mutuo appoggio fra chi
è stanco di accontentarsi
delle briciole elemosinate
dal banchetto dei potenti!

PIAZZA VALORIA (non piazza dei giustiniani)

DOMENICA 8 LUGLIO 2012 ORE 19.30

prenotarsi entro il giorno prima presso la Casa Occupata Giustiniani 19, il Centro di Documentazione Il Grimaldello o alla mail grimaldelloge[at]libero.it