BLOCCHIAMO CASELLI

PORTIAMO LA VALLE IN CITTA’
MARTEDI’ 21 ORE 15.30 @ GIUSTINIANI 19

Il 26 gennaio la procura di Torino ha fatto partire un’operazione contro il movimento NOTAV, arrestando 26 persone e perquisendone una cinquantina.

Il tentativo di dividere il movimento fra buoni e cattivi, cercando di intimorire e separare i cosiddetti violenti da un ipotetico altro, deve fallire e non può lacerare la lotta contro il TAV, soprattutto dal momento che le pratiche e gli intenti in Valle scaturiscono dall’estrema spinta alla condivisione dei resistenti. Come il 27 giugno e il 3 luglio gli obiettivi trovavano concordi tutte le anime che diedero vita a quelle giornate, così oggi c’è bisogno di una difesa unitaria di tutti i colpiti dalla repressione.

Ad oggi 8 persone rimangono in carcere, mentre i restanti sono sottoposti alla detenzione domiciliare o ad altre forme di restrizione. Il titolare dell’inchiesta, Giancarlo Caselli, non è semplicemente l’attuale procuratore capo di Torino: come ex procuratore antimafia, Caselli è anche un simbolo apparentemente intoccabile per tutta una sinistra convinta che giustizia sia sinonimo di galera. Con il suo ruolo si vorrebbe nascondere l’evidenza degli interessi di affaristi collusi con la mafia nell’attuazione del treno ad alta velocità in Valsusa.

Ma il movimento NOTAV ha dimostrato efficacemente che lottare contro il treno veloce significa lottare contro gli interessi dei padroni (che siano o no mafiosi) e contro lo Stato che li difende; significa riappropriarci delle nostre esistenze e dei nostri spazi di vita. Noi sappiamo benissimo che mafia e Stato sono due sistemi di potere in bilico tra la reciproca collusione e il contrasto per l’egemonia. Noi sappiamo che lottare contro la mafia significa lottare contro lo Stato, e viceversa. Non sarà un procuratore ammantato di santità a cambiare le carte in tavola.

Noi non dimentichiamo il ruolo di Caselli negli anni ottanta nella conduzione dei processi contro gruppi rivoluzionari e movimenti sociali. Noi non dimentichiamo il suo sostegno, nel ’98, quando erano ancora pochi i nemici dell’alta velocità, all’inchiesta che portò all’arresto e alla morte in carcere di Edoardo “Baleno” Massari e Soledad “Sole” Rosas.

Portare l’esperienza della lotta in Valle nelle strade delle nostre città significa per noi riproporre le pratiche del blocco e dell’assedio privandole di ogni significato simbolico, significa porsi come obiettivo l’impedire a Caselli il suo ipocrita teatrino antimafia di facciata così come in Valsusa ci si pone quello di impedire la Tav.

Caselli non deve parlare! Fuori tutti dalle galere! Con Sole e Baleno nel cuore

CANTU E CUNTU

SABATO 18 FEBBRAIO ORE 18

“CANTU E CUNTU” è uno Spettacolo realizzato con le tecniche dei Cantastorie, figura tradizionale della Cultura Popolare, che si spostava nelle Piazze e raccontava con il Canto una Storia o una Leggenda che spesso era attualizzata.
Lo Spettacolo è un Viaggio attraverso la Musica e i Racconti che accompagnavano l’uomo in un contesto rurale che ormai stà scomparendo…
Un Viaggio in quel tempo in cui… la Musica cullava l’uomo-bimbo con le melodie delle ninnenanne, rendeva magiche le Fiabe che gli venivano raccontate e usciva in strada insieme agli stessi bambini rallegrando i loro giochi attraverso le filastrocche… “gallinella zoppa zoppa quante penne tieni ‘n coppa, e ne tieni ventiquattro…uno, due, tre e quattro”.
Ancora… la Musica era il mezzo per esprimere le pene del cuore e le fatiche dei campi, la rabbia e le oppressioni dei Popoli.
Il Cantastorie, allora, Cantava e Cuntava girando di Piazza in Piazza, come fa ancora oggi…per non perdere la Memoria !

Biagio Accardi… “Servo Vostro e con Devozione saluta stà bella Popolazione (per il momento)”!

Note Informative: Biagio Accardi da anni è impegnato nel recupero delle Tradizioni etno-musicali, studiando e sperimentando, nel tempo, mezzi e modi sempre nuovi per arricchire il proprio lavoro.
Nello Spettacolo Cantu e Cuntu oltre alla Voce e alla Chitarra, fanno da cornice il Tamburo e la Lira Calabrese. L’uso della Maschera in alcune parti dello Spettacolo, rimanda chiaramente alla Commedia dell’Arte.

Video PROMO (Cantastorie/Cantu e Cuntu): http://www.youtube.com/watch?v=5YpIZTAA0IQ

La MUSICA e gli SPETTACOLI di Biagio Accardi (sul myspace): http://www.myspace.com/biagioaccardi

“Nagrù”, Gruppo Tradizionale Calabrese.
“Fuocu”, Gruppo di Musica Etno-Mediterranea.
Spettacolo di “Cantastorie”, Cantu e Cuntu e…

INFO: 368404835 | bottegadelfuoco[at]virgilio.it

LIBIA 2011 di Paolo Sensini

VENERDI’ 17 FEBBRAIO ORE 18

Presentazione del libro LIBIA 2011 di Paolo Sensini e dibattito con l’autore, con supporto di un documentario video.

Nel marzo 2011 un’internazionale “coalizione di volenterosi”, trainata da Francia ed Inghilterra, attacca unilateralmente la Libia di Gheddafi, che nell’arco di poche settimane passa dall’essere presentato come un affidabile partner dell’occidente, ad essere definito “dittatore pazzo e sanguinario”.
In quei giorni, di poco successivi ai moti popolari della “primavera araba” in Egitto, Tunisia e Bahrein, sia i  mass-media occidentali, sia i network arabi Al Jazeera ed Al Arabica, ci raccontavano che un’insurrezione di tutto il popolo libico, guidata da “giovani rivoluzionari di Bengasi” veniva repressa nel sangue da Gheddafi che, bombardando la sua stessa gente, stava causando decine di migliaia di vittime. E che non era quindi procrastinabile “l’intervento umanitario” a sostegno dei civili libici.
Le testimonianze emerse nei mesi successivi ci dicono invece che non era proprio così.
I “giovani rivoluzionari” erano gruppi di combattenti islamisti guidati da ex ministri del governo e da Al Qaeda, ed armati da mesi dai servizi segreti occidentali, che hanno trovato enormi difficoltà nel prendere il controllo del paese e nell’abbattere un governo che godeva dell’appoggio incondizionato della stragrande maggioranza della popolazione.
Anche i fatti più sbandierati da televisioni e giornali a sostegno della richiesta d’intervento straniero in appoggio ai “ribelli”, ovvero i bombardamenti delle città e dei civili libici da parte delle truppe lealiste o la presenza di fosse comuni (ormai un classico della propaganda imperialista), si sono dimostrati un falso clamoroso, come altre atrocità successivamente attribuite all’esercito ed a Gheddafi.
Quello che invece nessuno ci ha raccontato è stata la strage di civili colpiti dall’uso indiscriminato dei bombardamenti aerei da parte della NATO, e il livello di distruzione da essi causato, che ha riportato indietro di centinaia di anni quello che veniva riconosciuto come il paese africano con il più alto livello di benessere , servizi ed infrastrutture e che ora, dopo che gli è stata portata la democrazia, è piombato nel caos e nella miseria.
Questo battage mediatico finalizzato a far accettare questa guerra all’opinione pubblica occidentale ricalca abbastanza da vicino quanto accaduto in occasione delle guerre imperialiste che hanno colpito Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, ma nonostante si tratti di uno schema trito e ritrito non è bastato a sollevare dalla sinistra italiana tout-court, quel velo di omertoso silenzio che ha di fatto reso digeribile ai proletari italiani l’aggressione ingiustificata ad un popolo intero. Nessuna opposizione alla guerra, nessuno sciopero “no war”, nessuna bandiera arcobaleno alle finestre. Ancora una volta partiti e sindacati ci hanno lasciato soli, utilizzando addirittura strumentalmente l’aggressione militare alla Libia, in chiave anti-Berlusconi, come se la vita di decine di migliaia di persone pesasse meno del “bunga-bunga” e dei loro sporchi giochi di potere.
Anche tenuto conto del fatto che la grande industria mediatica della menzogna di guerra (con l’aiuto delle sue quinte colonne in loco) sta riproponendo lo stesso giochino in Siria ed Iran, riteniamo fondamentale comprenderlo appieno per decostruire le bugie propinateci e riappropriarci degli strumenti dell’inchiesta e della ricerca delle verità, con l’obiettivo di ricominciare ad opporre alla guerra imperialista in tutto il mondo l’opposizione di classe in casa nostra.
Ne parliamo con Paolo Sensini, autore del libro LIBIA 2011 e presente dai primi giorni di bombardamenti nella Jamahiriya sotto attacco insieme alla Fact finding commission on the currents events in Lybia .

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RIBELLI DELLA MONTAGNA

“In Val Susa, lo Stato si è guadagnato l’odio di intere generazioni”
(cit. I peccati della Maddalena-Fratelli di TAV; documentario)

La mattina del 26 gennaio un’ingente operazione di polizia contro il movimento NOTAV su tutto il territorio nazionale ha portato all’arresto di 26 persone e all’applicazione di altre misure cautelari e restrittive per 15 persone. L’accusa è di aver partecipato a vario titolo alle calde giornate di lotta e resistenza del 27 giugno e del 3 luglio in Val di Susa. Per più di un mese a Chiomonte un territorio è stato sottratto alla sovranità dello Stato: difesa dalle barricate, la Libera Repubblica della Maddalena viveva di fatto nella zona prevista per il cantiere del cunicolo geognostico esplorativo, rimandando a lungo il suo insediamento. Il 27 giugno lo Stato interviene, sgomberando il presidio dopo una lunga resistenza sotto un diluvio di lacrimogeni e occupando militarmente l’area, recintandone solo una piccola parte rispetto a quella effettiva prevista dal progetto. Il 3 luglio, un moto di rabbia e liberazione porta all’assedio del cantiere per diverse ore, in cui tutti hanno dato vita a una data battaglia furente, attaccando e contrattaccando le truppe d’occupazione a difesa del cantiere, alla ricerca sfrenata di liberare nuovamente la zona.
Dall’esperienza della Libera repubblica della Maddalena, dove un’intera comunità minacciata dai progetti devastatori del capitale, nell’organizzarsi in una resistenza attiva per difendere la terra, ha realizzato di poter far tranquillamente a meno dello Stato, sperimentando spazi e momenti di condivisione e autogestione. Fino all’assedio al fortino-cantiere del 3 luglio, dove ciascuno, fianco a fianco, a seconda dei propri mezzi, delle proprie possibilità, delle proprie pulsioni, ha deciso di non delegare e non rimandare il momento della rabbia, di esprimere il proprio desiderio di rivalsa in seguito all’ennesimo attacco subito. Un’intera valle sotto attacco e migliaia di esasperati da questo sistema socio-economico si sono uniti per provare a riprendersi ciò che era proprio, attaccando coscientemente e assediando il cantiere e chi lo difende. L’uso massiccio della forza da parte della polizia, le cariche con le ruspe e l’idrante, le migliaia di lacrimogeni, le violenze sui manifestanti e le torture ai 5 arrestati di quel giorno non hanno stroncato la ferrea volontà di assediare il fortino militare.
La barbarie dello Stato e dell’industria è ovunque, ed ovunque è difesa da forze di polizia e sempre più da  militari in divisa mimetica: si pensi ai C.I.E, alle discariche in Campania, al territorio dell’Aquila, all’eventualità di centrali nucleari, fino alle nostre stesse strade. Il non-cantiere di Chiomonte è zona di interesse strategico nazionale, ovvero zona militare a tutti gli effetti, con tanto di mezzi da guerra cingolati, soldati e corpi speciali dei Carabinieri, che si aggiungono al già imponente dispositivo poliziesco schierato dietro il filo spinato.
Ciò che avvicina migliaia di persone alla lotta contro il TAV non sono certo solo le innumerevoli motivazioni per esserne contrari, valide per centinaia di altre drammatiche situazioni, ma il tipo di conflitto che si è sviluppato, in cui le mediazioni cadono e il proprio sentire diventa immediato, dove ogni pratica e ogni modo di esprimersi trovano il proprio spazio e il proprio tempo, in uno spirito di condivisione progettuale che si è fatta comunità di lotta e resistenza, in un conflitto che è diventato parte integrante della vita delle persone. Le esperienze delle Libere repubbliche di Venaus e della Maddalena rendono bene lo spirito, le idee, le volontà che permeano questa lotta.
Questi i brevi pensieri, cronache assai parziali di un conflitto ventennale, rispetto ai quei giorni valsusini, per cui amici e compagni sono ora sottoposti ad arresti cautelari, domiciliari e misure restrittive. Quei giorni c’eravamo tutti, insieme, fianco a fianco. Per boschi, per sentieri e sulle barricate.
L’operazione repressiva orchestrata da Caselli, così vasta, estesa ed eterogenea, tiene fede però al carattere popolare, condiviso ed eterogeneo del movimento NO TAV. Un movimento composito, complesso e articolato, che in tutto questo trova la sua forza. Davanti a ciò, ogni tentativo di esclusione e divisione cade nel vuoto. Coscienti del percorso fin qui intrapreso, la miglior risposta alla repressione è continuare a lottare, con passione e determinazione. Questa è anche, e soprattutto, la miglior solidarietà che possiamo esprimere agli arrestati e agli inquisiti.

Fuori i militari dalla Val Susa, da Genova e da ovunque.
Delle prigioni, delle gabbie, dei muri e delle recinzioni solo un cumulo di macerie.
Juan libero! Gabri libero! Liberi tutti!

maggiori info
notav.info
notavliberi.noblogs.org

[foto] Murales NO TAV LIBERI TUTTI – NO GRONDA – fuori le truppe dalla Val Susa. Di misura 40 m x 2m in via Fillak, a Genova, in Val Polcevera. La Val Polcevera è una delle zone incluse nel Progetto del Terzo Valico (Linea TAV Genova-Milano) e della Gronda , nuovo devastante raccordo autostradale di 19 chilometri che si svilupperanno tra gallerie e viadotti, in progettazione lungo tutto il Ponente genovese. Toccherà tutte le vallate che dalla costa vanno verso l’entroterra tra Bolzaneto (Valpolcevera) e Genova-Voltri.

Da Genova, con passione

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SOLIDARIETA’ AI NO TAV PERQUISITI E ARRESTATI

Giovedì 26 gennaio 2011. Questa mattina sono stati effettuati in molte città d’italia perquisizioni e arresti nelle abitazioni private e collettive, spazi occupati e altri locali di una cinquantina di persone e realtà  del movimento notav, riguardo alla lotta in valsusa durante lo sgombero della libera repubblica della maddalena del 27 giugno, e il conseguente assedio al cantiere del 3 luglio. Questa operazione, volta a reprimere un movimento che con costanza e determinazione porta avanti la resistenza all’alta velocità da ormai 20 anni, è frutto della paura di uno stato intimorito davanti a un conflitto efficace che sta di fatto fermando un progetto di portata europea e che ha saputo oltrepassare la specificità locale, raggiungendo una maturità collettiva e concretizzando la lotta nella condivisione e l’ autogestione della vita quotidiana nella libera repubblica della maddalena.

Ponendosi come  fronte significativo di opposizione negli anni bui della pace sociale in Italia,  nelle rinnovate tensioni sociali degli ultimi anni il movimento notav ha saputo unirsi ad altri focolai di  ribellione, animando e infondendo fiducia in chi non ha intenzione di abbassare la testa davanti ai progetti dei potenti. Non stupisce quindi che l’operazione sia a 360 gradi.  Non dobbiamo stupirci: gli strumenti che lo stato normalmente utilizza per stroncare la dissidenza sono il carcere e la repressione. Ce lo si aspettava, lo stato ci avrebbe fatto pagare il conto per le dure giornate di resistenza valsusina. Ma sappiamo anche che solo riproducendo certe pratiche possiamo mantenere vive le possibilità di vittoria.

 

Chiunque abbia conosciuto e vissuto la val susa e condiviso e amato la lotta notav, sa bene che c’è la forza e la determinazione di continuare fino in fondo, fermando il tav, superando ogni ostacolo. In quei boschi, sui quei sentieri, davanti a quelle recinzioni e sulle barricate ci siamo stati e ci saremo tutti quanti, ancor di più e ancora più determinati!

Queste poche parole per abbracciare e salutare calorosamente tutti gli arrestati, perquisiti e denunciati. Se la val susa ci è entrata nel cuore ed è dilagata fino ad oltre le alpi, continuiamo  a   farla vivere ovunque. Facciamo tremare la terra sotto i piedi dello Stato. Blocchiamo tutto!

Come sempre, la miglior solidarietà è continuare a lottare.

ORA E SEMPRE NOTAV!
Libertà per tutti e tutte

Casa Occupata Giustiniani 19, Genova

maggiori info
notav.info

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INDYMEDIA MAYDAY

Non spegnere la voce della contro informazione!

LUNEDI’ 30 GENNAIO 2012
Autofinanziamento per pagare le ultime bollette internet del Media Center occupato di via delle Fontane 15. Cercasi smanettoni informatici per ricreare il nodo ligure dello storico progetto internazionale di informazione indipendente. Info: liguria.indymedia[at]gmail.com

ORE 18  – proiezione di “69”
La resistenza allo sgombero dello squat danese Ungdomshuset (Casa della Gioventù). Nikolaj Viborg, 60′, 2008
Tradotto e sottotitolato da liguria independent media center occupato, 2010. Guarda il trailer

A SEGUIRE buffet e serata musicale benefit

ORE 21 –  Gran torneo di briscola a squadre!
Iscriversi entro domenica presso lo spazio sociale dei giustiniani o su giustiniani19[at]canaglie.org

RACCONTI DI RESISTENZA NELLA PRIGIONE A CIELO APERTO

VENERDI’ 27 GENNAIO 2012

ORE 18 | RACCONTI DI RESISTENZA NELLA PRIGIONE A CIELO APERTO
incontro con la delegazione palestinese che ha seguito Music for Peace  nella consegna degli aiuti alle famiglie della Striscia di Gaza

A SEGUIRE | BUFFET E SERATA MUSICALE
autofinanziamento per i lavori di ristrutturazione della casa occupata
bar popolare con birre e amari autoprodotti

ORE 22 | NO CHAPPI? BOURGEOIS!
stavolta per davvero in concerto

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Tributo a Johnny Cash

“San Quentin possa tu morire e bruciare all’inferno. Possano i tuoi muri crollare e possa io vivere per raccontarlo. E possa il mondo addolorarsi del male che hai causato. San Quentin,odio ogni centimetro di te.” J. Cash – San Quentin

VENERDI’  20 GENNAIO 2012
@ casa occupata Giustiniani19

H 21:00  Proiezione del DVD “Johnny Cash live at San Quentin”

Il concerto mozzafiato di Johnny Cash nella prigione di San Quentin nel 1969.
Il pubblico si gode il live dell’ “uomo in nero” nello spazio comune del carcere, si commuove, si sbellica dalle risate. Non gli è difficile identificarsi nei testi che raccontano storie  di prigionia, passioni, droga, amori, scazzottate, della continua ricerca di una libertà negata.

H 22:00    Soulful Bogey LIVE!!

Tornato fresco fresco da New York il cantautore genovese ci propone il suo repertorio di cover e pezzi originali che ha già allietato il pubblico della grande mela.

maggiori info: giustiniani19[at]canaglie.org

9 DICEMBRE 2011 : Una rivolta è scoppiata nel carcere di Montacuto ad Ancona ed ha coinvolto una ventina di detenuti che hanno incendiato ad alcune celle. La protesta era iniziata nella notte,quando i carcerati avevano dato fuoco a delle lenzuale ed è proseguita per tutto i giorno. I detenuti si sono barricati nelle celle con delle lamette,uno di loro si è cucito la bocca con ago e filo. Cinque-sei le celle distrutte dal fuoco.
11 DICEMBRE 2011: E’ stato un sabato sera di tensione nel carcere di Parma dove intorno alle 20:30  i detenuti hanno dato via a una rivolta gettando nei corridoi bombolette di gas,scope,bastoni e generi alimentari. Poi hanno dato fuoco alle lenzuola,creando una grossa nuvola di fumo e causando l’intossicazione dell’agente di polizia penitenziaria in servizio.

Proiezione sulle lotte all’Esselunga e serata benefit

venerdi 13 gennaio
ore 18
@ casa occupata giustiniani 19

proiezione del video
MAI PIU’ SFRUTTATI

maggiori info

a seguire
SERATA DI AUTOFINANZIAMENTO
per sostenere la cassa di resistenza dei lavoratori delle cooperative di logistica

Da mesi i lavoratori della cooperativa Safra, appaltata presso i magazzini dell’Esselunga di Pioltello (MI) sono scesi in lotta, con scioperi improvvisi, picchettaggi e un presidio permanente davanti ai cancelli, contro le condizioni di sfruttamento che da decenni vigono all’interno del posto di lavoro.
I capi delle cooperative e la stessa Esselunga non hanno potuto rispondere che con 22 licenziamenti politici e il ricorso a vere e proprie pratiche squadristiche per piegare la lotta e dividere i lavoratori.
Di fronte a queste manovre la Cassa di Resistenza per il sostegno della lotta diventa un’importante arma in mano ai lavoratori, per rispondere ai licenziamenti e porre le basi per allargare e approfondire la lotta.
Ormai da tempo seguiamo e sosteniamo le lotte dei lavoratori della logistica organizzati dal Si.Cobas e anche per la lotta all’Esselunga di Pioltello, la solidarietà che vogliamo dare a questi lavoratori passa anche attraverso il sostegno alla Cassa di Resistenza.

Lanterna Rossa
Per contatti, info, sottoscrizioni
www.lanternarossage.splider.com
lanternarossage[at]gmail.com
Facebook: Lanterna Rossa

Non si può fermare il vento!

Inizia il nuovo anno alla casa occupata giustiniani 19, con tante iniziative, con  gioia, condivisione e auto-organizzazione. Abbiamo scoperto di non essere soli, di essere una comunità, adesso sappiamo che se rimaniamo uniti mai nessuno sgombero ci fermarà! Avanti tutta.

VENERDI’ 6  GEN
ORE 18 _ alla Maddalena: la favola del 3 luglio in Val di Susa, chitarra e voce di Angelo Maddalena
A SEGUIRE
serata musicale di autofinanziamento

SABATO 7  GEN
ORE 18 _ benefit per Juan: aperitivo musicale  a sostegno di un nostro compagno incasinato con la legge

LUNEDI’ 9  GEN
ORE 18 _ palestra autogestita: incontro per organizzare lo spazio e avviarne i corsi

MARTEDI’ 10  GEN
ORE 16 _ tisaneria: per chiacchierare di corpo, cura e condivisione dei saperi
ORE 21 _ l‘albero di Antonia: libero cinema dei giustiniani, per la II rassegna di film “oltre il consueto, oltre il conforme, per…”

MERCOLEDI’ 11 GEN
ORE  9 _ gran giornata di lavori forzati, per la ristrutturaziuone degli spazi dedicati ai laboratori…portatevi i guanti!

VENERDI’ 13 GEN
ORE 18 _ mai più sfruttati: video sulle lotte all‘Esselunga di Pioltello
A SEGUIRE
aperitivo di autofinanziamento per la cassa di resistenza dei lavoratori delle cooperative di logistica

TUTTI I POMERIGGI E’ APERTO LO SPAZIO SOCIALE AL PIANO TERRA

State agitati!…

LIBERO CINEMA: “OLTRE IL CONSUETO, OLTRE IL CONFORME, PER…”

Rassegna film di gennaio

<<< tutti i martedi ore 21 ingresso gratuito, bar popolare >>>

MAR 10 GEN
L’ALBERO DI ANTONIA
di Marleen Gorris. Paesi Bassi, 1995. (Durata 93 minuti circa)
Affresco di una piccola comunità rurale sull’arco di quattro generazioni, dal 1945 alla fine del secolo. Protagonista invisibile: il tempo che passa. Linea narrativa: matriarcale. Antonia che generò Danielle che generò Thérèse da cui nacque Sarah, voce narrante. In questo Heimat fiammingo gli uomini sono in seconda fila: abietti o fragili o coglioni, talora gentili. Sagace, e qua e là furbesca, mistura di patetico e grottesco, pubblico e privato, violenza e tenerezza con una marcata componente anticlericale e un pragmatico amore per la vita, contrapposto al cupo pessimismo di un vecchio che cita Nietzsche e Schopenhauer.

MAR 17 GEN
TRANSAMERICA

di Duncan Tucker. USA, 2005. (Durata 103 minuti circa)
Transessuale che vive in un quartiere povero di Los Angeles, Bree (Huffman) è costretta – per ottenere l’autorizzazione all’intervento chirurgico che la renderà femmina a tutti gli effetti – a incontrare il figlio adolescente Toby, concepito ai tempi del college quando ancora si chiamava Stanley. A malincuore, va in aereo a prelevarlo in un carcere di New York. Toby la scambia per una dama di carità e Bree, ansiosa di sbarazzarsene al più presto, gli cela la sua vera identità. Faranno il viaggio di ritorno a L.A. in auto. “Non è un film su quello che hai sotto la gonna.” (D. Tucker). Sono i modi con cui è raccontata che ne fanno una commedia notevole: ritmo, sensibilità, attenzione ai particolari, fotografia funzionale (Stephen Kazmierski, polacco), dialoghi pimpanti in un saporito cocktail di dolore e ironia, amarezza e capacità di adeguamento.

MAR 24 GEN
FIRE

di Deepa Mehta. India, Canada, 1997. (Durata 104 minuti circa)
Nella Nuova Dehli di oggi due cognate – la giovane Sita (Das) e la più matura Rahda (Azmi) – sono mogli infelici: il marito della prima, commerciante in pornovideo, ha una cinesina come amante fissa; quello della seconda si è votato alla castità. Le due donne diventano prima amiche, poi amanti. Scoppia uno scandalo. L’omosessualità femminile è ancora un tabù in India. Alla sua 3ª regia, D. Mehta, da anni emigrata in Canada, l’affronta con un film sociologicamente attendibile, di sottile finezza psicologica e di un erotismo che è, insieme, casto, coinvolgente, audace. Un filo di ironia fa da filtro al programma ideologico femminista.

MAR 31 GEN
GO FISH

di Rose Troche. USA, 1994. (Durata 85 minuti circa)
Storie, amori, amicizie, scontri, pettegolezzi in un giro di lesbiche a Chicago. Le cinque donne principali – tre bianche, una nera, una latinoamericana – sono descritte con affetto, rispetto, ironia. Dialoghi spiritosi. Scritto dalla regista esordiente con G. Turner, è un film indipendente a basso costo. Le autrici non vogliono dimostrare, ma mostrare, raccontare, raccontarsi con un fondo di irriverenza che è la loro cifra segreta, non ostentata. È diventato negli anni ’90 un manifesto del cinema lesbico. Il titolo significa “andare a donne”, ma anche “pesca la tua carta”.

 

“OLTRE IL CONSUETO, OLTRE IL CONFORME, PER…”
Ci vorrebbero isolate molecole che si passano accanto senza mai sfiorarsi, avvinti nei mille obblighi della vita quotidiana; o, forse ancor meglio, grumi di rabbia compressa pronta a sfogarsi l’una contro l’altro, in quella lotta per la sopravvivenza che sembrerebbe l’unico modo di esistere nelle nostre stranianti città. Eppure esistono altri modi di stare insieme, di intessere relazioni basate non più sulla sopraffazione e l’indifferenza: oltre l’isolamento del singolo, le modalità rabbiose di aggressività alienate, l’irrisione e l’incomprensione nei confronti di chi propone un essere o un amare non convenzionali; oltre le regole di questo non-vivere sociale, che, per difendere i soprusi in cui è radicato, vorrebbe che li facessimo nostri, o che, infine, noi ci facessimo suoi.

GIUSTINIANI 19 NON SI TOCCA! ASSEMBLEA E CONCERTO

Vogliamo e possiamo fare a meno di loro, della loro arroganza, incapacità e ipocrisia.
Lo Stato lascia marcire interi palazzi a dispetto di chi non ha una casa dove vivere e spazi per soddisfare i propri bisogni.
Ne abbiamo occupato uno, uno dei tanti.
Lo vogliamo ristrutturare, abitare e condividere.
Il Demanio lo reclama per batter cassa e, con la scusa di una sicurezza tutta teorica e burocratica, vuole stroncare un’altra esperienza di autogestione, ma….
non si può fermare il vento!

Comunicato della Giustiniani che resiste

#GIOVEDI’ 29 DICEMBRE ore 17.30
ASSEMBLEA PUBBLICA
per discutere e organizzare la r/esistenza dell’occupazione

#VENERDI’ 30 DICEMBRE ore 21
bar popolare e concerto di autofinanziamento con
INVERTER
www.myspace.com/invertergenova

Giustiniani 19 non si tocca! Comunicato e corteo

Invitiamo tutt* a partecipare al presidio itinerante in centro storico contro le minacce di sgombero, appuntamento venerdì 23 dicembre ore 15 in via dei Giustiniani 19.

GIUSTINIANI 19 RESISTE
In questi giorni ci è arrivata notizia di 25 denunce per l’occupazione di via dei Giustiniani 19, da parte del demanio proprietario dello stabile, per motivi di sicurezza.
Il palazzo, su cui grava un decreto di inagibilità, costituirebbe un pericolo per noi, per i frequentatori dello spazio occupato e addirittura per chi transita sulla sede stradale.
E noi saremmo un gruppo di irresponsabili che mettono a repentaglio l’incolumità nostra e degli altri.
Le cose non stanno così. Il palazzo è stato visionato da un buon numero di tecnici solidali: ingegneri, architetti e restauratori che hanno effettuato numerosi sopralluoghi, senza ravvisare elementi di criticità o situazioni di grave pericolo.
Abbiamo concordato alcune norme per un uso progressivo e consapevole dello stabile, abbiamo preparato un dettagliato piano di interventi mirati a rendere fruibile in maniera sicura l’intero palazzo.
I lavori in questo senso procedono spediti con l’aiuto di molte persone che, come i tecnici, ci hanno dato la loro solidarietà. Chi portandoci cose di cui abbiamo bisogno, chi mettendo il proprio tempo, la propria fatica e le proprie capacità.
E’ stato sistemato il fondo al piano terra che è stato adibito a spazio sociale con bar popolare.
In esso abbiamo organizzato svariate attività quali serate musicali, proiezioni, dibattiti, cene sociali e spettacoli teatrali per grandi e piccini.
Al primo piano abbiamo sistemato una cucina collettiva con sala da pranzo, ed un’attrezzata officina della casa.
Il prossimo passo sarà quello di rendere agibile il secondo piano dove troveranno spazio laboratori artistici ed attività sociali auto-organizzate (doposcuola, attività coi bambini, palestra popolare, mercatino di scambio di vestiti…) pensate e create da noi e altra gente che vive nel nostro quartiere.
Ai piani ancora superiori stiamo sistemando i vari appartamenti che saranno divisi tra gli occupanti che hanno bisogno di un’abitazione e non possono o non vogliono più pagare affitti da rapina.

Non accettiamo di delegare la nostra sicurezza agli uomini delle istituzioni, gli stessi che hanno gestito con assoluta irresponsabilità l’alluvione di novembre, gli stessi che hanno lasciato piazzale Adriatico nelle stesse condizioni dell’inondazione degli anni ’70, continuando però a percepire affitti per case inagibili, quegli uomini che sempre più spesso vediamo coinvolti in losche faccende di appalti truccati e più attenti a costruire cessi nobili per meno nobili culi, che a interessarsi della sicurezza dei cittadini, della manutenzione del territorio o della sicurezza sul lavoro.
Su centinaia di edifici del centro storico gravano decreti di inagibilità e parecchi sono in condizioni ben peggiori di quello che abbiamo occupato noi, ma nessuno si preoccupa di chi vive in quelle abitazioni, mettendole in sicurezza.
Se la situazione di via dei Giustiniani 19 era così preoccupante, perché i soldi pubblici non sono stati spesi per altri interventi piuttosto che per il rifacimento della facciata in occasione del G8 del 2001? Forse era più stimolante svuotare il palazzo e cercare di venderlo.
Comunque non è più un problema, visto che abbiamo deciso di fare da soli: per quanto concerne la sicurezza dell’edificio, presto renderemo pubblico insieme ai tecnici il programma di recupero dello stabile che è stato preparato.

Ma è di un altro tipo di sicurezza di cui vogliamo parlare, che è quella che possiamo ottenere uscendo dalla frammentazione sociale in cui ci hanno relegati e ricostruendo legami basati sull’auto-organizzazione, la solidarietà ed il mutuo soccorso. Cominciando a riprenderci in ogni ambito della nostra vita (lavoro, scuola, casa, socialità) quello che ci viene tolto o negato.
Insieme possiamo cercare e trovare un’alternativa concreta a questa realtà surreale e drogata dai mass media, a questo sistema economico opprimente governato da banchieri ed industriali. Insieme possiamo smettere di pagare le loro crisi, i loro debiti e le loro guerre.
Possiamo immaginare una società giusta, basata sui bisogni dell’uomo e non su quelli del capitale e delle merci, e cercando di costruirla insieme ai nostri compagni di strada, scalderemo i nostri cuori nel calore della lotta.
Se facciamo questo, denunce e minacce di sgombero saranno solo un dettaglio.

ISTITUZIONI, DEMANIO, QUESTURA:
“NON SI PUO’ FERMARE IL VENTO, CI FATE SOLO PERDERE TEMPO.”
GIUSTINIANI 19 NON SI TOCCA
OCCUPARE TUTTO!

gli occupanti di Giustiniani 19

# Venerdì 23 dicembre ore 15 PRESIDIO ITINERANTE in centro storico

a seguire…
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
CASSA LIGURE DI SOLIDARIETA’ ANTIREPRESSIVA
e aperitivo/cena a buffet benefit per la Cassa
@ CASA OCCUPATA GIUSTINIANI 19

…state agitati!